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MONDO

Silenzio assordante di Aung San Suu Kyi

Myanmar, esercito birmano spara sui Rohingya: quasi 100 morti. Dacca blocca profughi al confine

Il Papa durante l'Angelus ricorda la loro condizione di oppressi e chiede ai fedeli di pregare per loro, perchè ottengano i loro diritti

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Il fiume Naf segna il confine tra il Myanmar e il Bangladesh. Da lì stanno cercando di passare le migliaia di Rohingya in fuga da un governo il cui esercito ha sparato contro di loro uccidendo ieri 98 persone. Sul loro futuro è in corso a Dacca un negoziato tra i due Paesi. Il Papa durante l'Angelus ha chiesto ai fedeli di non dimenticare il popolo Rohingya per il quale chiede il rispetto dei diritti umani. 

Cosa è successo
Sono giorni che sono in corso scontri tra i miliziani dell'Arsa (l'esercito Arakan per la Salvezza dei Rohingya) e l'esercito nazionale. E' molto difficile ottenere informazioni imparziali dato che lo stato del Rakhine, dove sono in corso gli scontri, è da giorni inaccessibile ai media e agli osservatori. Al momento si sa che le vittime sono almeno 98: secondo il governo sono quasi tutti ribelli mentre altre fonti discordano. 

Perchè si negozia a Dacca
Il Bangladesh accoglie da tempo centinaia di migliaia di rohingya in fuga dal Myanmar ma al momento non ha dato il via libera agli sfollati di questi scontri per attraversare il Naf ed entrare nel Paese. Il timore del governo è che entrino anche i terroristi. Per questo sono in corso i colloqui tra Aung Myint, inviato del governo Birmano, e il ministro degli Esteri del Bangladesh, Mahbub Uz Zaman che si è detto preoccupato per le loro sorti ma continua a temporeggiare. 

Cosa fa Aung San Suu Ky
Di fatto, nulla. Non ha speso un parola per i Rohingya e le loro persecuzioni, non ha attuato o promosso alcuna politica di tutela nei loro confronti. Aung San Suu Ky ha però criticato gli assalti dei Rohingya alle sedi delle forze dell'ordine senza mai menzionare le azioni durissime dell'esercito. Per questo la leader de facto del Paese - simbolo della lotta per la democrazia e oggi alla guida di una debolissima transizione democratica - è stata fortemente criticata a dicembre da un pool di Nobel per la Pace, tra cui Malala e Desmond Tutu che l'hanno accusata di tacere sulla pulizia etnica in corso. Un'espressione troppo forte, aveva detto alla BBC. 

Perchè la Birmania perseguita i Rohingya
Sono considerati una delle minoranze più perseguitate al mondo: musulmani in una Birmania a maggioranza buddhista, sono poco meno di un milione su una popolazione totale di 50. La maggior parte di loro vive nello stato di Rakhine - in passato si chiamava Arakan, da cui il nome del loro movimento - e sono in Birmania da generazioni anche se sono originari del vicino Bangladesh. Nel 1982 la giunta militare li priva della cittadinanza (perchè li accusa di essere arrivati dopo 1823, inizio della colonizzazione britannica). I Rohingya sostengono invece si essere discendenti dei mercanti musulmani che secoli prima entravano in Birmania per motivi commerciali. Ancora oggi senza cittadinanza i Rohingya non hanno diritto di voto, hanno grossi limiti nell'accesso all'istruzione - ricevono spesso solo un'istruzione religiosa che li rende terreno di coltura per il fondamentalismo (l'ultimo report della Commissione sullo Stato del Rakhine sottolinea con preoccupazione la radicalizzazione, come ribadito da Kofi Annan) - alla sanità, alla proprietà. Nel 2012 la situzione è ulteriormente peggiorata: da quel momento, calcola l'UNHCR, 160 mila Rohingya hanno lasciato la Birmania: principalmente verso il Bangladesh ma anche verso la Malesia, la Thailandia e l’Indonesia.