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MONDO

Bufera negli Usa

Usa, segretario Onu critica il decreto Trump: "Misura miope"

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Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha criticato duramente il decreto Trump sull'immigrazione che vieta l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana definendole "misure miopi, non basete su informazioni di intelligence solide che tendono ad essere inefficaci".

Guterres ha aggiunto che i Paesi che cercano di rafforzare i controlli delle loro frontiere non possono prendere misure che "sono basate su qualsivoglia forma di discriminazione legata alla religione, etnia o nazionalità". Dopo il caos in aeroporto e nelle piazze, l'opposizione si sposta nelle stanze dei bottoni di Washington, con i funzionari della precedente amministrazione che si rifiutano di dare seguito agli ordini del nuovo presidente, ritenuti illegittimi.

In precedenza, si era aperto lo scontro all'interno dell'amministrazione. Sally Yates, il ministro della Giustizia reggente e ultima superstite in carica dell'era Obama, sfida il presidente ul decreto, ordinando al suo dipartimento di non difenderlo in tribunale. Una mossa che scatena l'ira di Trump: la Casa Bianca licenzia Yates per aver "tradito" il dipartimento di giustizia e la sostituisce con Dana Boente, il procuratore del distretto orientale Virginia che sarà in carica fino a che Jeff Sessions, nominato da Trump ministro della Giustizia, non sarà confermato dal Senato.

La sfida di Yates, che ha sollevato dubbi sulla legalità del decreto, arriva a poche ore dalla prima uscita pubblica di Obama da quando ha lasciato la Casa Bianca. Un'uscita per criticare la "discriminazione sulla base religiosa" e per lodare la reazione americana al decreto di Trump. "In gioco ci sono i nostri valori" ha detto l'ex presidente. e sulla stessa linea si è schierata Yates, nominata proprio da Obama. "Fino a che sarò alla guida di questo dipartimento" il decreto non sarà difeso, ha detto Yates. "Sono responsabile dell'assicurare che le posizioni assunte in tribunale siano coerenti con l'obbligo solenne dell'istituzione di cercare la giustizia. Al momento, non sono convinta che la difesa del decreto sia in linea con queste responsabilità e non sono convinta che il decreto sia legale". La mossa simbolica di Yates, che sarebbe dovuta restare in carica fino alla conferma di Sessions, scatena la reazione di Trump. Il presidente si limita inizialmente a un tweet con cui attacca i democratici per i ritardi nella conferma delle nomine.




Poi arriva il licenziamento: Yates "ha tradito il dipartimento di giustizia rifiutando di attuare un ordine messo a punto per difendere i cittadini americani" tuona la casa bianca. Da qui l'ennesima difesa del decreto. "E'' il momento di essere seri nel proteggere il paese. chiedere controlli accurati per gli individui che arrivano da sette posti pericolosi non e' estremo. è ragionevole e necessario per tutelare il paese" aggiunge l'amministrazione.

San Francisco fa causa a ordine Trump contro 'sancuary city'
La città di San Francisco ha avanzato una causa contro l'ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump che prevede di tagliare i fondi alle città che adottano la cosiddetta 'sanctuary policy', per la protezione dei migranti senza documenti. La causa è stata presentata dal procuratore di San Francisco Dennis Herrera e sostiene che l'ordine di Trump violi il decimo emendamento della Costituzione, secondo cui i poteri non delegati al governo federale sono riservati ai rispettivi Stati o al popolo.

Dipartimento di Stato, 900 funzionari firmano nota dissenso
Nonostante il monito del portavoce della Casa Bianca Sean Spicer ad ''accettare il programma o andarsene'', circa 900 funzionari del dipartimento di Stato Usa hanno firmato un memorandum interno di dissenso critico nei confronti della sospensione temporanea dell'ingresso dei rifugiati e dei cittadini provenienti da sette Paesi islamici. Lo riportano alcuni media Usa.

Esenzione per 872 rifugiati pronti a partire
L'amministrazione Trump fa un'eccezione alla sospensione temporanea del programma per i rifugiati e decide di ammetterne 872 che erano già pronti per arrivare e il cui rifiuto causerebbe loro ''difficoltà ingiustificate''. Lo ha reso noto Kevin McAleenan, commissario dell'agenzia Usa per le dogane e la protezione dei confini. La decisione è stata presa d'intesa con il Dipartimento di stato. Gli 872 rifugiati arriveranno questa settimana.

Avramopoulos: bando Trump non tocca chi ha doppia nazionalità in Ue
"Telefonata utile e costruttiva con il segretario della Sicurezza interna Usa John F Kelly. Lieto che la questione dei cittazioni Ue con doppia nazionalità sia stata risolta. Incontrerò presto Kelly". Così su Twitter il commissario
europeo all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos a proposito del decreto firmato dal presidente americano Trump.

Trump: democratici rallentato formazione governo, si vergognino 
Donald Trump, in un tweet attacca l'opposizione democratica, che a suo avviso sta rallentando il processo di formazione della nuova amministrazione: "Quando i democratici - scrive Trump - ci daranno il nostro ministro della Giustizia e il resto del gabinetto! Dovrebbero vergognarsi! Nessuna sorpresa che Washington non funzioni" e ancora continua attaccando la capogruppo democratica Nancy Pelosi e il senatore Chuck Schumer, definito uomo delle "false lacrime", per una "manifestazione sulla scalinata della Corte Suprema" armati di "un altoparlante che non hanno saputo far funzionare, che disastro; proprio come il Partito democratico". 

