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ITALIA

La fine del capomafia

È morto Riina nel reparto detenuti dell'Ospedale di Parma. Grasso: tenere alta la guardia

Riina era malato da anni, ma negli ultimi tempi le sue condizioni erano peggiorate tanto da indurre i legali a chiedere un differimento di pena per motivi di salute. Istanza che il tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto a luglio. Ieri, quando ormai era chiaro che le sue condizioni erano disperate, il ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario col boss

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È morto alle 3.37 nel reparto detenuti dell'ospedale di Parma il boss Totò Riina. Ieri aveva compiuto 87 anni. Operato due volte nelle scorse settimane, dopo l'ultimo intervento era entrato in coma. Riina, per gli inquirenti, nonostante la detenzione al 41 bis da 24 anni, era ancora il capo di Cosa nostra.

Riina era malato da anni, ma negli ultimi tempi le sue condizioni erano peggiorate tanto da indurre i legali a chiedere un differimento di pena per motivi di salute. Istanza che il tribunale di Sorveglianza di Bologna ha respinto a luglio.

Ieri, quando ormai era chiaro che le sue condizioni erano disperate, il ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario col boss.

Per autopsia pm ipotizza omicidio colposo. Fascicolo aperto contro ignoti
Per disporre l'autopsia sulla salma del boss mafioso Totò Riina il pm di Parma, Umberto Ausiello, ha ipotizzato il reato di omicidio colposo. Il fascicolo è a carico di ignoti. Di conseguenza ha informato del procedimento, in quanto persone offese, la moglie di Riina Antonina Bagarella, e i figli Maria Concetta, Giuseppe, Lucia e Giovanni. Il pm ha nominato consulente tecnico Rosa Gaudio dell'istituto di Medicina legale di Ferrara.

Corpo in obitorio ospedale, familiari attesi domani
Il corpo di Totò Riina è a disposizione dell'autorità giudiziaria nell'obitorio dell'ospedale di Parma. Domani alle 9.30 verrà eseguita l'autopsia e successivamente è prevista la visita dei familiari. La procura dovrebbe poi dare il nulla-osta alla sepoltura che avverrà nel cimitero di Corleone.

L'offensiva contro lo Stato
Riina stava scontando 26 condanne all'ergastolo per decine di omicidi e stragi tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del '92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e quelli del '93, nel Continente. Sua la scelta di lanciare un'offensiva armata contro lo Stato nei primi anni '90. Mai avuto un cenno di pentimento, irredimibile fino alla fine, solo tre anni fa, dal carcere parlando con un co-detenuto, si vantava dell'omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati. A febbraio scorso, parlando con la moglie in carcere diceva: "sono sempre Totò Riina, farei anche 3.000 anni di carcere".

Alfano: da oggi l'Italia è migliore
"Totò Riina è morto, da oggi l'Italia è migliore". Lo ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano da New York aggiungendo: "il mio pensiero oggi va a tutte le vittime e le loro famiglie". 

Grasso: attenti a riorganizzazione
"Ora con la sua morte si creano dei problemi, si apre una fase di transizione e di riorganizzazione". Pietro Grasso invita a non abbassare la guardia nella lotta alla mafia, dopo la morte di Totò Riina. Il presidente del Senato fa appello alla sua esperienza di magistrato antimafia per sottolineare che Cosa nostra "ha già dei consolidati equilibri perché molti mafiosi sono usciti dal carcere dopo avere scontato le condanne del maxiprocesso". Dunque, avverte Grasso, "penso che si dovrà stare molto attenti e seguire con attenzione le ulteriori fasi per evitare che si ricrei quella 'Commissione' provinciale di Cosa nostra che è l'organismo di vertice che dà estrema forza all'organizzazione". 

   

L'ultimo processo a suo carico, ancora in corso, era quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui  imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato.

La figlia su Facebook: una rosa nera e la scritta silenzio
Una rosa nera e il volto di una donna in bianco e nero con il dito sulla bocca con su scritto 'shhh', ossia silenzio. E' la foto profilo di Maria Concetta Riina, figlia del padrino corleonese. Sotto diversi messaggi di condoglianze, alcuni like e qualche cuoricino. Una foto che sembra essere un messaggio, ma anche un testamento lasciato dal padre che mai negli anni del carcere duro ha avuto un cedimento. Già stamani il legale del boss, Luca Cianferoni, aveva spiegato che i familiari del padrino chiedono "il più stretto riserbo".





La carriera criminale
Il "capo dei capi" è accusato delle stragi del 1992 e del 1993, nonché di decine di omicidi. E' lui che ha deciso la morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992. Dal carcere proclamava ancora i suoi editti di morte, come quello contro il Pm Nino Di Matteo. Per decenni, dalla latitanza ha gestito con Bernardo Provenzano - già deceduto - la mafia siciliana e continuava a essere un punto di riferimento temuto. 

   

La richiesta - respinta - dei domiciliari
A luglio scorso i legali del boss chiesero al tribunale di sorveglianza di Bologna di differire la pena o sostituirla con la detenzione domiciliare viste le gravi condizioni del loro cliente. Un'istanza seguita al provvedimento con cui la Cassazione, mostrando qualche apertura, aveva chiesto alla Sorveglianza di motivare meglio la compatibilità con il regime carcerario del boss malato. Riina ha sì molte malattie, alcune legate all'età, ma è assistito quotidianamente con "estrema attenzione e rispetto della sua volontà, al pari di qualsiasi altra persona che versi in analoghe condizioni fisiche", hanno in sostanza risposto i giudici rigettando l'istanza dei legali. Ribadendo, inoltre, che Riina era "vigile" e "lucido" e per niente redento.

Capo di Cosa nostra fino a ora
In effetti fino a qualche mese fa parlando con la moglie in carcere il capo dei capi rivendicava il suo ruolo in seno all'organizzazione e ripeteva che mai si sarebbe pentito. Ventisei condanne all'ergastolo per centinaia di omicidi e stragi, Riina, è rimasto punto di riferimento per gli "uomini d'onore" di Cosa nostra. L'escalation criminale che l'ha portato ai vertici dell'associazione mafiosa ha lasciato una lunghissima scia di sangue: tra i suoi nemici interni e nelle istituzioni.


Per approfondire:
 Quel sabato di Maggio a Capaci - Lo speciale Files 24 sull'attentato a Giovanni Falcone