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POLITICA

Mole emendamenti in vista su delega riforma

Intercettazioni, Orlando: "Non c'è volontà di colpire stampa"

Il ministro della Giustizia ha commentato l'emendamento Pagano sulle intercettazioni, che prevede la reclusione fino a 4 anni per chi diffonda conversazioni registrate in modo fraudolento, e ha parlato della possibiltà di introdorre una clausola di salvaguardia per i giornalisti. Intanto arriva emendamento Pd: "No carcere per giornalisti"

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Il ministro della Giustizia Andrea Orlando (Ansa/Stringer)
Roma
"Credo che la rapidità con la quale si è ritenuto di dover riscrivere la norma dimostri che non c'era alcuna volontà di colpire la stampa". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ha commentato l'emendamento Pagano sulle intercettazioni al ddl sul processo penale a margine di un incontro a Expo. Il provvedimento prevede la reclusione fino a 4 anni per chi diffonda conversazioni registrate in modo fraudolento.

Riguardo alla possibilità di una clausola di salvaguardia per i giornalisti, il ministro Orlando ha precisato: "Mi sembra che si stia andando in questa direzione, era quello che avevamo auspicato, cercando di spiegare meglio i caratteri delle attività fraudolente e quindi anche quali sono i soggetti titolati a esercitare un qualche modo a quella funzione. Quella ed un ritocco della pena - ha aggiunto - possono dare una risposta compiuta a una polemica, forse eccessiva e che comunque merita attenzione".

Intanto alla Camera ha terminato i lavori  sull'esame della legge delega sulla riforma del processo penale. La discussione con votazione sul disegno di legge riprenderà domani in aula alle 15.

Le opposizioni sono pronte all'ostruzionismo. E anche parte del Pd si prepara a chiedere una modifica delle norme sulle intercettazioni. Domani - prima dell'inizio dei lavori dell'aula della Camera - si riunisce il "comitato dei nove" per prendere atto delle proposte di modifica al disegno di legge di riforma. 

Verini ed Ermini, deputati del Pd, hanno presentato un emendamento teso a fugare ogni dubbio che questa sia una "legge bavaglio" per la stampa, accusa sollevata dal M5S. Il testo dell'emendamento recita: Occorre "prevedere che costituisca delitto, punibile con la reclusione non superiore a quattro anni, la diffusione al solo fine di recare danno alla reputazione o all'immagine altrui, di riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte in sua presenza ed effettuate fraudolentemente. La punibilita è esclusa quando le registrazioni o le riprese sono utilizzabili nell'ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o per l'esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca". 

Considerata la valanga di emendamenti in preparazione e la anunciata dura battaglia ostruzionistica che già venerdì ha portato M5s a occupare la commissione in combinato con l'assenza di contingentamento di tempi per l'esame della legge delega, il rinvio a settembre-ottobre dell'esame da parte della maggioranza, è tutt'altro che peregrino per evitare ingolfamenti della Camera nella manciata di sedute rimaste prima della pausa estiva.

Oggi il Procuratore Gratteri ha anche acceso i riflettori sul problema della formazione della prova nei processi per dimostrare il pizzo senza registrazioni da parte delle vittime. Domani pomeriggio in aula a Montecitorio si inizierà a votare. Ma per quante sedute non si sa.