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ECONOMIA

Fisco

Padoan in un'intervista: ecco il piano per tagliare le tasse

Per il ministro dell'Economia, l'Europa farà concessioni sul deficit per ridurre la pressione fiscale. E Padoan riflette anche sulle ipotesi di finanziare le coperture con altre tasse o un taglio maggiore della spesa pubblica

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Pier Carlo Padoan (ansa)
"Esiste, dallo scorso gennaio, una clausola europea sulla flessibilità consentita sui conti pubblici nei paesi che fanno riforme", in modo da avere un maggiore indebitamento che però assicuri le coperture necessarie al taglio delle tasse. "L' Italia ne ha già chiesto l' attivazione, e non a caso l' ha ottenuta". Lo afferma il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan, in un' intervista al Foglio.

Perché Bruxelles dia il via libera, riflette Padoan, "i tagli delle tasse devono essere credibili, finanziati in tutto o in parte con tagli di spesa. Le riforme consentono di beneficiare della flessibilità".

"Da 12 mesi a questa parte è completamente cambiato il modo in cui Bruxelles guarda al nostro paese. Siamo diventati un esempio, è passato il momento in cui si discuteva del decimale di aggiustamento in più o in meno".

Padoan riflette anche sulle ipotesi di finanziare le coperture con altre tasse o un taglio maggiore della spesa pubblica. "È indubbio che cancellando la Tasi occorre pensare anche a come garantire le risorse per i comuni", mentre la revisione della spesa pubblica è d'obbligo, "considerate anche le clausole di salvaguardia da disinnescare".

Riflette poi sulle polemiche sulla Tasi: "nelle condizioni attuali - dice il ministro - è legittimo un cambio di passo rispetto a una tradizione passata della sinistra, una tradizione che appare un po' inaridita".    

L' ex capo-economista Ocse torna poi sull' euro e spiega le ragioni che sconsigliano l'uscita dalla moneta unica: "Primo punto: l'uscita è la scelta della disperazione, e l'Italia non è un Paese disperato. Secondo punto: la teoria economica si è sbizzarrita sugli scenari possibili, ma in realtà lì fuori è solo terra incognita". Sottolinea poi come "uno stato che uscisse perché troppo indebitato, con il debito che restasse in euro, vedrebbe aggravarsi la sua posizione. Così, siamo al terzo punto, si accelera la strada verso il default, un' altra tragedia non valutabile".