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ITALIA

Le polemiche sul costo eccessivo per l'accoglienza

Non solo Tor Sapienza. Ma quanto costa davvero un rifugiato?

I soldi erogati ai richiedenti asilo fanno parte di un fondo ordinario che serve a coprire le spese per le strutture di accoglienza: ai profughi vanno solo 3 euro. L'accoglienza resta comunque un dovere di ogni Paese sancito da leggi internazionali e dalla nostra Costituzione

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di Roberta RizzoRoma

"Ai rifugiati danno 40 euro al giorno e noi non troviamo lavoro.." E' soltanto una delle frasi che si sono sentite ripetere più volte in questi giorni di scontri a Tor Sapienza, a Roma, quando il centro di accoglienza di viale Morandi, che ospita rifugiati provenienti da Paesi in guerra, è diventato il "colpevole" di tutti i mali, di un quartiere invece da troppo tempo abbandonato al degrado. 

Ma quanto costa davvero un rifugiato al nostro Paese? Come spiega Daniela Di Capua - Direttrice del Servizio Centrale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) - bisogna fare diversi distinguo. "Il costo medio è di 35 euro al giorno a persona. Ma di questi soltanto una cifra minima, poco meno di 3 euro circa, finisce fisicamente in mano ai richiedenti asilo che le usano per soddisfare piccole esigenze quotidiane (ricariche del telefono, acqua e poco altro) .

Obbligo di accogliere i rifugiati
La cifra rimanente serve infatti a coprire gli stipendi degli operatori, le spese per il vitto e l'alloggio, le pulizie, i servizi, e progetti d'inserimento nel mondo del lavoro. "In pratica - sottolinea Di Capua - la stragrande maggioranza del finanziamento non è altro che un indotto per il nostro sistema economico". Sono soldi presi da un fondo ordinario del ministero dell’Interno proprio per l’immigrazione e l’asilo. Del resto, come tiene a precisare Di Capua: "L''Italia non ospita i richiedenti asilo perchè è un paese generoso, ma perchè rispetta leggi di diritto internazionale: abbiamo l'obbligo di accoglierli".

Minori non accompagnati
Per i minori non accompagnati il costo è più alto: oscilla dai 70 euro a persona al giorno ma può arrivare anche ai 120 euro. E questo perchè ospitare un minore richiede strutture specializzate, con servizi sociali e di tutela specifici, che hanno perciò costi maggiori. Nello SPRAR, in ogni caso, abbiamo un tetto massimo che è di 80 euro. Il Ministero dell'Interno sta lavorando per abbattere i costi delle rette dei centri di accoglienza pensando a una differenziazione per fasce d'età".  

Ma quanti sono i richiedenti asilo nel nostro Paese?
"Nel 2013 sono stati 25mila. Quest'anno, anche se non abbiamo ancora il dato definitivo, le cifre sono notevolmente più alte perchè gli arrivi sono aumentati: solo nel primo semestre hanno superato il totale delle domande di asilo dell'anno precedente: penso che dovremmo aggirarci intorno alle 60mila richieste, comunque meno della metà dei 155mila profughi sbarcati sulle nostre coste".

Perchè gli altri dove vanno?
"Sebbene le cifre siano cresciute negli ultimi due anni, bisogna sempre ricordare che l'Italia è comunque solo al quinto posto della classifica europea come Paese di immigrazione. È la Germania a guidare la classifica dell'accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo in Europa nel 2013. Con 126 mila rifugiati, Berlino si è fatta carico lo scorso anno del 30 per cento di tutte le domande di protezione internazionale. Seguono Francia e Svezia. Il nostro paese, con 26.620 richiedenti, ha raggiunto appena il 6 per cento del totale". Per quanto riguarda la provenienza, la Nigeria risulta essere il primo paese d'origine dei richiedenti asilo (3.519), seguita da Pakistan (3.232), Somalia (2.774) ed Eritrea (2.109). "L'Italia infatti - sottolinea Di Capua - resta soprattutto un Paese di frontiera: molti dei profughi che arrivano qui non lo fanno per scelta ma perchè è più facile da raggiungere: il loro vero obiettivo resta il cuore dell'Europa. 

