SALUTE
Ocse: tra 2 anni spesa farmaceutica fuori controllo, 1200 mld di dollari
Allarme dell’OCSE, l’organizzazione dei Paese più sviluppati: entro due anni i sistemi sanitari nazionali potrebbero essere sottoposti a forte stres a causa del costo crescente della spesa farmaceutica. Che sarà di un terzo più alta, rispetto al 2013.
Da 800 miliardi del 2013 a 1200 del 2018. Questa l’impennata del costo dei farmaci in un solo quinquennio, questo avverte l’OCSE rischia di far saltare i sistemi sanitari dei Paesi più sviluppati. Già oggi, ai prodotti farmaceutici viene riservato un quinto degli stanziamenti per la salute in tutti i paesi più ricchi, così anche per l’Italia, la spesa farmaceutica pesa per il 22% del totale: costo sostenibile, tenuto sotto controllo soprattutto dalla scadenza di molti brevetti che ha costretto le Case Farmaceutiche ad abbattere i costi di importanti principi attivi. E poi ha influito la crisi economica, che ha consigliato da un lato di non esagerare coi rialzi del costo dei farmaci, dall’altro ha impedito a milioni di persone di accedere anche a quelli a basso costo. Ma la situazione, avverte l’OCSE, sta rapidamente mutando: sono decine i nuovi farmaci in arrivo, dagli oncologici a quelli per il cardiocircolatorio, dall’AIDS all’Epatite C al colesterolo.
La loro somministrazione non può essere ad ampio spettro, pena l’impossibilità di sostenere la spesa per l’assistenza, le altre cure, mantenere aperti gli ospedali, pagare medici ed infermieri: per altro, molti di questi farmaci riescono a garantire un miglioramento delle condizioni di salute di malati molto gravi solo per un periodo molto limitato, qualche mese. L’invito è pensare ad una loro modulazione in base al costo-beneficio: aprendo, ovviamente, enormi problemi etici e di parità dei trattamenti.
La loro somministrazione non può essere ad ampio spettro, pena l’impossibilità di sostenere la spesa per l’assistenza, le altre cure, mantenere aperti gli ospedali, pagare medici ed infermieri: per altro, molti di questi farmaci riescono a garantire un miglioramento delle condizioni di salute di malati molto gravi solo per un periodo molto limitato, qualche mese. L’invito è pensare ad una loro modulazione in base al costo-beneficio: aprendo, ovviamente, enormi problemi etici e di parità dei trattamenti.