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POLITICA

Dopo il voto

Orfini: Renzi si è dimesso, basta discussioni. Ma Orlando: ora gestione collegiale

Il ministro uscente della Giustizia: 90% Pd contrario a un accordo con M5S, non è un tema sul tavolo. Calenda: "Se il Partito democratico si allea con i 5 Stelle, il mio tesseramento sarà il più breve della storia". Emiliano: liberarsi di personaggi come lui

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Guerra aperta nel Partito democratico dopo le dimissioni di Matteo Renzi. "Continuare a discutere di un fatto ormai avvenuto - le dimissioni del segretario - come non vi fossero state non ha molto senso. Come non lo ha disquisire del percorso conseguente le dimissioni che è chiaramente definito dal nostro statuto e che non consente margini interpretativi né soluzioni creative",  afferma in una nota il presidente del Pd, Matteo Orfini. 

No a reggenza collegiale, rispettare lo statuto 
Le dimissioni di Matteo Renzi sono già state "formalizzate" e il percorso è indicato dallo statuto: non è la direzione ma l'assemblea a decidere sulla successione. Non ci sono altre strade. E' questa la linea del segretario uscente, messa nero su bianco da Orfini, al termine di un'altra giornata di pressing delle minoranze. Orfini stoppa quindi quanti, anche oggi, hanno chiesto a Renzi (rimasto a Firenze, ancora indeciso se andare o meno in direzione), di dare "dimissioni immediate" e allo stesso tempo hanno proposto di nominare una figura di reggenza, "collegiale" o affidata al vice segretario Maurizio Martina.

No a "soluzioni creative"
Secondo il presidente Dem, che ha ricevuto la lettera del segretario, non ci sono "margini interpretativi" o "soluzioni creative" da seguire perché lo statuto è chiaro: dopo le dimissioni, l'assemblea viene convocata entro 30 giorni.

Il fattore tempo
Proprio il tempo è questione non banale: per convocare l'assemblea c'è un mese di tempo che, se sfruttato per intero, porterebbe a superare passaggi fondamentali come la nomina dei capigruppo e anche le consultazioni al Quirinale. Per questo, sicuramente, sarà tema di acceso dibattito in direzione. Anche perchè la carta costitutiva del partito non prevede la figura del "reggente" per la fase di transizione.

Orlando: dimissioni effettive e gestione collegiale
A chiedere "dimissioni effettive" e "gestione collegiale", nel primo pomeriggio, era stata ufficialmente la componente che fa riferimento al ministro della Giustizia Andrea Orlando, che si è riunita alla Camera. Per far questo, lo stesso Guardasigilli, che al congresso ottenne il 20%, aveva cercato di spuntare la principale arma usata del segretario per spiegare le sue dimissioni posticipate: evitare "tentazioni" su una eventuale alleanza di governo con il M5s. "Il 90% del gruppo dirigente del Pd - ha assicurato Orlando - è contrario ad un'alleanza con il M5s. In modo chiaro per questa prospettiva si è pronunciato Michele Emiliano che ha ottenuto al congresso il 10%". Dunque basta parlarne. "Bisogna aprire - ha scandito - una fase politica nuova, non servono caminetti ma una discussione seria". 
 
L'ipotesi Martina
Stessa richiesta di dimissioni con "efficacia immediata" era stata ribadita dalla corrente di Dario Franceschini, che attraverso il capogruppo al Senato Luigi Zanda aveva dato via libera all'ipotesi Martina. "Potrebbe essere - ha detto - la personalità politica che preparerà il congresso che deciderà il nuovo segretario". Una parziale apertura al ministro dell'Agricoltura arriva dall'area di Emiliano, anche se, chiarisce Francesco Boccia, "sarebbe il caso che Martina, che lunedì terrà la relazione in direzione, facesse un esercizio di raccordo e ascolto. Obiettivo di tutti deve essere la massima unità". Anche Matteo Richetti, portavoce della segreteria e vicino a Graziano Delrio, ministro da tempo in rotta con il leader, si è detto sicuro che la direzione "individuerà la reggenza del partito" e se Renzi non parteciperà "sarà la dimostrazione che ha fatto un passo indietro anche fisico". 

I renziani: no a processi al segretario dimissionario
Passo indietro che oggi Renzi, dal suo punto di vista, ha ribadito, e di certo i renziani non accetteranno un processo con il loro leader come unico imputato. "Scaricare la sconfitta del Pd su Renzi è sbagliato", è la linea tenuta da un fedelissimo come Ettore Rosato. Il segretario "ha fatto un passo indietro" ma "durante le consultazioni e la formazione del nuovo governo ci mancherebbe che ci mettessimo a fare un congresso". Dunque lunedì, conclude, "mi auguro che la Direzione faccia una riflessione non su Renzi ma su cosa deve fare il Pd".