E' facile far leva sul sentimento di paura, ma è vero che si coglie nei cittadini la sensazione che siano circondati da immigrati...
"L'Italia ha una sua peculiarità: ci sono i grandi numeri del flussi migratori dell'ultimo anno e mezzo, questo è vero. Ma sono anche le modalità di arrivo a lasciare un segno nel nostro immaginario collettivo: queste persone arrivano via mare, in condizioni disastrose, dopo aver attraversato deserti e guerre. Purtroppo siamo abituati da tempo alle immagini che arrivano da Lampedusa. Ma bisogna ricordare sempre che rispetto a Germania o Inghilterra noi accogliamo un numero davvero inferiore di profughi. In pratica 'fa più rumore' l'arrivo in Italia di barconi di disperati sulle nostre coste che migliaia di persone che via terra raggiungono ogni anno il centro dell'Europa". 

E' vero però che a Roma c'è un problema di sovraffollamento nei centri di accoglienza. Lo stesso sindaco Marino ha dato la colpa al Viminale...
"Fino al 2013 i posti finanziati per gli SPRAR erano solo 150. Per il triennio in corso, invece, il ministero ne ha messi a disposizione 3.000. Devo dire che il sindaco di Roma ha fatto un buon lavoro creando un circuito di accoglienza sui richiedenti asilo preciso e strutturato. Basti pensare che prima i tempi di attesa per ottenere un posto erano di circa 6 mesi mentre ora si sono ridotti a poche settimane. Questo aiuta a ridurre l'impatto sociale dei profughi che prima, dovendo attendere molto più tempo, per avere un tetto sulla testa andavano ad occupare immobili o addirittura finivano a dormire per strada. E' poi vero che anche la prefettura, per far fronte ai flussi, quest'anno ha attivato posti aggiuntivi straordinari (cosidetti progetti CAS). Probabilmente, in casi come quello di Tor Sapienza, questo non ha fatto altro che accrescere il numero di profughi ospitati dai centri di accoglienza, da qui il malcontento di un quartiere che già doveva far fronte al problema del campo nomadi preesistente".

A Tor Sapienza i residenti lamentano la criminalità diffusa puntando il dito contro gli immigrati
"Nei nostri centri di accoglienza (a Tor Sapienza c'è infatti un progetto SPRAR) c'è un monitoraggio attentissimo. I ragazzi vengono seguiti ogni giorno dagli operatori e seguono corsi di inserimento, di lingua e di formazione al lavoro. Casi di delinquenza accertati si contano sulla punta delle dita". 

Allora qual è il problema di Roma?
"Diciamo che 3.000 posti su 3 milioni di abitanti, quanti sono quelli di Roma, non è un numero elevato, ma la città non ha un indotto industriale in grado di assorbirli tutti, come invece avrebbero i centri più piccoli del Nord-Est. I profughi arrivano in Italia e scelgono Roma pensando che possa offrire loro, in quanto metropoli, molte più opportunità di lavoro di un piccolo Comune. Mentre è vero il contrario".

Cosa bisognerebbe fare allora?
"Bisognerebbe riuscire a distribuire meglio i migranti quando arrivano offrendo loro una destinazione adeguata. Ad esempio si potrebbe indirizzare da subito i profughi nei comuni o nelle zone che offrono loro maggiori opportunità di sopravvivenza, laddove c'è più bisogno di manodopera. Lasciandoli in balia degli eventi la maggior parte di loro si dirige proprio a Roma e una volta inseriti in un contesto è poi difficile convincerli a spostarsi. Per fare ciò servirebbe un sistema unico di accoglienza su cui stiamo già lavorando insieme al ministero. L'obiettivo è superare la dicotomia tra prima e seconda accoglienza, in cui riescano finalmente ad entrare tutti i minori stranieri non accompagnati che arrivano nel nostro Paese e nel quale iniziare a prevedere anche politiche e programmi specifici volte a facilitare l'inserimento socio-economico-abitativo dei titolari di protezione internazionale nel momento in cui escono dai programmi di accoglienza".