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MONDO

Continua l'offensiva alleata contro la capitale dell'Isis in Iraq

Elicotteri Usa nella battaglia di Mosul. L'offensiva contro l'Isis potrebbe durare mesi

Secondo l'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati le persone in fuga da Mosul potrebbero arrivare a 100.000. Il ministro della Difesa francese ritiene che i combattimenti potrebbero continuare per mesi. Gli sciiti iracheni protestano contro la partecipazione dell'esercito turco alla battaglia di Mosul. La Croce Rossa Internazionale teme l'uso di armi chimiche 

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Gli elicotteri Apache dell'esercito americano sono entrati in scena nella battaglia per Mosul a sostegno delle forze irachene che combattono contro l'Isis. Ad annunciarlo ai giornalisti, riporta Fox News, il capo della 101esima Divisione Aviotrasportata.

Gli elicotteri volano "di notte a sostegno di ogni operazione notturna che le forze di sicurezza irachene stanno svolgendo", ha dichiarato il general maggiore Gary J. Volesky da Baghdad.

Sempre oggi il generale Joseph Votel, comandante del Comando centrale americano (Centcom) ha dichiarato ai giornalisti che l'operazione a Mosul "è in carreggiata".

L'esercito americano reputa che l'Isis potrebbe trasformarsi in un gruppo di insorti ed effettuare attacchi di alto profilo se fosse cacciato da Mosul, ha spiegato Volesky. L'Isis "cercherà di effettuare questi attacchi spettacolari di alto profilo", ha detto, "Glielo abbiamo visto fare in precedenza".

Volesky si è detto inoltre preoccupato che ogni attacco dell'Isis lontano da Mosul e lontano dall'Iraq potrebbe ritardare l'operazione per liberare la seconda città del Paese.

Migliaia di civili in fuga
Oltre duemila civili in fuga da Mosul, l'ultima roccaforte irachena dell'autoproclamato Stato Islamico (Is)  al centro dell'offensiva della Coalizione Internazionale, stanno cercando di attraversare il confine siriano per entrare nel Rojava, la regione nel nord della Siria sotto il controllo curdo. Lo hanno fatto sapere, attraverso il loro account twitter, le milizie delle Unità di Protezione Popolare curde (Ypg). L'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) comunica che le persone in fuga verso la Siria e la Turchia in seguito all'offensiva lanciata su Mosul potrebbero arrivare a 100.000.

Il ministro della Difesa francese ritiene che i combattimenti potrebbero continuare per mesi
Secondo il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian i combattimenti per strappare Mosul alle milizie dello Stato Islamico potrebbero anche durare mesi: "potrebbe essere una battaglia lunga, non è una guerra-lampo, un blitzkrieg", ha avvertito Le Drian, che martedì prossimo ospiterà a Parigi un vertice con dodici pari grado di altrettanti Paesi facenti parte della coalizione internazionale anti-Isis guidata dagli Usa. "E' una faccenda di lunga durata, destinata a durare parecchie settimane, forse mesi", ha aggiunto il ministro francese, riprendendo le parole pronunciate ieri dal comandante della coalizione, il generale americano Stephen Townsend.

Gli sciiti iracheni protestano contro la partecipazione dell'esercito turco alla battaglia di Mosul
Intanto a Baghdad migliaia di seguaci del religioso sciita iracheno Muqtada al-Sadr si sono radunati davanti all'ambasciata turca per protestare contro l'intervento di Ankara negli affari interni dell'Iraq e la presenza delle truppe turche nel Paese. Lo sceicco Ali al-Saadi, uno degli organizzatori, ha riferito che i manifestanti hanno intonato degli slogan contro Ankara a cui è stato richiesto più volte di ritirare le sue truppe dalla base di Bashiqa, 14 chilometri a nord della città di Mosul. Il governo iracheno ha più volte chiesto alla Turchia di ritirare le sue truppe da Bashiqa, dove militari turchi formano le milizie sunnite locali. Ankara ha però rifiutato categoricamente di ritirare il contingente, dichiarando che la sua è una missione volta all'addestramento e non a combattere, malgrado la presenza di carri armati e blindati. La protesta di oggi coincide con la notizia, diffusa dal primo ministro turco Binali Yildirim, sulla partecipazione dell'aviazione turca nei raid della coalizione internazionale impegnata nella liberazione di Mosul, roccaforte dell'Isis in Iraq.

La Croce Rossa Internazionale teme l'uso di armi chimiche 
In un ulteriore sviluppo la Croce Rossa internazionale ha comunicato di temere l'uso di armi chimiche nella battaglia per Mosul e di essersi preparata a questa evenienza. "Non possiamo escludere l'uso di armi chimiche" nella battaglia per liberare Mosul dal sedicente Stato Islamico (Is), ha ammesso Robert Mardini del Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc). Incontrando i giornalisti, Mardini ha spiegato che l'Icrc si sta preparando i propri operatori sanitari e sta inviando equipaggiamento alle strutture sanitarie vicino a Mosul "in modo che possano trattare casi di persone contaminate e provvedere alla decontaminazione".