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MONDO

Seggi chiusi

Myanmar alle urne dopo 25 anni: affluenza all'80 per cento. San Suu Kyi: "Se vinco sarò premier"

Sono 30 milioni i cittadini chiamati al voto. Favorito il partito al potere dopo il golpe della giunta militare che annullò nel 1990 le elezioni vinte dalla leader dell'opposizione, poi imprigionata

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Registrano un'affluenza dell'80 per cento le attese elezioni legislative in Myanmar. Eleizioni attesissime. Sono trascorsi 25 anni dal voto che vide la vittoria della leader della Lega Nazionale per la Democrazia (Nld) Aung San Suu Kyi. Elezioni che vennero subito annullate dalla giunta militare, mentre 'la signora' veniva imprigionata. 

"Accetteremo volontà elettori"
Il presidente Thein Sein ha ribadito che sarà rispettato il risultato delle urne. "Come ho detto nel mio discorso dell'altro giorno, accetteremo la volontà degli elettori, quasiasi essa sia", ha assicurato in un'intervista nel seggio di Naipyido', dove è arrivato per votare in compagnia della moglie. 

San Suu Ki: in caso di vittoria sarò premier
Favorito resta la formazione politica al potere, espressione della giunta, il Partito dell'Unione dello Sviluppo e della Solidarietà (Undsp) guidato dal presidente uscente, il generale Thein Sein. Molto ottimista  il premio Nobel per la pace San Suu Kyi che giovedì ha annunciato che in caso di vittoria" (Nld dovrà conquistare almeno il 67% dei seggi disponibili visto che il 25% dei 664 deputati sarà riservato ai militari) lei sarà premier e sarà al di sopra del presidente", con una sua  singolare interpretazione della costituzione.

Il divieto di essere capo dello Stato
È la stessa costituzione che le impedisce di essere eletta capo dello Stato perché ha sposato un cittadino britannico, Michael Aris, deceduto nel 1999, e due figli con passaporto straniero che vivono a Londra. I candidati che si presentano sono oltre 6.000 espressione di oltre 90 partiti e si contendono i 664 seggi del Parlamento.

Denunciate irregolarità
I problemi non mancano. Oltre alle irregolarità denunciate da San Suu Kyi, a centinaia di miglia di persone, incluse la minoranza musulmana Rohingya perseguitata dalla maggioranza buddhista tehravada, di cui è seguace anche Suu Kyi, non è stato concesso di votare.