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ITALIA

Mutilavano arti per truffare le assicurazioni: 11 fermi a Palermo

Le menomazioni erano tali che le vittime o finivano in sedia a rotelle o erano costrette a muoversi per lunghi periodi con le stampelle. Un tunisino morì a causa delle fratture riportate

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Mutilavano braccia e gambe delle vittime, che erano consenzienti nonostante a volte finissero in sedia a rotelle, sostenendo che quelle lesioni erano la conseguenza di incidenti stradali, in modo da poter poi truffare le assicurazioni. Per provocare le fratture utilizzavano metodi particolarmente violenti e dolorosi, ad esempio scagliando sugli arti pesanti dischi di ghisa (25 chili) come quelli utilizzati per il sollevamento pesi nelle palestre dietro il pagamento di 300 euro per una frattura a un braccio, 500 euro per quella a una gamba. Le menomazioni erano tali che le vittime o finivano in sedia a rotelle o erano costrette a muoversi per lunghi periodi con le stampelle.   E' quanto ha scoperto la Polizia a Palermo, sgominando due pericolose organizzazioni criminali. Undici le persone fermate.

Persone "cercate in contesti caratterizzati da degrado e povertà"
Le associazioni erano strutturate in maniera "verticistica": alla base c'erano coloro che si occupavano di arruolare le vittime dei falsi incidenti, persone "cercate in contesti caratterizzati da degrado e povertà": e in questo contesto, scrivono i pm, "colpisce l'estremo cinismo degli associati, i quali privilegiavano l'avvicinamento di persone in disastroso stato economico, nonché sovente colpite da ritardi psichici o da tossicodipendenza". Vittime che venivano costantemente raggirate: la promessa di avere quote dei rimborsi assicurativi o non veniva mai mantenuta. O, nella migliore delle ipotesi, ottenevano solo una piccola parte.

Portati in magazzini e affidati "alle cure dei sodali più violenti"
Una volta ricostruito il falso incidente iniziavano le violenze vere e proprie: le vittime venivano trasportate in appartamenti o magazzini a disposizione delle organizzazioni e affidati "alle cure dei sodali più violenti e pericolosi, incaricati della spaventosa fase della frattura delle ossa". Ecco come si svolgeva. "Le vittime - scrivono i pm - venivano blandamente anestetizzate con del ghiaccio o con farmaci, gli arti appoggiati in sospensione tra due blocchi di pietra o cemento e poi veniva lanciata con violenza, sulla parte dell'arto sospesa, una borsa piena di pesi in ghisa o di grosse pietre in modo da provocare fratture nette e possibilmente scomposte, poiché produttive di un più ingente risarcimento". A quel punto le vittime, "in preda a lancinanti dolori" venivano portate negli ospedali dove altri appartenenti all'organizzazione li prendevano in carico per evitare che qualcuno di loro potesse ripensarci e denunciare quello che era accaduto.

Un tunisino morto dopo mutilazioni
C'è anche un tunisino che è  morto tra le vittime delle due organizzazioni scoperte della Polizia a Palermo che hanno mutilato decine di persone per truffare le assicurazioni.  Le indagini degli uomini della squadra mobile di Palermo hanno infatti accertato che il cittadino tunisino trovato morto su una strada alla periferia di Palermo nel gennaio 2017, non era in realtà rimasto vittima di un incidente stradale ma era deceduto in seguito alle fratture provocate dai membri di una delle due organizzazioni proprio con l'obiettivo di simulare un incidente e ottenere così i rimborsi assicurativi.

E quando non trovavano vittime disponibili cercavano tra i parenti
Una delle ultime persone utilizzate per inscenare un falso incidente è stato Michele Di Lorenzo, anche lui fermato, uscito dagli uffici della quadra mobile per andare in carcere con le stampelle. Anche per lui l'accusa è di avere fatto parte dell'organizzazione.