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ITALIA

Imputati per omicidio colposo

Milano, processo su morti per amianto della centrale di Turbigo: assolti 4 ex dirigenti Enel

Secondo l'accusa l'azienda era responsabile della morte di 8 operai per mesotelioma. Assolti per "non avere commesso il fatto". Proteste dei parenti delle vittime dopo la lettura della sentenza

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(immagine archivio da Ansa.it)
Sono stati assolti dal Tribunale di Milano "per non aver commesso il fatto" quattro ex dirigenti Enel imputati per omicidio colposo in relazione a 8 casi di operai della centrale termoelettrica di Turbigo, a Milano, morti perché, secondo l'accusa, avrebbero respirato polveri di amianto tra gli anni '70 e '80. Una decisione che ha provocato le proteste dei parenti delle vittime, presenti in aula. Dopo la lettura della sentenza alcuni sono scoppiati in lacrime, altri hanno gridato "vergogna", "li hanno uccisi un'altra volta".

L'accusa: "Mai utilizzate tecnologie per proteggere salute operai"
Secondo l'accusa, "la massima azienda di produzione di energia con vertici nominati dal Governo non ha mai utilizzato in quegli anni tecnologie per proteggere la salute degli operai". Nelle scorse udienze il pm aveva chiesto la condanna dei sei ex dirigenti Enel alla sbarra: 5 anni e mezzo di reclusione per Alberto Negroni, prima direttore di compartimento e poi tra l'84 e il '92 dg di Enel, 4 anni per Paolo Beduschi, capo della centrale di Turbigo tra l'84 e il '90, 3 anni per Paolo Chizzolini, ex direttore di compartimento, 2 anni per Valeriano Mozzon, capo centrale dal '90 al '92, 7 anni per l'ex presidente di Enel Francesco Corbellini e 8 anni e mezzo per l'ex direttore di compartimento Aldo Velcich. Entrambi ultranovantenni, Corbellici e Velcich sono morti nelle scorse settimane. Le difese, che avevano chiesto l'assoluzione degli imputati, hanno espresso soddisfazione per la sentenza.

La morte degli 8 operai
Al centro del processo le morti di otto operai, avvenute tra il 2004 e il 2012 che hanno lavorato nella storica centrale termoelettrica di Turbigo, in provincia di Milano, la cui prima attività risale agli anni '20. Operai che, secondo l'accusa, si sarebbero ammalati per la presenza di fibre di amianto all'interno della centrale. "Mio marito era il ritratto della salute - ha spiegato la vedova di Mario Ranzani, uno dei lavoratori morti -, l'amianto ha ucciso il padre dei miei figli dopo un'agonia durata un anno e nessuno pagherà per questo".  Si erano costituiti parti civili nel processo, oltre ad alcune associazioni, anche il Comune di Turbigo e l'Inail, che avevano chiesto un risarcimento complessivo di tre milioni e 800 mila euro.

Gli altri processi per amianto in Lombardia
Quella emessa oggi è la prima sentenza nella serie di processi ancora in corso a Milano a carico di ex manager di società come Fiat e Pirelli, accusati di omicidio colposo in relazione a decessi di operai che sarebbero stati provocati dalla presenza di amianto in stabilimenti lombardi.