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ITALIA

San Pietroi

Papa: per disabili pietismo, li chiudiamo in recinti e riserve, mettono in crisi modello dominante

"Attentano felicità privilegio"

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"Si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento". Lo ha rilevato il Papa nella messa conclusiva del giubileo dei disabili, aggiungendo che "nell'epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. Meglio - ha denunciato papa Francesco - tenere queste persone separate, in qualche 'recinto' - magari dorato - o nelle 'riserve' del pietismo e dell'assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere".

Il Papa celebra in piazza San Pietro la messa conclusiva dei tre giorni di eventi del giubileo dei disabili e malati. Le letture vengono proclamate da persone con diverse disabilità e tradotte nella Lingua dei segni Internazionale. La lettura del Vangelo viene anche drammatizzata da un gruppo di persone disabili intellettive per permettere che il testo sia compreso soprattutto dai fedeli con disabilità mentale-intellettiva. "In realtà, tutti prima o poi - ha osservato papa Bergoglio - siamo chiamati a confrontarci, talvolta a scontrarci, con le fragilità e le malattie nostre e altrui. E quanti volti diversi assumono queste esperienze così tipicamente e drammaticamente umane! In ogni caso, esse pongono in maniera più acuta e pressante l'interrogativo sul senso dell'esistenza. Nel nostro animo può subentrare anche un atteggiamento cinico, come se tutto si potesse risolvere subendo o contando solo sulle proprie forze. Altre volte, all'opposto, si ripone tutta la fiducia nelle scoperte della scienza, pensando che certamente in qualche parte del mondo esiste una medicina in grado di guarire la malattia. Purtroppo non è così, e anche se quella medicina ci fosse, sarebbe accessibile a pochissime persone".

"Conosciamo l'obiezione che, soprattutto in questi tempi, viene mossa davanti a un'esistenza segnata da forti limitazioni fisiche. Si ritiene - ha denunciato papa Francesco - che una persona malata o disabile non possa essere felice, perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del piacere e del divertimento. Nell'epoca in cui una certa cura del corpo è divenuta mito di massa e dunque affare economico, ciò che è imperfetto deve essere oscurato, perché attenta alla felicità e alla serenità dei privilegiati e mette in crisi il modello dominante. Meglio tenere queste persone separate, in qualche 'recinto' - magari dorato - o nelle 'riserve' del pietismo e dell'assistenzialismo, perché non intralcino il ritmo del falso benessere. In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio sbarazzarsene quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi. Ma, in realtà, quale illusione vive l'uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità! Egli non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l'accettazione della sofferenza e del limite. Il mondo non diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente 'perfette', per non dire truccate, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l'accettazione reciproca e il rispetto". "La derisione, l'emarginazione e il compatimento", ha detto ancora papa Francesco, sono situazioni che avvicinano la sofferenza dei malati e disabili a quella di Cristo.

"Per alcuni disabili troppo costosi in tempo di crisi"
In alcuni casi, addirittura, si sostiene che è meglio "sbarazzarsi" dei disabili "quanto prima, perché diventano un peso economico insostenibile in un tempo di crisi. Ma, in realtà, - ha denunciato il Papa nella messa conclusiva del giubileo dei malati - quale illusione vive l'uomo di oggi quando chiude gli occhi davanti alla malattia e alla disabilità! Egli non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l'accettazione della sofferenza e del limite. Il mondo non diventa migliore - ha ammonito il Pontefice - perché composto soltanto da persone apparentemente 'perfette', per non dire truccate, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l'accettazione reciproca e il rispetto.

Rappresentazione Vangelo per disabili mentali
Per la prima volta una lettura del Vangelo è stata rappresentata in piazza San Pietro, da disabili mentali, rivolti in particolare ad altri disabili mentali. La rappresentazione del brano di san Luca su Gesù, a cui, in visita dal fariseo Simone, una peccatrice lava i piedi e li bagna con le proprie lacrime, si svolge nell'ambito della messa conclusiva del giubileo dei malati e dei disabili, che per tre giorni ha visto diversi riti, catechesi, momenti ludici, tenuti nei vari linguaggio della disabilità. Anche oggi, per esempio, la seconda lettura della messa è stata letta in inglese da un testo in Braille, da una ragazza non vedente, mentre il rito viene tradotto nella lingua internazionale dei segni.

Come viviamo la malattia è indice nostra capacità amore
"Il modo in cui viviamo la malattia e la disabilità - ha detto il Papa nella messa conclusiva del giubileo dei malati e disabili, che celebra in piazza San Pietro - è indice dell'amore che siamo disposti a offrire. Il modo in cui affrontiamo la sofferenza e il limite - ha aggiunto - è criterio della nostra libertà di dare senso alle esperienze della vita, anche quando ci appaiono assurde e non meritate. Non lasciamoci turbare, pertanto, da queste tribolazioni. Sappiamo che nella debolezza possiamo diventare forti".

Contro patologia della tristezza,amare nonostante tutto
Oggi non esiste solo la sofferenza fisica, ma, ha rimarcato il Papa concludendo il giubileo dei malati e disabili, "una delle patologie più frequenti è anche quella che tocca lo spirito. E' una sofferenza che coinvolge l'animo e lo rende triste perché privo di amore: la patologia della tristezza". "Quando si fa esperienza della delusione o del tradimento nelle relazioni importanti, - ha rimarcato il Pontefice - allora ci si scopre vulnerabili, deboli e senza difese. La tentazione di rinchiudersi in sé stessi si fa molto forte, e si rischia di perdere l'occasione della vita: amare nonostante tutto". Ma la felicità si può raggiungere solo se "siamo capaci di amare", e "quante persone disabili e sofferenti si riaprono alla vita appena scoprono di essere amate! E quanto amore può sgorgare da un cuore anche solo per un sorriso! La terapia del sorriso". "Allora - ha spiegato papa Francesco - la fragilità stessa può diventare conforto e sostegno alla nostra solitudine".