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MONDO

Il pellegrinaggio apostolico

Papa Francesco è a Baghdad: "La violenza è incompatibile con la fede"

Nel primo giorno dello storico viaggio in Iraq il Papa ha incontrato le autorità politiche e religiose nel Palazzo Presidenziale di Baghdad e la comunità cattolica nella chiesa di Nostra Signora della Salvezza

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"Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!".

È il forte appello lanciato dal Papa nel suo primo discorso in Iraq, rivolto alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della Società Civile e ai membri del Corpo Diplomatico, incontrati nel Palazzo Presidenziale di Baghdad.

Il Pontefice ha esordito esprimendo la sua gratitudine per "l’opportunità di compiere questa Visita Apostolica, a lungo attesa e desiderata, nella Repubblica di Iraq; di poter venire in questa terra, culla della civiltà strettamente legata, attraverso il Patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza e alle grandi tradizioni religiose dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam. Esprimo la mia gratitudine al Signor Presidente Salih per l’invito e per le cortesi parole di benvenuto, che mi ha rivolto anche a nome delle altre Autorità e del suo amato popolo. Ugualmente saluto i Membri del Corpo diplomatico e i Rappresentanti della società civile".

Yazidi, "vittime innocenti di insensata barbarie"
"Negli scorsi decenni, l'Iraq ha patito i disastri delle guerre, il flagello del terrorismo e conflitti settari spesso basati su un fondamentalismo che non può accettare la pacifica coesistenza di vari gruppi etnici e religiosi, di idee e culture diverse. Tutto ciò ha portato morte, distruzione, macerie tuttora visibili, e non solo a livello materiale: i danni sono ancora più profondi se si pensa alle ferite dei cuori di tante persone e comunità, che avranno bisogno di anni per guarire. E qui, tra i tanti che hanno sofferto, non posso non ricordare gli yazidi, vittime innocenti di insensata e disumana barbarie, perseguitati e uccisi a motivo della loro appartenenza religiosa, e la cui stessa identità e sopravvivenza è stata messa a rischio".

Chiesa Cattolica "amica di tutti"
"Anche in Iraq la Chiesa Cattolica desidera essere amica di tutti e, attraverso il dialogo, collaborare in modo costruttivo con le altre religioni, per la causa della pace. L'antichissima presenza dei cristiani in questa terra e il loro contributo alla vita del Paese costituiscono una ricca eredità, che vuole poter continuare al servizio di tutti. La loro partecipazione alla vita pubblica, da cittadini che godano pienamente di diritti, libertà e responsabilità, testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico e culturale può contribuire alla prosperità e all'armonia del Paese".

Papa a autorità Iraq: diritti e protezione a tutte le fedi
La diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratterizzato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare. Oggi l'Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile". Lo ha detto il Papa sottolineando che "la coesistenza fraterna ha bisogno del dialogo paziente e sincero, tutelato dalla giustizia e dal rispetto del diritto. Non è un compito facile: richiede fatica e impegno da parte di tutti per superare rivalità e contrapposizioni, e parlarsi a partire dall'identità più profonda che abbiamo, quella di figli dell'unico dio e creatore. In base a questo principio la Santa Sede, in Iraq come altrove, non si stanca di appellarsi alle autorità competenti perché concedano a tutte le comunità religiose riconoscimento, rispetto, diritti e protezione".

Un appello alla comunità internazionale
Il Papa lancia un appello alla comunità internazionale perché svolga un ruolo di pacificazione in Iraq e nel Medio Oriente ma "senza imporre interessi politici o ideologici". "Anche la comunità internazionale ha un ruolo decisivo - ha detto papa Francesco - da svolgere nella promozione della pace in questa terra e in tutto il medio oriente". "Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell'amicizia e dell'impegno costruttivo, ma continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici".

Appello ai politici iracheni
Il Papa lancia un appello a politici e diplomatici iracheni affinché siano promotori di uno "spirito di solidarietà fraterna. È necessario contrastare la piaga della corruzione, gli abusi di potere e l'illegalità, ma non è sufficiente. Occorre nello stesso tempo edificare la giustizia, far crescere l'onestà, la trasparenza e rafforzare le istituzioni a ciò preposte. In tal modo può crescere la stabilità e svilupparsi una politica sana, capace di offrire a tutti, specialmente ai giovani, così numerosi in questo paese, la speranza di un avvenire migliore". 

