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MONDO

L'assalto al locale gay

Orlando: rabbia e dolore per le 49 vittime, tra loro il ragazzo che inviava sms alla madre

A 24 ore dalla strage al night club messa a segno da Omar Mateen, la città è come paralizzata.  Polizia e Fbi sono al lavoro ininterrottamente, il procuratore federale annuncia che "altre persone sono indagate". Intanto, identificate 48 delle 49 vittime del killer. Tra loro c'è Eddie Justice, il giovane che via sms chiedeva disperatamente aiuto alla madre 

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Per la strage di Orlando sono indagate altre persone. "C'è un'indagine penale su altre persone in connessione con la sparatoria nel club", ha annunciato oggi il procuratore federale, aprendo così un nuovo scenario sulla strage al locale gay compiuta nella notte tra sabato e domenica da Omar Mateen, cittadino americano figlio di immigrati afghani. Mateen aveva giurato fedeltà all'Isis e durante l'assedio ha tentato di negoziare con le autorità, conferma intanto la polizia in una conferenza stampa, spiegando anche che le vittime sono 49 e che 48 sono state identificate. Tra loro c'è Eddie Justice, il trentenne che ha inviato messaggi alla madre mentre era tenuto in ostaggio. Era nascosto nel bagno delle donne. Da lì inviava sms alla madre Mina, chiedendo disperatamente aiuto.

Il giorno dopo la strage Orlando è come paralizzata. Davanti al "Pulse", il night club da qualche ora diventato tristemente noto al mondo, decine di persone si radunano per testimoniare la vicinanza ai parenti delle vittime, il no alla violenza, il "basta alle armi". ''Un altro 11 settembre'', ''Abbiamo fatto la storia, ma non in senso positivo'' sono alcune delle frasi che si leggono su cuscini colorati a forma di cuore, su cartelli e striscioni. A decine sfilano in una atmosfera surreale, davanti al teatro della piu' sanguinosa sparatoria nella storia americana. Le strade sono chiuse, il silenzio e' interrotto solo da un elicottero che perlustra l'area e la citta', spettrale.

Il padre del killer: "Non ho mai capito che aveva l'odio nel cuore"
"Non so perché lo abbia fatto. Non ho mai capito che aveva l'odio nel cuore. Se avessi saputo le sue intenzioni, lo avrei fermato" dice Saddique Mateen, il padre del killer. "Mio figlio - scrive l'uomo in un comunicato diretto al popolo in Afghanistan, suo Paese d'origine - era un bravo ragazzo, con una moglie e un bambino. Lo vidi il giorno prima della strage - termina - non vidi il male nei suoi occhi. Sono addolorato e l'ho detto al popolo americano".

Il killer due volte in Arabia Saudita
Omar Mateen sarebbe stato due volte in Arabia Saudita: la prima nel 2011 e la seconda nel 2012. Lo riportano la Cnn e la Nbc, citando fonti investigative. Sentito dalla Nbc, il portavoce del ministero dell'Interno di Riad avrebbe confermato un viaggio di Omar per partecipare a un pellegrinaggio alla Mecca. Solo nel 2013 il killer è stato per la prima volta segnalato all'Fbi dopo la denuncia di alcuni colleghi di lavoro. Si è inoltre appreso che il killer di Orlando ha frequentato la moschea dove si recava occasionalmente a pregare Moner Mohammad Abusalha, un attentatore suicida che si è fatto esplodere in Siria. Lo riporta la Cnn, secondo cui, per il portavoce della moschea, non è chiaro se i due si conoscessero.

La ex moglie lo descrive come "instabile e violento"
La ex moglie aveva forse compreso qualcosa in più della personalità di Omar. Lo descrive come un uomo violento, mentalmente instabile e che assumeva steroidi. I due si erano conosciuti online nel 2009, sposati qualche mese piu' tardi e avevano vissuto per quattro mesi insieme: di origine uzbeka, Sitora Yusufiy, racconta di un uomo caratteriale, "mentalmente malato", che diventava pazzo per niente, per esempio per il fatto che la lavatrice non avesse finito il ciclo. All'inizio, il giovane si era presentato come un uomo normale, tranquillo, non particolarmente religioso, appassionato di sport. Ma poi aveva cominciato a rivelare altri tratti del carattere e aveva anche cominciato a picchiarla. "Non mi permetteva di parlare con la mia famiglia. Mi teneva lontano, quasi ostaggio. Io cercavo di vedere comunque il lato buono. Ma la mia famiglia, che assisteva a quello che stava succedendo, ha deciso di salvarmi da quella situazione". "Mi ritengo molto fortunata", ha aggiunto, "la mia famiglia mi ha letteralmente salvata".

49 morti e 53 feriti
E' di 49 morti e 53 feriti il bilancio dell'attacco sferrato da Omar Mateen. E' entrato nel locale sparando all'impazzata, ci si è asserragliato trattenendo ostaggi, ci è morto dopo averli utilizzati come scudi umani, durante un conflitto a fuoco con la polizia. Mateen, che aveva comprato legalmente le armi usate nella strage, era incensurato. Prima di compiere il massacro ha chiamato il 911, annunciando fedelta' al leader dell'Isis, Abu Bakr al-Baghdadi. 

L'Isis: "Il miglior regalo per il Ramadan"
Immediata la rivendicazione dell'assalto da parte dell'Isis. Lo Stato Islamico, su alcuni social media vicini alla formazione terroristica, ha fatto sapere che Mateen era un combattente del Daesh e l'azione e' stata celebrata come "il miglior regalo per il ramadan". Alcuni simpatizzanti jihadisti hanno aggiunto che "Possa Allah accogliere l'eroe che lo ha fatto e ispirare altri a fare altrettanto" e altri hanno pubblicato una sua foto definendolo un "eroe che ha ucciso 25 crociati pervertiti in un nightclub".

L'Fbi: Mateen "attenzionato" nel 2013
Nel frattempo proseguono le indagini e il presidente americano terra' oggi un incontro con i vertici delle agenzie anti-terrorismo per discutere i progressi dell'inchiesta. Vi parteciperanno anche il vice presidente Joe Biden; il direttore dell'Fbi, James Comey; il segretario per la Sicurezza interna, Jeh Johnson; il direttore del Centro nazionale antiterrorismo (Nctc), Nicholas Rasmussen, e il vice procuratore nazionale, Sally Yates. L'Fbi ha fatto sapere, infatti, che Mateen era stato attenzionato dal Bureau nel 2013 a seguito di alcune affermazioni fatte a colleghi, che facevano ipotizzare possibili legami con il terrorismo. A seguito di cio', l'uomo fu interrogato due volte, ma non furono trovati elementi a sostegno di questa tesi e l'indagine fu chiusa.


L'uomo arrestato a Los Angeles scollegato dai fatti di Orlando
L'arresto effettuato ieri dalla polizia a Los Angeles di un uomo che aveva con se armi, munizioni e forse esplosivi, infatti, sarebbe scollegato agli eventi di Orlando. A Santa Monica gli agenti avevano perquisito il veicolo di un uomo che voleva partecipare al Gay pride a West Hollywood e vi avevano trovato all'interno diversi fucili d'assalto, munizioni e materiale che sarebbe potuto essere usato per costruire esplosivi.