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MONDO

Domenica delle Palme

Papa Francesco: "Tanti non si assumono responsabilità sul destino dei profughi "

Gesù, ha spiegato il Papa "ci ha mostrato con l'esempio che noi abbiamo bisogno di essere raggiunti dal suo amore, che si china su di noi; non possiamo farne a meno, non possiamo amare senza farci prima amare da Lui"

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Con il gesto della lavanda dei piedi, "il Signore e Maestro si abbassa fino ai piedi dei discepoli, come solo i servi facevano". Lo ha ricordato Papa Francesco nell'omelia della messa delle Palme celebrata in piazza San Pietro. "La Liturgia di oggi - ha detto - ci insegna che il Signore non ci ha salvati con un ingresso trionfale o mediante dei potenti miracoli".

Gesù, ha spiegato il Papa alla folla che gremiva piazza San Pietro, "ci ha mostrato con l'esempio che noi abbiamo bisogno di essere raggiunti dal suo amore, che si china su di noi; non possiamo farne a meno, non possiamo amare senza farci prima amare da Lui, senza sperimentare la sua sorprendente tenerezza e senza accettare che l'amore vero consiste nel servizio concreto".

E il giorno dopo quell'Ultima Cena, il Venerdì Santo, "all'apice dell'annientamento, rivela il volto vero di Dio, che è misericordia. Perdona i suoi crocifissori, apre le porte del paradiso al ladrone pentito e tocca il cuore del centurione. Se è abissale il mistero del male, infinita è la realtà dell'Amore che lo ha attraversato, giungendo fino al sepolcro e agli inferi, assumendo tutto il nostro dolore per redimerlo, portando luce nelle tenebre, vita nella morte, amore nell'odio". 

"Può sembrarci tanto distante - ha commentato Francesco - il modo di agire di Dio, che si è annientato per noi, mentre a noi pare difficile persino dimenticarci un poco di noi. Egli viene a salvarci; siamo chiamati a scegliere la sua via: la via del servizio, del dono, della dimenticanza di se'. Possiamo incamminarci su questa via soffermandoci in questi giorni a guardare il Crocifisso, la 'cattedra di Dio', per imparare l'amore umile, che salva e da' la vita, per rinunciare all'egoismo, alla ricerca del potere e della fama.

Con la sua umiliazione, Gesù ci invita a camminare sulla sua strada". "Rivolgiamo lo sguardo a Lui, chiediamo - ha esortato rivolto ai fedeli che gremivano tutti i settori della piazza - la grazia di capire qualcosa di questo mistero del suo annientamento per noi; e così, in silenzio, contempliamo il mistero di questa Settimana".

Nell'omelia, Bergoglio ha commentato in particolare i due verbi con i quali San Paolo sintetizza il percorso della redenzione: "svuotarsi" e "umiliarsi". "Ci dicono - ha osservato - fino a quale estremo è giunto l'amore di Dio per noi. Gesù svuotò sè stesso: rinunciò alla gloria di Figlio di Dio e divenne Figlio dell'uomo, per essere in tutto solidale con noi peccatori, Lui che è senza peccato".

"Non solo: ha vissuto tra noi in una condizione di servo. Non di re, nè di principe, ma di servo", ha continuato il Pontefice rilevando che il Signore "si è umiliato, e l'abisso della sua umiliazione, che la Settimana Santa ci mostra, sembra non avere fondo".

Infatti  "l'umiliazione che Gesù subisce si fa estrema nella Passione: viene venduto per trenta denari e tradito con un bacio da un discepolo che aveva scelto e chiamato amico. Quasi tutti gli altri fuggono e lo abbandono; Pietro lo rinnega tre volte nel cortile del tempio. Umiliato nell'animo con scherni, insulti e sputi, patisce nel corpo violenze atroci: le percosse, i flagelli e la corona di spine rendono il suo aspetto irriconoscibile. Subisce - ha concluso Francesco - anche l'infamia e la condanna iniqua delle autorità, religiose e politiche: è fatto peccato e riconosciuto ingiusto". 

Migranti: troppi fanno come Pilato, lavandosi le mani
Il Vangelo ci racconta che "quando Pilato invia Gesù da Erode  questi lo rimanda dal governatore romano: mentre gli viene negata ogni giustizia, Gesù prova sulla sua pelle anche l'indifferenza, perchè nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino. Penso a tanta gente, tanti emarginati, profughi rifugiati e dico che di loro tanti non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino". Sono parole aggiunte da Papa Francesco all'omelia di oggi in piazza San Pietro.