Trump:sì a protezione gay su luogo lavoro 
Sì alla protezione dei diritti dei gay (lgbtq) sul posto di lavoro: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump conferma che l'ordine esecutivo firmato dal suo predecessore Barack Obama resta in vigore. Lo rende noto la Casa Bianca. 

Reazioni e proteste in tutto il mondo
La decisione del presidente americano ha suscitato condanne e indignazione negli Usa e nel mondo.

Grandi folle di persone sono scese in strada in molte città e davanti a molti aeroporti americani, tra cui anche davanti alla Casa Bianca a Washington, per chiedere lo stop ai provvedimenti. Hanno scandito slogan come 'No muslim ban' (no alla messa al bando dei musulmani) e 'Ora Siamo tutti musulmani'. 

 


Trump venerdì ha bloccato per quattro mesi il programma per l'ingresso di rifugiati, imponendo lo stop a tempo indefinito ai siriani e stabilendo la priorità alle minoranze cristiane perseguitate, ha tagliato di oltre la metà il programma portando a 50mila il numero di rifugiati da accettare nel 2017, e ha infine vietato per tre mesi l'ingresso a chi provenga da sette Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen).

Resta intanto confusione sui possessori di Green card, perché mentre ieri sembrava dovessero subire il provvedimento, oggi il capo di gabinetto, Reince Priebus, ha detto che non lo saranno. Colpiti, invece, i cittadini con doppia nazionalità di quelle sette nazioni e di un Paese terzo. Tra venerdì e sabato, decine di persone si erano imbarcate su aerei diretti negli Usa prima delle firme di Trump e sono così state bloccate negli aeroporti d'arrivo, perché non autorizzate a entrare in territorio americano.

I musulmani d'America ricorrono in tribunale contro bando
Il 'Council on American-Islamic Relations', il più grande ed influente gruppo di difesa dei diritti civili dei musulmani, ha presentato ricorso in tribunale contro l'ordine esecutivo del presidente Donald Trump. L'istanza è stata depositata presso la corte distrettuale della Virginia. L'accusa mossa a Trump è di violare il I emendamento della Costituzione sulla libertà di espressione in ogni forma e del pensiero.

Stato di Washington farà causa contro 'travel ban' di Trump
Lo Stato di Washington si rivolgerà a una Corte federale per intentare una causa contro l'ordine federale di  Trump. Lo ha annunciato il procuratore generale dello Stato di Washington, Bob Ferguson, aggiungendo che le società di tecnologia Amazon.com Inc ed Expedia Inc sosterranno l'azione legale. 





La visita in Gran Bretagna e "l'imbarazzo della Regina"
La decisione del premier britannico, Theresa May di invitare il presidente americano, Donald Trump, per una visita di Stato in Gran Bretagna mette la regina Elisabetta II "in una posizione molto difficile": ne e' convinto un ex alto funzionario del Foreign Office britannico che, neanche troppo tra le righe, ha criticato la "prematura" decisione  del premier conservatore.    



Lord Ricketts ha preso carta e penna e scritto una lettera al quotidiano britannico The Times per esprimere le sue perplessita'. Segretario permanente del Foreign Office dal 2006 al 2010, Lord Ricketts, fa notare che non era mai accaduto che un presidente americano fosse invitato per una visita di Stato nel suo primo anno nella Casa Bianca; e si chiede se Trump fosse nelle condizioni di "meritarsi eccezionalmente questo straordinario onore. Sarebbe stato molto piu' saggio aspettare e vedere quale sorta di presidente uscisse fuori prima di consigliare la Regina di invitarlo. Ora la Regina e' stata messa in una situazione molto difficile".    

 Quasi 2 milioni firme per petizione Gb contro visita di Stato Trump
Intanto ha superato 1,5 milioni di firme la petizione lanciata nel Regno Unito per chiedere l'annullamento di una visita di Stato di Donald Trump nel Paese. La petizione chiede un eventuale declassamento della visita di Stato a semplice visita internazionale. Nel caso della visita di Stato sarebbe previsto anche un banchetto con la regina Elisabetta. 

L'Iran: "Insulto ai musulmani nel mondo"
Dai Paesi colpiti dal divieto, la prima risposta è arrivata dal governo iraniano. Ha definito la decisione di Trump "un palese insulto ai musulmani nel mondo" e ha annunciato l'applicazione del principio di reciprocità. Il Sudan ha convocato l'incaricato d'affari statunitense per protestare contro l'ordine, chiedendo a Washington di riconsiderare la decisione. Anche il governo dei ribelli houthi in Yemen, non riconosciuto internazionalmente, ha chiesto la revoca.

E la Lega araba ha espresso "profonda preoccupazione", definendo la misura ingiustificata. In risposta alle critiche, Trump ha difeso la propria decisione, che ha detto basata sulla necessità di difendere gli Usa dal terrorismo jhadista. Ha dichiarato che il Paese necessita di "frontiere solide" e criticato la situazione migratoria in Europa e nel resto del mondo. "Il nostro Paese ha bisogno di frontiere solide e di un controllo estremo, adesso. Guardate che cosa succede in tutta Europa e, certamente, nel mondo. Un caos terribile", ha scritto su Twitter.