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MONDO

Bufera negli Usa

#Muslimban, Obama: "A rischio valori americani". L'Onu: "Il bando di Trump è illegale"

L'ex presidente Usa attacca il suo successore. Trump: "Io contro i musulmani? Una bugia dei media". Il cardinale Blaise Cupich, arcivescovo di Chicago: "Un'ora buia per l'America: il mondo ci guarda mentre abbandoniamo i valori americani".

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Era atteso ed è arrivato l'attacco di Barack Obama a Donald Trump sulla questione del bando agli ingressi di rifugiati e immigrati musulmani negli Usa. L'ex presidente ha affidato le sue parole al portavoce Kevin Lewis: "I valori americani sono a rischio ma è rincuorato dal livello di impegno che sta avendo luogo nel Paese. Obama - ha sottolineato Lewis - è in fondamentale disaccordo con il concetto di
discriminare gli individui a causa della loro fede o religione". Si tratta della prima dichiarazione pubblica di Obama dopo la sua uscita
dalla Casa Bianca.

La decisione del presidente americano, Donald Trump, di vietare l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana e di imporre severi limiti all'accesso dei rifugiati, ha suscitato condanne e indignazione negli Usa e nel mondo.

Grandi folle di persone sono scese in strada in molte città e davanti a molti aeroporti americani, tra cui anche davanti alla Casa Bianca a Washington, per chiedere lo stop ai provvedimenti. Hanno scandito slogan come 'No muslim ban' (no alla messa al bando dei musulmani) e 'Ora Siamo tutti musulmani'. 



Trump venerdì ha bloccato per quattro mesi il programma per l'ingresso di rifugiati, imponendo lo stop a tempo indefinito ai siriani e stabilendo la priorità alle minoranze cristiane perseguitate, ha tagliato di oltre la metà il programma portando a 50mila il numero di rifugiati da accettare nel 2017, e ha infine vietato per tre mesi l'ingresso a chi provenga da sette Paesi a maggioranza musulmana (Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen).

Resta intanto confusione sui possessori di Green card, perché mentre ieri sembrava dovessero subire il provvedimento, oggi il capo di gabinetto, Reince Priebus, ha detto che non lo saranno. Colpiti, invece, i cittadini con doppia nazionalità di quelle sette nazioni e di un Paese terzo. Tra venerdì e sabato, decine di persone si erano imbarcate su aerei diretti negli Usa prima delle firme di Trump e sono così state bloccate negli aeroporti d'arrivo, perché non autorizzate a entrare in territorio americano.

I musulmani d'America ricorrono in tribunale contro bando
Il 'Council on American-Islamic Relations', il più grande ed influente gruppo di difesa dei diritti civili dei musulmani, ha presentato ricorso in
tribunale contro l'ordine esecutivo del presidente Donald Trump. L'istanza è stata depositata presso la corte distrettuale della Virginia. L'accusa mossa a Trump è di violare il I emendamento della Costituzione sulla libertà di espressione in ogni forma e del pensiero.

Trump: problemi in aeroporti causati da manifestanti
"I problemi agli aeroporti sono stati causati dal blocco dei computer Delta, dai manifestanti e dalle lacrime del senatore Schumer. Il segretario Kelly dice che tutto sta andando bene con pochissimi problemi. Rendiamo l'America sicura di nuovo". Lo afferma il presidente Trump su Twitter, sottolineando che "solo 109 persone su 325.000 sono state fermate".  "Non c'è niente di piacevole nel cercare i terroristi prima che entrino nel nostro Paese. Questa è una grande parte della mia campagna. Studiate il mondo!", ha aggiunto Trump.

