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MONDO

Myanmar, l'Onu: 50.000 Rohingya in fuga dalle violenze

Sono considerati una delle minoranze più perseguitate al mondo: musulmani in una Birmania a maggioranza buddhista. Erdogan denuncia un "genocidio"

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Quasi 50.000 Rohingya, la minoranza etnica musulmana che vive nell'ovest del Myanmar, l'ex Birmania, hanno lasciato i loro villaggi per fuggire alle violenze degli ultimi giorni. Lo riferisce la rappresentanza dell'Onu in Bangladesh dove sono già arrivate circa 27.000 persone. Altre 20.000 sono invece rimaste bloccate nella terra di nessuno tra Bangladesh e Myanmar.

L'esercito: abbiamo ucciso 370 Rohingya
L'esercito della Birmania ha annunciato di aver ucciso 370 Rohingya, la minoranza etnica musulmana che vive nello stato occidentale del Rakhine, in sei giorni di violenze che hanno provocato la fuga in Bangladesh di migliaia di persone. Secondo il post pubblicato dai militari birmani sulla loro pagina Facebook, le violenze di questi giorni hanno causato la morte di altre 29 persone. Gruppi di attivisti accusano l'esercito della Birmania di pulizia etnica ai danni della minoranza musulmana, mentre il governo birmano incolpa i militanti Rohingya

Erdogan denuncia un "genocidio"
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha definito un "genocidio" le violenze perpetrate contro i Rohingya. "C'è un genocidio laggiù", ha dichiarato in un discorso per celebrare la festa musulmana del sacrificio (Aid al-Adha) a Istanbul. "Coloro che chiudono gli occhi su questo genocidio perpetrato sotto la copertura di una democrazia ne sono collaboratori".

Perchè la Birmania perseguita i Rohingya
Sono considerati una delle minoranze più perseguitate al mondo: musulmani in una Birmania a maggioranza buddhista, sono poco meno di un milione su una popolazione totale di 50. La maggior parte di loro vive nello stato di Rakhine - in passato si chiamava Arakan, da cui il nome del loro movimento - e sono in Birmania da generazioni anche se sono originari del vicino Bangladesh. Nel 1982 la giunta militare li priva della cittadinanza (perchè li accusa di essere arrivati dopo 1823, inizio della colonizzazione britannica). I Rohingya sostengono invece si essere discendenti dei mercanti musulmani che secoli prima entravano in Birmania per motivi commerciali. Ancora oggi senza cittadinanza i Rohingya non hanno diritto di voto, hanno grossi limiti nell'accesso all'istruzione - ricevono spesso solo un'istruzione religiosa che li rende terreno di coltura per il fondamentalismo (l'ultimo report della Commissione sullo Stato del Rakhine sottolinea con preoccupazione la radicalizzazione, come ribadito da Kofi Annan) - alla sanità, alla proprietà. Nel 2012 la situzione è ulteriormente peggiorata: da quel momento, calcola l'UNHCR, 160 mila Rohingya hanno lasciato la Birmania: principalmente verso il Bangladesh ma anche verso la Malesia, la Thailandia e l’Indonesia.