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MONDO

Vaticano

Papa Francesco: "I mafiosi sono gli Erodi del nostro tempo"

"Le mafie negano il Vangelo, nonostante la religiosità sbandierata", scrive Papa Francesco nella prefazione del libro che il vescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone, ha dedicato a Rosario Livatino, il "giudice ragazzino" che il 9 maggio sarà proclamato beato

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"L'attualità di Rosario Livatino è  sorprendente, perché coglie i segni di quel che sarebbe emerso con maggiore evidenza nei decenni seguenti, non soltanto in Italia, cioè la giustificazione dello sconfinamento del giudice in ambiti non propri, soprattutto nelle materie dei cosiddetti 'nuovi diritti', con sentenze che sembrano preoccupate di esaudire desideri sempre nuovi, disancorati da ogni limite oggettivo". A scriverlo è Papa Francesco nella prefazione del libro che il vescovo di Catanzaro, Vincenzo Bertolone, ha dedicato a Rosario Livatino, il "giudice ragazzino" che il 9 maggio sarà proclamato beato. Uno stralcio della prefazione è pubblicata oggi dal quotidiano "La Repubblica".
"Egli pensava, fin da laureato in diritto, al modo migliore di svolgere il ruolo di giudice. Soffriva molto nelle pronunce penali nei confronti degli imputati, perché constatava come la libertà, male interpretata, avesse infranto la regola della giustizia", prosegue Bergoglio,

"E nello stesso momento in cui doveva giudicare secondo legge, si poneva da cristiano il problema del perdono. Compiendo quotidianamente un atto di affidamento totale e generoso a Dio, eglie' un luminoso punto di riferimento per gli uomini e le donne di oggi e di domani, soprattutto per i giovani che, tuttora, vengono irretiti dalle sirenemafiose per una vita di violenza, di corruzione, di sopraffazione e di morte."La sua testimonianza martiriale di fede e giustizia sia seme di concordia e di pace sociale, sia emblema della necessita' di sentirci ed essere fratelli tutti, e non rivali o nemici", scrive il Papa.

"Quelle dette dal giudice Rosario Livatino ai suoi assassini - 'Picciotti, che cosa vi ho fatto?' - scrive papa Francesco, erano "parole che gridavano contro gli Erodi del nostro tempo, quelli che, non guardando in faccia all'innocenza, arruolano perfino gli adolescenti per farli diventare killer spietati in missioni di morte. Grido di dolore e al tempo stesso di verità, che con la sua forza annienta gli eserciti mafiosi, svelando delle mafie in ogni forma l'intrinseca negazione del Vangelo, a dispetto della secolare ostentazione di santini, di statue sacre costrette ad inchini irriguardosi, di religiosità sbandierata quanto negata".

Udienza generale: "Chi serve il denaro è contro Dio"
"Chi serve il denaro è contro Dio". E' l'ammonimento del Papa nel corso dell'udienza generale
trasmessa via streaming dalla Biblioteca Apostolica. Bergoglio, ricordando che da domani entra nel vivo il Triduo Pasquale, incentra la sua meditazione sulla Passione, la Morte e la Risurrezione di Cristo. E proprio a proposito della Risurrezione, Francesco coglie l'occasione per lanciare un monito ai fedeli.

"Colui che era stato crocifisso è risorto! Tutte le domande e le incertezze, le esitazioni e le paure sono fugate da questa rivelazione. Il Risorto ci dà la certezza che il bene trionfa sempre sul male, che la vita vince sempre la morte e la nostra fine non è scendere sempre più in basso, di tristezza in tristezza, ma salire in alto. Il Risorto - dice il Papa - è la conferma che Gesù ha ragione in tutto: nel prometterci la vita oltre la morte e il perdono oltre i peccati. I discepoli non credevano, la prima a credere è stata Maria Maddalena e poi tutti i discepoli che lo hann visto". 

Bergoglio però si sofferma su chi, pur avendo visto, fa finta di non vedere: "Vorrei soffermarmi sulle guardie e i soldati nel sepolcro per non lasciare che i discepoli prendessero il corpo. Lo hanno visto risorto, i nemici, e poi hanno fatto finta di non vederlo. Perché? Perché Sono stati pagati". Da qui la sferzata: "Ci sono due signori nel mondo: Dio e il denaro, chi serve il denaro è contro Dio e qui il denaro ha fatto cambiare la realtà. Pensiamo quante volte uomini e donne cristiani pagati per non riconoscere nella pratica la risurrezione di Cristo".

Francesco ricorda quindi la seconda Pasqua in pandemia: "Cari fratelli e sorelle, anche quest'anno vivremo le celebrazioni pasquali nel contesto della pandemia. In tante situazioni di sofferenza, specialmente quando a patirle sono persone, famiglie e popolazioni giàprovate da povertà, calamità o conflitti, la Croce di Cristo è come un faro che indica il porto alle navi ancora al largo nel mare in tempesta. E il segno della speranza che non delude; e ci dice che nemmeno una lacrima, nemmeno un gemito vanno perduti nel disegno di salvezza di Dio. Non lasciarsi pagare per dimenticare il Signore".