Onu: decreto immigrazione Trump è illegale
Lo stop all'ingresso in Usa dei cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica, deciso dal presidente Donald Trump, è "illegale" e "malvagio", nonché un spreco di risorse nella lotta contro il terrorismo. Lo ha detto l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Husein. "La discriminazione basata sulla nazionalità è proibita dal diritto umanitario", ha commentato Zeid con un messaggio su Twitter. Sulla questione sono intervenuti anche l'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e l'Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), che hanno chiesto agli Usa di mantenere la loro "lunga tradizione" di protezione di chi fugge dai conflitti. Secondo fonti delle Nazioni unite, da ottobre scorso le autorità Usa hanno ammesso 25.600 rifugiati. Nell'anno precedente (da ottobre 2015 a settembre 2016) gli Usa hanno accolto quasi 85mila rifugiati.

Stato di Washington farà causa contro 'travel ban' di Trump
Lo Stato di Washington si rivolgerà a una Corte federale per intentare una causa contro l'ordine federale di  Trump. Lo ha annunciato il procuratore generale dello Stato di Washington, Bob Ferguson, aggiungendo che le società di tecnologia Amazon.com Inc ed Expedia Inc sosterranno l'azione legale. 

16 procuratori contro il Presidente
Un tribunale di New York, a fronte di un ricorso, ha poi emesso un'ordinanza d'emergenza che impedisce temporaneamente l'espulsione dei rifugiati arrivati. Poi, altri tre giudici federali hanno emesso ordini analoghi, mentre Reuters ha in seguito riferito che i procuratori generali democratici di 16 Stati hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui condannano la decisione di Trump e promettono di lavorare perché il governo federale rispetti la Costituzione. Le organizzazioni e gli avvocati per i diritti civili stanno continuando intanto a lavorare per ostacolare l'ordine.

Il comunicato di Trump: "Io contro i musulmani? Bugia dei media"
Trump, ha fatto sapere in serata con un comunicato che il suo decreto che chiude le frontiere ad alcuni rifugiati e stranieri non è specificamente contro i musulmani, cercando di arginare le ondate di proteste e condanne scatenatesi negli Usa e nel mondo. Trump ricorda che ''ci sono altri 40 Paesi nel mondo a maggioranza islamica che non sono interessati dal provvedimento'', e ha ricordato che gli Usa rilasceranno nuovamente i visti dopo aver rivisto e rafforzato il sistema dei controlli, come previsto dalle sue disposizioni.



"Per essere chiari, questo non è un bando ai musulmani, come i media riportano falsamente", ha sostenuto Trump. "Non ha a che fare con la religione, ma con il terrore e il mantenimento della sicurezza del nostro Paese", ha aggiunto. "Rilasceremo nuovamente i visti a tutti i Paesi una volta che avremo rivisto e completato le politiche più sicure nei prossimi 90 giorni", ha proseguito. "L'America è una nazione orgogliosa dei suoi immigrati", ha fatto sapere in una dichiarazione ufficiale scritta, cosa di per sè inusuale, "e continuerà a mostrare compassione nei confronti delle vittime dell'oppressione. Ma lo farà proteggendo al momento stesso i propri cittadini ed i propri confini. L'America è sempre stata la terra dei liberi e la casa dei coraggiosi". L'ultima parte è una citazione dell'inno nazionale degli Stati Uniti.

Proteste, caos e arresti
Non è noto il numero di persone fermate negli scali, né di quelle liberate, ma si sa che alcuni aeroporti come quelli di Los Angeles e San Francisco continuano a trattenere i rifugiati.  Proteste erano annunciate oggi in tutti gli Stati Uniti, secondo il New York Times in 40 città e aeroporti. Migliaia di persone si sono raccolte nei pressi della Casa Bianca, per dimostrare il proprio sdegno per l'ordine del presidente. E altre migliaia, complice il tam tam su Twitter e sui social media, si sono radunate fuori dall'aeroporto JFK e da quello di San Francisco, per protestare e per chiedere la liberazione delle persone trattenute dal servizio di dogana. Hanno scandito slogan, cantato, mostrato striscioni e cartelli. Ma in molti, a New York, non sono riusciti ad arrivare sul luogo della manifestazione: le autorità hanno deciso di far salire sull'Air Train che conduce allo scalo soltanto le persone in possesso di biglietto aereo, citando "la sicurezza pubblica a causa delle condizioni di affollamento". Poi, il governatore Andrew Cuomo ha annullato il divieto.

Il Cardinale di Chicago: "Ora buia per l'America"
Il cardinale arcivescovo di chicago, Blaise Cupich, ha lanciato un monito a Donald Trump dopo il blocco dell'accesso in usa di cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana. "Il mondo ci guarda mentre abbandoniamo il nostro impegno verso i valori americani", ha detto Cupich che Papa Francesco ha insediato a capo della terza diocesi cattolica degli Stati uniti. "Questo fine settimana è stata un'ora buia nella storia dell'america", ha detto l'alto prelato definendo "contrario aivalori cattolici e a quelli americani" l'ordine di Trump. Stigmatizzando l'eccezione fatta da Trump per cristiani e altre minoranze del Medioriente, Cupich segnala l'ironia che il bando non include i paesi di origine di 15 dirottatori dell'11 settembre ma prende di mira gli iracheni, "perfino quanti hanno assistito le nostre forze armate in una guerra distruttiva"-.
 
Critiche globali
A livello internazionale, dure critiche sono arrivate dall'Europa, secondo cui la politica migratoria imposta dal repubblicano colpisce i fondamenti della democrazia. Tra i primi a reagire il presidente francese, François Hollande, che ieri ha messo in guardia sul fatto che la democrazia implica il rispetto dei principi su cui si basa, "in particolare l'accoglienza dei rifugiati". Il premier Paolo Gentiloni ha detto che "società aperta, identità plurale, niente discriminazioni" sono "i pilastri dell'Europa". In Germania, la cancelliera Angela Merkel si è detta "convinta che la guerra decisa contro il terrorismo non giustifichi che si mettano sotto sospetto generalizzato le persone in funzione di una determinata provenienza o religione". 

Nel Regno unito, tradizionale alleato degli Usa e con massiccia immigrazione dai Paesi colpiti dal divieto, la reazione del governo è arrivata oggi dopo che la prima ministra Theresa May è stata duramente criticata per non essersi ancora pronunciata sull'argomento. Da Downing Street, May ha infine detto di non essere d'accordo con l'ordine di Trump e ha ordinato ai suoi ministri degli Esteri e dell'Interno di contattare gli omologhi americani per chiarire la situazione. Il ministro degli Esteri di Londra, Boris Johnson, ha definito "divisivo ed equivoco stigmatizzare sulla base della nazionalità". Il leader laburista britannico, Jeremy Corbyn, è andato oltre e ha chiesto che la visita di Trump nel Regno Unito sia cancellata.  Dai Paesi colpiti dal divieto, la prima risposta è arrivata dal governo iraniano. Ha definito la decisione di Trump "un palese insulto ai musulmani nel mondo" e ha annunciato l'applicazione del principio di reciprocità. Il Sudan ha convocato l'incaricato d'affari statunitense per protestare contro l'ordine, chiedendo a Washington di riconsiderare la decisione. Anche il governo dei ribelli houthi in Yemen, non riconosciuto internazionalmente, ha chiesto la revoca.

E la Lega araba ha espresso "profonda preoccupazione", definendo la misura ingiustificata. In risposta alle critiche, Trump ha difeso la propria decisione, che ha detto basata sulla necessità di difendere gli Usa dal terrorismo jhadista. Ha dichiarato che il Paese necessita di "frontiere solide" e criticato la situazione migratoria in Europa e nel resto del mondo. "Il nostro Paese ha bisogno di frontiere solide e di un controllo estremo, adesso. Guardate che cosa succede in tutta Europa e, certamente, nel mondo. Un caos terribile", ha scritto su Twitter.