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MONDO

Regina Caeli

Papa. Un’Ave Maria del rosario per il Myanmar. Dolore per vittime Israele

Maggio è il mese della devozione alla Vergine Maria, rifugio per il dolore per la pandemia

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"Ognuno di noi si rivolge alla mamma, quando è nel bisogno o in difficoltà - ha detto  Papa Francesco - noi in questo mese chiediamo alla nostra Madre del Cielo di parlare al cuore di tutti i responsabili del Myanmar, perché trovino il coraggio di percorrere la strada dell'incontro, della riconciliazione e della pace". Sarà un mese - ha detto Bergoglio al Regina Caeli - una maratona di preghiere per la Chiesa birmana alla quale verrà dedicata un'Ave Maria del rosario quotidiano. “Noi in questo mese chiediamo – continua Francesco - alla nostra Madre del Cielo di parlare al cuore di tutti i responsabili del Myanmar, perché trovino il coraggio di percorrere la strada dell'incontro, della riconciliazione e della pace". "Pregate per la Chiesa birmana - ha aggiunto Papa Francesco - che mi sta molo a cuore”.

La tragedia in Israele
Sempre nel Regina Caeli Francesco ha rivolto parole di tristezza e di vicinanza “alla popolazione di Israele per l'incidente avvenuto venerdì scorso sul Monte Meron che ha provocato la morte di 45 persone e numerosi feriti. “Assicuro - ha detto- il mio ricordo nella preghiera per le vittime di questa tragedia e per i loro familiari”

La “buona” politica
Rivolto ai responsabili delle nazioni il Papa chiede ancora una volta che operino con saggezza e generosità. "Le somme per armamenti siano usate per studi prevenzione pandemie". L’auspicio è per una 'buona politica' .

I tralci, la vite, il tronco e i frutti
Un angelus nel quale il Papa ha spiegato che noi abbiamo bisogno di Gesù ma anche lui di noi. E lo con il paragone con i tralci di una vite. "I tralci senza la vite non possono fare nulla, hanno bisogno della linfa per crescere e per dare frutto; ma  anche la vite ha bisogno dei tralci, perché – spiega - i frutti non spuntano sul tronco dell'albero. E’  un bisogno reciproco, è un rimanere reciproco per dare frutto". Francesco ha spiegato che con esso "il Signore ci vuole dire" che "prima di tutto noi abbiamo bisogno di lui", e "che prima dell'osservanza dei suoi comandamenti, prima delle beatitudini, prima delle opere di misericordia, è necessario essere uniti a lui, rimanere in lui". "Non possiamo essere buoni cristiani se non rimaniamo in Gesù. Invece con lui possiamo tutto", ha osservato. "Ma anche Gesù, come la vite con i tralci, ha bisogno di noi. Come? Chiede alla folla in piazza San Pietro: “ha  bisogno della nostra testimonianza”.