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ITALIA

Tra le accuse l'associazione di tipo mafioso

Le mani della 'Ndrangheta su Expo 2015: arrestate 13 persone tra Lombardia e Calabria

Coinvolti presunti esponenti di due clan e anche un ex consigliere comunale di Rho. Secondo gli inquirenti un gruppo criminale si sarebbe infiltrato negli appalti per la realizzazione della Tangenziale Est Esterna di Milano

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Un cantiere dell'Expo
Milano
I tentacoli della ‘ndrangheta nei lavori della Tangenziale Est Esterna di Milano. Il club Galati si sarebbe infiltrato nelle opere per la realizzazione di una delle infrastrutture più importanti da realizzare in vista di Expo 2015. Un business fatto di estorsioni, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, detenzione di armi. Nell'indagine che questa mattina ha portato all'arresto di 13 persone tra Lombardia e Calabria ricompare anche il nome del boss 80enne Salvatore Muscatello, già ai domiciliari per l'operazione "Infinito". In manette anche un ex consigliere comunale di Rho in quota Pd, Luigi Calogero Addisi, dimessosi ad aprile dopo il coinvolgimento in un’altra inchiesta.

L'impresa riconducibile a Giuseppe Galati era riuscita ad ottenere la certificazione antimafia per lavorare nei subappalti dell'opera collegata all'esposizione Universale, ''ordinando che le sue quote nella società passassero ai suoi cognati'' ha spiegato il procuratore della Dda milanese Ilda Bocassini. L'impresa ha così ottenuto da un'azienda di Modena, appaltante per l'opera, due subappalti. Boccassini ha però sottolineato che sembra difficile pensare che ''si poteva non sapere a chi si davano quei subappalti''.

Bocassini: "Non è cambiato nulla"
Dopo l'operazione Infinito, quella con cui nel 2010 era stata smantellata la 'ndrangheta in Lombardia, "nulla cambia. È una riflessione da fare" sottolinea il procuratore Ilda Bocassini che ha diretto le indagini. E per uscire dall'associazione mafiosa ci sono due modi "o con la morte o diventi collaboratore e ti dai allo Stato". La Bocassini ha ribadito che gli episodi "denotano quanto l'infiltrazione sia capillare e pesante. E quando l'organizzazione è in pericolo si reagisce con una violenza inaudita".
 
Le attività del clan Galati
Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri del Ros su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Milano. Tra le 13 persone arrestate ci sono quattro esponenti del clan Galati, ritenuto espressione lombarda della cosca Mancuso e radicato a Cabiate (Como): Antonio Galati, 62enne considerato il boss, Fortunato Galati, 36 anni, già detenuto per omicidio, Giuseppe Galati, 43 anni, già in carcere per traffico di stupefacenti e Giuseppe Galati, 35 anni, imprenditore attivo nel settore dei compro-oro e figlio di Antonio. In particolare, secondo gli inquirenti, Giuseppe Galati avrebbe gestito due società di costruzioni titolari di diversi subappalti in alcuni cantieri della Tangenziale Est Esterna di Milano, rivestendo questo ruolo anche dal carcere.

Individuato un altro presunto gruppo in provincia di Como 
L’indagine ha individuato anche un altro gruppo legato alla ‘ndrangheta, radicato a Mariano Comense (Como). Il gruppo sarebbe guidato da Salvatore Muscatello -agli arresti domiciliari nell’ambito dell'inchiesta Infinito -  che a Mariano Comense gestisce un locale.
 
Le accuse
Tra le accuse a carico degli arrestati ci sono associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d'ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio. Secondo gli inquirenti, avevano contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario da cui ottenevano vantaggi, notizie riservate e finanziamenti. In particolare avrebbero avuto rapporti con un agente di polizia penitenziaria, con un funzionario dell'Agenzia delle Entrate, con un imprenditore immobiliare attivo anche nel mondo bancario e con dei consiglieri comunali di Comuni nel Milanese. 
 
Arrestato anche un ex consigliere di Rho

Tra gli arrestati figura anche un ex consigliere del Comune di Rho, Luigi Calogero Addisi. L'accusa per lui è di riciclaggio e abuso d'ufficio con l'aggravante di aver favorito l'associazione mafiosa. Avrebbe riciclato denaro per l'acquisto di un terreno nella zona di Rho per poi votare a favore in Consiglio comunale della destinazione d'uso che ne avrebbe aumentato il valore. Eletto nelle file del Pd, si era dimesso dalla carica dopo essere stato citato in una intercettazione telefonica nell'ambito dell'indagine “Metastasi”, anch’essa sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia.

Busta con proiettili a direttrice carcere Monza
Tra gli episodi di intimidazione messi a segno dalla cosca della 'ndrangheta dei Galati c'è anche l'invio da Vibo Valentia di una "busta con proiettili" alla "direttrice del carcere di Monza", Maria Pitaniello, come minaccia per cercare di ottenere un diverso trattamento detentivo per Fortunato Galati. Uno dei presunti boss della famiglia Galati, sottolinea inoltre Bocassini, avrebbe "ordinato dal carcere di bruciare" l'auto di un vigile urbano "che l'aveva visto transitare su una macchina in compagnia di un pregiudicato e aveva steso un rapporto che gli era costato la revoca della semi-libertà".