Crisi Covid richiede sforzi comuni
"La mia visita avviene nel tempo in cui il mondo intero sta cercando di uscire dalla crisi della pandemia da Covid-19, che non ha solo colpito la salute di tante persone, ma ha anche provocato il deterioramento di condizioni sociali ed economiche già segnate da fragilità e instabilità". Ha detto il Pontefice. "Questa crisi richiede sforzi comuni da parte di ciascuno per fare i tanti passi necessari, tra cui un'equa distribuzione dei vaccini per tutti. Ma non basta: questa crisi è soprattutto un appello a "ripensare i nostri stili di vita il senso della nostra esistenza. Si tratta di uscire da questo tempo di prova migliori di come eravamo prima; di costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide.", ha aggiunto.

Il primo discorso del Pontefice davanti alle autorità irachene


Il Papa nella chiesa della strage Isis del 2010
Il Papa, nell'incontro con il mondo religioso nella chiesa di Nostra Signora della Salvezza, ha ricordato i "nostri fratelli e sorelle morti nell'attentato terroristico in questa cattedrale dieci anni fa e la cui causa di beatificazione è in corso. La loro morte ci ricorda con forza che l'incitamento alla guerra, gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi. E voglio ricordare tutte le vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa". "Domani, a Ur, incontrerò i leader delle tradizioni religiose presenti in questo paese - ha detto ancora il Papa - per proclamare ancora una volta la nostra convinzione che la religione deve servire la causa della pace e dell'unità tra tutti i figli di dio".

I giovani "portatori di promessa e speranza"
Papa Francesco ha quindi invitato la comunità cattolica a prendersi cura dei giovani: "Ovunque sono portatori di promessa e di speranza, e soprattutto in questo Paese. Qui infatti non c'è solo un inestimabile patrimonio archeologico, ma una ricchezza incalcolabile per l'avvenire: sono i giovani! Sono il vostro tesoro e occorre prendersene cura, alimentandone i sogni, accompagnandone il cammino, accrescendone la speranza". "Benché giovani, - osserva Bergoglio - la loro pazienza è già stata messa duramente alla prova dai conflitti di questi anni. Ma ricordiamoci, loro - insieme agli anziani - sono la punta di diamante del Paese, i frutti più saporiti dell'albero: sta a noi coltivarli nel bene e irrigarli di speranza".

10 anni fa l'attacco dell'Isis
La cattedrale di Sayidat Al-Nejat (Nostra Signora della Salvezza) il 31 ottobre 2010 fu attaccata dall'Isis durante la celebrazione della messa. Furono uccise 48 persone, tra loro anche due sacerdoti, e restarono feriti 70 fedeli. Dopo l'attacco la chiesa è stata ristrutturata e per le vittime è stato eretto un memoriale. I due sacerdoti uccisi sono sepolti nella cripta. Il 31 ottobre 2019 si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione e dichiarazione di martirio di questi 48 "servi di Dio". Prima della guerra in Iraq, circa 5mila famiglie visitavano regolarmente la cattedrale di Sayidat Al-Nejat. Dal 2018, le tre chiese siro-cattoliche di Baghdad sono state visitate regolarmente da non più di mille famiglie. Il Papa in questa chiesa ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i catechisti.

Il papa ricorda le vittime dell'attentato


Questa mattina l'arrivo a Baghdad
Papa Francesco è arrivato in Iraq dopo quattro ore e mezzo di volo: una visita storica e attesa. È il suo trentatreesimo viaggio apostolico, tra i più importanti perché è Bergoglio a incontrare la più grande figura dell'Islam sciita, un gesto che è stato molto apprezzato dal mondo islamico.

Il Papa è stato accolto da canti e balli tradizionali iracheni nell'aeroporto di Baghdad. Il pontefice, sceso dall'aereo con la mascherina, si è poi tolto la mascherina per intrattenersi faccia a faccia con il primo ministro iracheno Mustafa Abdellatif Mshatat per un colloquio di alcuni minuti nell'area vip dello scalo internazionale alla presenza di un monsignore che fungeva da interprete. Il premier ha poi accompagnato il Papa all'ingresso dell'aeroporto, passando tra due ale di danzatori che ballavano sulle note di una orchestra tradizionale locale. 