Il silenzio di Gentiloni
In tutto questo dibattito tace Paolo Gentiloni, il che non vuol dire però che il premier non abbia un ruolo. Anzi. I suoi rapporti con Renzi sono ai minimi storici e a lui molti guardano come uno dei leader del nuovo Pd. Non è un caso se oggi il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, dopo aver preso la tessera del Pd (suscitando qualche disappunto nell'area di sinistra), sia andato a trovarlo a Palazzo Chigi per un colloquio, prima di essere accolto al Nazareno da Martina. "L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è l'arrocco da un lato e il desiderio di resa dei conti dall'altro", ha poi spiegato Calenda. Al contrario bisogna "ridefinire il nostro messaggio al Paese, riaprire le iscrizioni e tenersi lontano dal M5s". Il ministro assicura anche di non voler fare il segretario, perchè sarebbe "ridicolo" ma anche perchè "il leader c'è e fa il presidente del Consiglio". Che, al momento, però, non scopre le carte.

Calenda: se Pd si accorda con M5s il mio tesseramento sarà il più breve della storia
Si può ripartire solo se lo si fa insieme. Ultima cosa di cui abbiamo bisogno è arrocco da un lato e desiderio di resa dei conti dall'altro. Ridefinire il nostro messaggio al paese, riaprire iscrizioni e tenersi lontano da M5S. Leader c'è e fa il PDC". Così su Twitter Carlo Calenda che ieri aveva annunciato l' iscrizione al Pd" con un Tweet.



"Presa di coscienza sul futuro del PD non resa dei conti su passato. Ho sempre parlato chiaro con Renzi ma mi rifiuto di partecipare ora alla rimozione collettiva di un percorso che ha avuto anche tantissimi elementi positivi. Se cercano anti-Renzi non sono io": chiarisce su Twitter. E poi:




L'apprezzamento di Gentiloni e Martina
L'annuncio di Calenda sta sollevando una serie di reazioni positive tra i Dem:"Grazie Carlo!" scrive sul profilo twitter il premier Paolo Gentiloni. "E' molto bello ed importante che in un momento difficile ci sia chi vuole dare il proprio contributo al Pd, al suo pluralismo e al suo rafforzamento" commenta  Anna Finocchiaro, ministra del governo Gentiloni. "Bravo Carlo Calenda! Il Pd ha bisogno di persone come te" dice a sua volta il ministro Claudio De Vincenti. Di "scelta giusta" parla il vicesegretario del Pd. Maurìzio Martina. "Preparo il comitato di accoglienza" scrive su twitter Matteo Richetti. portavoce della segreteria del Pd, "si riparte alla grande", 


 
Emiliano: liberarsi di personaggi come Calenda
Ma non tutti dentro il Partito democratico sono concordi. Il governatore della Puglia, ed esponente dem Michele Emiliano ha detto: "Bisogna liberarsi al più presto di personaggi come Calenda e ricominciare un cammino diverso". Michele Emiliano, leader di Fronte democratico, ha parlato con i giornalisti oggi a Bari, a margine di una conferenza stampa sul turismo. "E adesso - ha aggiunto - la brutta notizia  che ha perfino deciso di iscriversi al Pd: questa veramente  la notizia più triste di questi giorni". 

Calenda? Motivo in più per allearsi con i 5 Stelle
"Adesso - ha proseguito - con i nuovi risultati elettorali, c'è da chiedersi che succederà all'Ilva, alla Tap, all'Alitalia. Tutte cose che gli avevo detto in precedenza e che avremmo potuto risolvere brillantemente con il governo del Pd. Ma per colpa di Calenda tutto questo è andato in stallo". "E adesso - ha aggiunto - la brutta notizia è che ha perfino deciso di iscriversi al Pd. Non riesco a capire perché non scrivano queste mie dichiarazioni sui giornali - ha evidenziato - le ho fatte anche ieri ma sono sparite oggi". "Evidentemente - ha rilevato Emiliano - tutto questo status quo che ha cercato di difendere l'indifendibile, adesso è dietro Calenda". "Bene - ha proseguito - vorrà dire che se continuiamo così il Pd sparirà dalla faccia dell'orizzonte politico". A Emiliano è stato poi fatto notare un tweet in cui Calenda afferma che se il Pd si alleasse con il M5s, il suo sarebbe "il tesseramento più breve della storia dei partiti politici". "È un motivo in più per fare l'alleanza con il M5s - ha detto Emiliano - prima se ne va Calenda, meglio è".