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MONDO

Dopo il golpe

Myanmar, nuove proteste in piazza: arrestati cinque giornalisti

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Situazione sempre più difficile in Myanmar. A lanciare l’allarme è l’ambasciata Usa tramite un tweet in cui parla di un movimento di truppe nel Paese e di “interruzione nelle telecomunicazioni tra l'una di notte le 9 del mattino ora locale” nella capitale Yangon. Ai cittadini statunitensi si consiglia di rimanere in casa durante il coprifuoco dalle 20 alle 4.

Cresce la presenza militare con i mezzi blindati nelle strade di Yangon e l'uso della forza per sedare le proteste esplose dopo il golpe militare e l'arresto di Aung San Suu Kyi e che non accennano a diminuire, creando un clima sempre più incandescente.

Scontri e arresti di giornalisti
Manifestazioni ci sono state anche nello stato settentrionale di Kachin dove le forze di sicurezza hanno sparato per disperdere i manifestanti fuori da una centrale elettrica.

Cinque giornalisti sono stati arrestati durante una manifestazione di protesta, dopo che le forze di sicurezza avevano aperto il fuoco sui dimostranti, anche se non è chiaro se con proiettili regolari o di gomma. Secondo media locali, la protesta è avvenuta nella città di Mytkyina. La notizia dell'arresto dei cinque giornalisti è stata data in un post su Facebook del sito 74 Media, che ha sede in città. Un cronista sul posto ha riferito alla Afp che per disperdere i dimostranti la polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili non meglio specificati.

Appello contro la violenza
"Chiediamo alle forze di sicurezza di non ricorrere alla violenza contro i manifestanti e i civili che protestano contro il rovesciamento del loro governo legittimo", hanno scritto su Twitter le ambasciate in Myanmar di Stati Uniti, Canada e diversi Paesi Ue.  I capi della giunta militare che ha preso il potere in Myanmar il primo febbraio saranno "ritenuti responsabili" delle
violenze nel Paese. Così su twitter Tom Andrews, Relatore Speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar. 

Blocco della rete
I collegamenti internet sono interrotti in quasi tutto il Myanmar. A denunciarlo è l'Ong NetBlocks, che vigila sul funzionamento della rete. L'Organizzazione riferisce che il blocco è cominciato attorno all'una di notte locale, le 19 in Italia, e si stima che internet nel Paese stia funzionando al 14% del livello normale.

Il pugno di ferro
Dal 1° febbraio, quando la giunta militare ha preso il potere bloccando di fatto il processo di transizione verso la democrazia, decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Yangon per chiedere la liberazione di San Suu Kyi, posta agli arresti insieme ad altre centinaia di politici e attivisti. Il nuovo regime ha, inoltre, intimato ai cittadini di non offrire rifugio ai politici e agli attivisti ancora ricercati. I militari stanno anche cercando di imbavagliare i giornalisti, invitandoli a non scrivere per non animare i tumulti di piazza. E, vista l'allerta lanciata dall'ambasciata Usa, non si aspettano giorni migliori.