EUROPA
Dopo il ritiro delle linee guida della Commissione
Natale, i vescovi plaudono a dietrofront della UE: "Non c'è inclusione senza identità"
Soddisfazione dalla Conferenza Episcopale Italiana per l'abolizione delle "linee guida per la comunicazione inclusiva" sospese dall'Unione: "Senza memoria non c'è identità e senza identità non c'è inclusione"

Arriva il plauso della Conferenza episcopale italiana - attraverso il direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado - dopo la retromarcia della Commissione Europea sull'introduzione di linee guida sul linguaggio che puntavano a una comunicazione inclusiva (la #UnionOfEquality) ma che hanno invece scatenato le proteste di chi si è sentito "censurato" nell'espressione della propria cultura e delle proprie tradizioni, anche religiose. Secondo la Conferenza Episcopale Italiana l'inclusione si ottiene "sicuramente non rinnegando se stessi, la propria identità e la propria cultura".
"L'inclusione nasce dalla memoria viva"
"L'inclusione" - così la Cei - "nasce dalla memoria viva che si rinnova continuamente nelle persone. E' questa la bellezza e la ricchezza di incontri aperti alla conoscenza e non all'esclusione".
Il decalogo "Union Equality"
Nella guida prodotta dalla Commissione Ue "per la comunicazione inclusiva" i cittadini dell'Unione erano stati invitati ad usare la parola "festività" - invece di "Natale" - e ad evitare nomi cristiani come Maria e Giovanni: questo - nelle intenzioni delle linee guida - per non urtare i credi religiosi di altre confessioni. Ieri la retromarcia dei vertici della Commissione.
"L'inclusione nasce dalla memoria viva"
"L'inclusione" - così la Cei - "nasce dalla memoria viva che si rinnova continuamente nelle persone. E' questa la bellezza e la ricchezza di incontri aperti alla conoscenza e non all'esclusione".
Il decalogo "Union Equality"
Nella guida prodotta dalla Commissione Ue "per la comunicazione inclusiva" i cittadini dell'Unione erano stati invitati ad usare la parola "festività" - invece di "Natale" - e ad evitare nomi cristiani come Maria e Giovanni: questo - nelle intenzioni delle linee guida - per non urtare i credi religiosi di altre confessioni. Ieri la retromarcia dei vertici della Commissione.