Attorno alle 14.30 (mezzogiorno e mezza in Italia) il Papa è entrato nell'auto blindata che, scortata da un imponente corteo di moto e auto delle forze di sicurezza, lo ha condotto al Palazzo Presidenziale, a 21 chilometri di distanza, dove si è tenuta la cerimonia ufficiale di benvenuto. Al suo arrivo è stato accolto dal Presidente della Repubblica d’Iraq, Barham Ahmed Salih Qassim, e dalla consorte all’ingresso del Palazzo Presidenziale. Dopo gli inni e la presentazione delle rispettive delegazioni, e dopo la foto ufficiale, il Papa si è diretto insieme al Presidente nello studio dove ha avuto luogo la visita di cortesia. Dopo l’incontro privato e la presentazione della famiglia, il Presidente ha accompagnato il Papa nella sala per lo scambio dei doni e, successivamente, nel grande salone del Palazzo dove il pontefice ha pronunciato il suo primo discorso in Iraq, rivolto alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della Società Civile e ai membri del Corpo Diplomatico, incontrati nel Palazzo Presidenziale di Baghdad.

I giornali stranieri
"Papa Francesco inizia una visita storica in Iraq". Titola così sul suo sito web la tv satellitare al-Jazeera nel giorno in cui inizia il viaggio del Pontefice nel Paese arabo. I giornali e i media di riferimento della regione dedicano ampio spazio alla visita del Pontefice nel Paese arabo. "'Pellegrino di Pace', Papa Francesco va nell'Iraq ferito dalla guerra", titola Asharq Al-Awsat. In risalto la tappa a Najaf e l'incontro che Papa Francesco avrà con il grande ayatollah Ali Al-Sistani. "La visita di Papa Francesco per dare speranza e conforto agli iracheni di tutte le fedi", titola Arab News, che parla di un "pellegrinaggio di tre giorni nonostante il recente aumento dei casi di coronavirus in Iraq e della violenza". "Papa Francesco in visita in Iraq", il titolo del live del sito Rudaw, che da giorni racconta dei preparativi nel Kurdistan iracheno in attesa del Pontefice.

La partenza
Giunto allo scalo di Fiumicino il Papa, prima di imbarcarsi sull' Airbus A330 dell'Alitalia ha salutato le autorità civili e religiose presenti, poi, con la borsa nera nella mano sinistra e la mascherina sul volto, è salito sulla scaletta per raggiungere il portellone di ingresso dell'aereo. Qui, il breve saluto all'equipaggio di undici persone, composto da tre piloti e otto assistenti di volo coordinati dal comandante Alberto Colautti. A bordo anche l'immagine della Vergine di Loreto, a cento anni dalla sua proclamazione di patrona degli aeronauti, e mentre è in corso il Giubileo lauretano che Francesco ha prorogato fino al 10 dicembre 2021.

Al momento di lasciare il territorio italiano, il Santo Padre ha fatto pervenire al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il consueto telegramma di sorvolo con l'auspicio di prosperità e serenità esteso a tutta la popolazione. Come ha ricordato il Santo Padre mercoledì scorso all'udienza generale, la visita in Iraq è accompagnata da una trepidante attesa.

"Da tempo - ha affermato Francesco dopo la catechesi - desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto; incontrare quella Chiesa martire nella terra di Abramo". Il Papa, mercoledì scorso, ha anche ricordato il desiderio non avverato del suo predecessore, Papa Wojtyla, di recarsi in Iraq. "Il popolo iracheno - ha detto - ci aspetta; aspettava San Giovanni Paolo II, al quale è stato vietato di andare. Non si può deludere un popolo per la seconda volta". Il primo viaggio apostolico in un Paese a maggioranza sciita, dilaniato negli ultimi decenni da laceranti conflitti, è anche preceduto da "un pensiero insistente". Quello del Papa condiviso il 10 giugno 2019 durante l'incontro con i partecipanti all'assemblea della riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali.

"Un pensiero insistente - ha detto in quell'occasione il Santo Padre - mi accompagna pensando all'Iraq, dove ho la volontà di andare il prossimo anno, perché possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della società, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali".

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