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ITALIA

Pieve Emanuele

Operai morti nel Milanese, quattro indagati per accertamenti

La procura di Milano ha iscritto quattro persone nel registro degli indagati per l'ipotesi di omicidio colposo per la morte di due operai che avevano il compito di caricare una cisterna di azoto liquido

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Quattro persone, tra legali rappresentanti e amministratori delle aziende Sol e Autotrasporti Pe' di Costa Volpino (Bergamo), sono state iscritte nel registro degli indagati per l'ipotesi di omicidio colposo in relazione alle morti di due operai a Pieve Emanuele, nel Milanese, deceduti due giorni fa per una fuoriuscita di azoto mentre si apprestavano a caricare una cisterna di azoto liquido usato nei laboratori dell'università Humanitas. Le iscrizioni sono atti di garanzia per procedere con gli accertamenti tecnici irripetibili e con l'autopsia nelle indagini dei pm milanesi. 

Nelle prossime ore, nell'ambito dell'inchiesta coordinata dall'aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Paolo Filippini, saranno inoltrate le informazioni di garanzia con le relative comunicazioni sugli accertamenti tecnici irripetibili, in particolare sull'autocisterna e sul serbatoio di azoto, e per l'autopsia (non ancora fissata).

Le iscrizioni, atti dovuti a garanzia, riguardano due legali rappresentanti e amministratori della ditta di autotrasporti, per la quale lavoravano i due operai, e due legali rappresentanti e amministratori della Sol, il gruppo che si occupava delle forniture di azoto per l'Humanitas. Intanto, sul tavolo degli inquirenti sono arrivate le prime informative dei carabinieri, gli atti del sequestro dell'autocisterna e del serbatoio e anche le immagini di una telecamera collocata vicino alla cisterna da cui si sarebbe verificata la perdita di azoto che ha ucciso i lavoratori.

Una delle ipotesi è che i due operai siano scesi senza protezioni adeguate nel locale in cui è installato il serbatoio, forse per armeggiare con qualche valvola e probabilmente per risolvere qualche problema o anomalia sorta e che avrebbe bloccato le operazioni di rifornimento, mentre l'autocisterna era parcheggiata sopra, vicino alla parte alta del serbatoio. 

Secondo quanto si apprende, nelle immagini di una telecamera acquisita dai carabinieri, si vedrebbero gli operai entrare più volte, scendendo dalle scale e poi risalendo, nel locale in cui era contenuto il serbatoio di azoto liquido, poi lo avrebbero fatto un'ultima volta, probabilmente dopo aver mosso a più riprese qualche valvola dell'impianto, senza più riuscire a risalire.

Un operaio è stato trovato senza vita vicino alla cisterna e l'altro nei pressi della scala di ferro di accesso. Quest'ultimo, dunque, potrebbe essere intervenuto per soccorrere il collega in un disperato tentativo di salvarlo.   

Le risposte sulle cause della fuoriuscita di azoto e sulla presenza in quel locale dei due operai (per rifornire non c'era la necessità di scendere giù) potrebbero arrivare dalle consulenze tecniche disposte dai pm con gli accertamenti irripetibili, a cui potranno partecipare anche i consulenti degli indagati e dei familiari delle vittime. La Procura dovrebbe nominare un ingegnere meccanico.