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ITALIA

Blitz dei Carabinieri

Palermo, un triumvirato a capo di Cosa Nostra. 39 arresti. La mafia torna a investire nella droga

Tre quarantenni a capo dei clan Pagliarelli, Corso Calatafimi e Villaggio Santa Rosalia. Il triumvirato ha riorganizzato gli affari di Cosa Nostra: "pizzo" in crisi e torna il business della droga, sequestrati oltre 250 chili di stupefacenti

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Tre quarantenni, nuovi capi delle famiglie mafiose di Pagliarelli, corso Calatafimi e Villaggio Santa Rosalia, costituivano a Palermo una sorta di "triumvirato" che reggeva le redini di Cosa Nostra e che prendeva di concerto le decisioni più importanti. Questo lo scenario che emerge dall'operazione antimafia dei carabinieri, chiamata"Verbero" e che ha portato all'arresto di 39 persone.
Il triumvirato - cha ha riorganizzato gli affari di Cosa Nostra -  era costituito secondo gli inquirenti da Giuseppe Massimiliano Perrone, capo della famiglia mafiosa di Pagliarelli, da Alessandro Alessi, al vertice della famiglie di corso Calatafimi, e da Vincenzo Giudice, reggente della famiglia del Villaggio Santa Rosalia. Raggiunto dal provvedimento restrittivo anche Salvatore Sansone, nipote del capo mandamento di Pagliarelli, Nino Rotolo, e ritenuto elemento di spicco della famiglia di Uditore.

Pizzo in crisi
Dall'indagine emerge che il "pizzo" non procura più i guadagni di un tempo, sia per le denunce crescenti sia perchè la crisi economica rende impossibile incassare grosse somme dalle vittime. La mafia è quindi tornata a investire sulla droga e gestisce lo spaccio di stupefacenti. Un business attualmente privilegiato rispetto al racket delle estorsioni che, negli ultimi anni, ha rimpinguato le casse dei clan e sostentato le famiglie dei 'picciotti' detenuti. Scoperte, comunque, diverse estorsioni: i commercianti continuano a pagare, anche se qualcuno trova il coraggio di denunciare. Un imprenditore, che stava effettuando lavori di ristrutturazione al Policlinico, si sarebbe rivolto agli inquirenti raccontando loro di avere ricevuto una richiesta di pizzo di 500 mila euro.

Il business della droga
Nel corso dell'inchiesta, coordinata dalla Dda, i carabinieri hanno sequestrato oltre 250 chili di droga e hanno ricostruito le rotte della droga, provenienti prevalentemente da Torino e Napoli. 

Le indagini
A questo filone investigativo si collegano operazioni che negli anni scorsi hanno portato al sequestro di oltre 400 chili di hashish. Una grossa partita, di 250 chili, era stata intercettata nel novembre 2012, quando i carabinieri avevano arrestato Giacinto Tutino, ritenuto vicino agli ambienti mafiosi di Bagheria, sorpreso alla guida di un furgone per il trasporto di cavalli e al cui interno era nascosto il carico di stupefacenti, acquistati dal clan camorristico Gallo-Cavaliere di Torre Annunziata. Nel marzo 2014 altri 150 chili di hashish provenienti da Torino erano stati sequestrati ai corrieri che li stavano movimentando, il torinese Eros Fonsato e i catanesi Agatino Spampinato e Salvatore Bellia. Secondo i carabinieri, questa droga era riconducibile a Concetta Celano, una donna di origini siracusane che nel 2003 era stata considerata a capo di un'organizzazione di trafficanti in contatto diretto con il Perù e l'Ecuador. Anche lo spaccio al minuto si svolgeva sotto il controllo dei clan, che avevano imposto un "protocollo operativo" per i pusher. Chi non lo rispettava, veniva privato dei veicoli a lui in uso e, nei casi più gravi, subiva sanguinose spedizioni punitive.

L'indagine è stata coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dagli aggiunti Leonardo Agueci e Teresa Principato e dai sostituti procuratori Caterina Malagoli e Francesco Grassi. Associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, corruzione i reati sono stati contestati.