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MONDO

Regina Coeli

Papa Francesco: "Essere uniti rispettando le diversità è il cammino per la pace"

"Che questa festa, segno di unità nella diversità di culture, ci aiuti a capire che il cammino verso la pace è questo: fare l'unità rispettando le diversità"

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"Saluto in modo particolare tutti coloro che partecipano oggi alla Festa dei Popoli, che si svolge nella piazza di San Giovanni in Laterano", ha detto papa Francesco al termine del Regina Caeli. "Che questa festa, segno di unità nella diversità di culture, ci aiuti a capire che il cammino verso la pace è questo: fare l'unità rispettando le diversità", ha aggiunto il Pontefice. 

Il Papa ha poi annunciato  che "oggi, nel contesto molto appropriato della Pentecoste, viene pubblicato il mio Messaggio per la prossima Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra ogni anno nella terza domenica di ottobre". "Lo Spirito Santo dia forza a tutti i missionari 'ad gentes' e sostenga la missione della Chiesa nel mondo intero", ha aggiunto. "E lo Spirito Santo ci dia giovani, ragazzi e ragazze forti, che hanno voglia di andare ad annunciare il Vangelo: chiediamo questo oggi allo Spirito Santo", ha quindi detto il Papa 'a braccio'.

Questa mattina il Pontefice ha celebrato la messa della solennità di Pentecoste. Hanno concelebrato, con il Papa, cardinali, arcivescovi, vescovi e sacerdoti. "Tutta l'opera della salvezza  è un'opera di rigenerazione, nella quale la paternità di Dio, mediante il dono del Figlio e dello Spirito, ci libera dall'orfanezza in cui siamo caduti", ha detto Bergoglio. "Anche nel nostro tempo - ha affermato - si  riscontrano diversi segni di questa nostra condizione di orfani: quella solitudine interiore che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte può diventare tristezza esistenziale; quella presunta autonomia da Dio, che si accompagna ad una certa nostalgia della sua vicinanza; quel diffuso analfabetismo spirituale per cui ci ritroviamo incapaci di pregare; quella difficoltà a sentire vera e reale la vita eterna, come pienezza di comunione che germoglia qui e sboccia oltre la morte; quella fatica a riconoscere l'altro come fratello, in quanto figlio dello stesso Padre; e altri segni simili". Secondo il Pontefice, "a tutto questo si oppone la condizione di figli, che è la nostra vocazione originaria, è ciò per cui siamo fatti, il nostro più profondo 'Dna', che però è stato rovinato e per essere ripristinato ha richiesto il sacrificio del Figlio Unigenito". "Dall'immenso dono d'amore che è la morte di Gesù sulla croce - ha aggiunto -, è scaturita per tutta l'umanità, come un'immensa cascata di grazia, l'effusione dello Spirito Santo. Chi si immerge con fede in questo mistero di rigenerazione rinasce alla pienezza della vita filiale".   "La missione di Gesù, culminata nel dono dello Spirito Santo - ha detto ancora Francesco -, aveva questo scopo essenziale: riallacciare la nostra relazione con il Padre, rovinata dal peccato; toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli".