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MONDO

La Ue proroga la sospensione delle sanzioni

Vienna, slitta al 13 luglio accordo nucleare iraniano. Le minacce dell'Iran

Toni positivi anche dal Cremlino: il presidente russo Putin ha detto di auspicare che i negoziati si concludano a breve con una firma e in un accordo. L'Ue intanto proroga la sospensione delle sanzioni, ma il presidente del Parlamento iraniano frena

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L'Unione Europea ha esteso la sospensione delle sanzioni contro l'Iran fino al 13 luglio per dare più tempo ai negoziati, in corso a Vienna, tra Teheran e Paesi del 5+1. La scadenza delle trattative sul dossier nucleare è stata più volte prorogata; l'ultima deadline era prevista per oggi.

Il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, ha detto che se il negoziato sul
nucleare iraniano fallisce, "i tecnici nucleari iraniani sono pronti ad accelerare la sua tecnologia nucleare a una velocità più elevata di prima". Una dichiarazione che gela il clima di ottimismo alimentato da Putin. 

Trattative ad oltranza fino al 13 luglio
La dichiarazione arriva proprio dopo che un comunicato Ue aveva reso noto che "per dare più tempo ai negoziati in corso al fine di raggiungere una soluzione di lungo termine sulla questione nucleare iraniana, il Consiglio (Europeo) ha prolungato sino al 13 luglio 2015 la sospensione delle misure restrittive Ue". La scadenza precedente era stata imposta dal Congresso statunitense, per avere i 30 giorni necessari per l'esame del testo. E propio  il Dipartimento di stato americano spiega come la deadline delle trattative sia stata spostata a lunedì 13 luglio.


Il capo della diplomazia britannica: "Progressi lenti"
Le trattative hanno fatto registrare dei progressi "penosamente lenti", e i ministri degli Esteri coinvolti si riuniranno di nuovo nella capitale austriaca sabato, come ha spiegato il capo della diplomazia britannica, Philip Hammond: "Ho fiducia nei negoziatori che lavorano insieme agli iraniani perché nelle prossime 12 ore venga chiarito ulteriormente il testo, e ci si possa incontrare di nuovo domani per vedere se sarà possibile sormontare gli ultimi ostacoli".

Ottimismo iraniano
Anche il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha dato mostra di ottimismo, in un breve scambio di battute con i giornalisti; alla domanda se sarebbe rimasto a Vienna anche sabato e domenica ha infatti risposto "sembra proprio di sì", precisando tuttavia: "Lunedì non credo".

Putin: "Accordo a breve"
Toni positivi anche dal Cremlino: il presidente russo ha detto di auspicare che i negoziati si concludano a breve con una firma e in un accordo che in primo luogo, dal mio punto di vista deve garantire la sicurezza mondiale e la non proliferazione delle armi nucleari, non solo in Iran ma anche nei Paesi vicini, come l'Arabia Saudita".

Gli scenari
A questo punto, salvo la firma dell'accordo in tempi brevissimi, gli scenari possibili sembrano in sostanza tre: una nuova proroga dei negoziati viennesi, con una eventuale pausa di riflessione; l'abbandono delle trattative - ritenuto poco probabile visto l'impegno profuso - oppure un rinvio, ipotesi fino ad ora considerata tabù. Da notare che il proseguimento dei negoziati sabato e oltre renderà necessaria una proroga dell'accordo temporaneo firmato nel novembre del 2013. Come ribadito più volte dai Ministri impegnati nelle trattative, sul tavolo rimangono delle questioni tecniche e giuridiche importanti e complesse: in particolare sono tre gli elementi su cui vi sono ancora forti divergenze. Il primo è l'effettiva riduzione delle capacità di arricchimento dell'uranio (pari al 98% secondo fonti statunitensi, semplicemente "limitate" secondo Teheran) e la durata temporale di tale limitazione, che Washington vorrebbe almeno decennale. In secondo luogo vi è l'estensione dei controlli e delle verifiche che saranno portati a termine dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) e, in particolare, le ispezioni dei siti militari che Teheran considera alla stregua di uno spionaggio vero e proprio. Quest'ultima questione è di particolare importanza anche per il terzo punto in discussione, quello delle sanzioni; le grandi potenze insistono infatti sulla necessità di un via libera dell'Aiea prima di una revoca formale: una luce verde che per forza di cose non potrebbe arrivare che almeno sei mesi dopo la firma dell'intesa definitiva, e non certo il primo giorno dall'entrata in vigore come vorrebbe Teheran.