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MONDO

Dopo i Panama Papers nuova inchiesta internazionale

Paradise Papers: politici, aziende, cantanti e sportivi: non manca nessuno e tutti negano illeciti

In una lunga lista uscita dallo studio legale delle Bermuda "Appleby", nella quale figurano personaggi come Bono, Madonna, Hamilton, la Regina Elisabetta, il presidente colombiano Santos e il ministro per il commercio Usa Wilbur Ross.  13,4 milioni di file hanno portato alla luce i patrimoni offshore di 127 potenti del mondo

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Gli uffici Appleby alle Bermuda

Lo scandalo dei Paradise Papers agita l'opinione pubblica e i governi promettono di correre ai ripari, mentre fioccano smentite e precisazioni da parte dei personaggi chiamati in causa per gli investimenti nei paradisi fiscali.

Domenica, 13,4 milioni di file provenienti dallo studio legale delle Bermuda "Appleby" hanno portato alla luce i patrimoni offshore di 127 potenti del mondo: nella lunga lista sono finiti cantanti del calibro di Bono Vox e Madonna, ma anche Lewis Hamilton, la regina Elisabetta II, il ministro per il Commercio Usa, Wilbur Ross, e l'ex cancelliere tedesco social-democratico Gerhard Schroeder. Tra i capi Stato pizzicati, anche il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, due ministri brasiliani - di Industria e Agricoltura - e il ministro delle Finanze argentino, Luis Caputo.

Milioni di Lewis Hamilton offshore
Hamilton avrebbe ottenuto un rimborso fiscale sul suo Bombardier CL635 Challanger rosso acquistato nel 2013. Secondo la Bbc, le autorita' britanniche stanno indagando su un rimborso Iva da 3,3 milioni di sterline dopo che il Jet e' stato importato sull'Isola di Man, dipendenza della Corona del Regno Unito, con tassazione bassa.

"E' assolutamente legale per una persona imponibile scegliere la formula della locazione anziche' acquisto per ridurre l'Iva. L'obiettivo e' ottenere un vantaggio fiscale", hanno dichiarato i legali del pilota sancendo l'assoluta leceita' dell'operazione. L'aereo risulta proprieta' di una societa' con sede alle Isole Vergini britanniche che ha noleggiato il jet ad una entita' con sede sull'Isola di Man. In base alle legislazioni Ue e del Regno Unito, il pilota ha diritto al rimborso di una quota dell'Iva se utilizza il jet solo per viaggi di lavoro.

Bono: "Sono estremamente stressato"
Bono si dice "estremamente stressato" dalla possibile violazione delle leggi fiscali lituane da parte della societ offshore utilizzata per acquistare un centro commerciale nel Paese. Il nome del frontman degli U2, come noto, presente nella 'lista nera' dei Paradise Papers emersa domenica. I documenti indicano che socio di una societ basata a Guernsey che possiede il centro commerciale Ausra a Utena, nel nordest della Lituania. E le autorit fiscali lituane hanno gi annunciato che indagheranno sulla societ offshore. In una dichiarazione pubblicata dal Guardian, la rock star dice che sarebbe "estremamente stressato se, anche come investitore passivo di minoranza... qualsiasi cosa meno che esemplare fosse stata fatta con il mio nome associato anche lontanamente". E prosegue: "Sono stato assicurato da coloro che gestiscono la societ che pienamente conforme fiscalmente... Ho fatto campagna per la trasparenza dei beneficiari delle societ offshore. Per questo il mio nome sui documenti piuttosto che in un trust".

I potenti negano ogni illecito, ma il contraccolpo politico si è sentito
Una nuova inchiesta internazionale, dopo quella dei Panama Papers del 2016, alla quale i diretti interessati hanno reagito, negando ogni illecito. Ma il contraccolpo politico si e' sentito. In Gran Bretagna il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, senza menzionare esplicitamente la regina Elisabetta e i 10 milioni di sterline investiti alle isole Cayman dal fondo che amministra il suo patrimonio, ha sollecitato le scuse di chiunque abbia investito fondi nei paradisi fiscali caraibici per eludere le tasse. "Chiunque porti denaro nei paradisi fiscali per eludere le imposte nel Regno Unito, e ovviamente su questo bisogna indagare, dovrebbe fare due cose: non solo chiedere scusa, ma anche riconoscere cio' che sta facendo alla societa'", ha affermato Corbyn, parlando a Londra a margine della conferenza della Confindustria britannica (Cbi).

"Se una persona molto ricca vuole eludere le imposte nel Regno Unito e mettere il denaro in un paradiso fiscale, chi e' che ci rimette?", si e' chiesto il leader dei laburisti. "I nostri ospedali, le nostre scuole e tutti i servizi pubblici", e' stata la sua risposta, "nonche' il resto della popolazione che deve pagare per compensare questo deficit". Secondo quanto rivelato nei Paradise Papers, 10 milioni di sterline dei fondi privati di Sua Maesta' sono stati investiti in un fondo off-shore, alle isole Cayman e alle Bermuda, tramite il Ducato di Lancaster.

Moscovici: "Rivelazioni sconvolgenti"
Una reazione dura e' arrivata anche da Bruxelles: il commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, ha parlato di "rivelazioni sconvolgenti" e ha chiesto l'adozione di nuove misure per contrastare il fenomeno. "Questo nuovo scandalo dimostra ancora una volta come alcune aziende e ricchi individui siano pronti a fare di tutto per non pagare le tasse", ha commentato. Da qui, "l'appello agli Stati membri ad adottare rapidamente una lista nera europea dei paradisi fiscali, cosi' come altre misure dissuasive".

Da parte sua, la commissaria Ue per la Concorrenza, Margrethe Vestager, ha lodato i giornalisti che hanno portato alla luce i conti detenuti da nababbi in paradisi fiscali. "Rende possibile il lavoro contro l'evasione fiscale e per la trasparenza", ha affermato in un tweet.

Da tempo, l'Ue lavora per stilare una lista nera dei paradisi fiscali ma ci sono Paesi che si oppongono Paesi tra cui Gran Bretagna e Malta non sono d'accordo nell'inserire imposta sul reddito d'impresa a zero o vicino allo zero come criterio per essere inserito. Per dicembre, i ministri Ue dovrebbero trovare un compromesso e presentare una lista ufficiale, a partire dai 92 Paesi individuati lo scorso anno.

Intanto, si moltiplicano le smentite
Dopo i ministri brasiliani dell'Economia e dell'Agricoltura, Henrique Meirelles e Blairo Maggi, che hanno negato qualsiasi irregolarita', anche il ministro per il Commercio Usa si e' fatto sentire, smentendo qualsiasi illecito rispetto ai suoi legami con l'azienda di navigazione 'Navigator Holdings', nella quale sono coinvolti anche esponenti russi vicini al presidente Vladimir Putin. Sebbene non ci siano prove che Ross abbia violato la legge, il suo coinvolgimento ha sollevato interrogativi sull'opportunita' politica visto l'incarico che ricopre nell'amministrazione americana. Il ministro e' membro del Cda della Navigator Holds dal 2012, con il 31% delle azioni. L'azienda guadagna milioni di dollari ogni anno trasportando petrolio e gas per il colosso energetico russo Sibur, che vede tra gli azionisti il genero di Putin, Kirill Shamalov, marito di Yekaterina Putin. Questi ha il 3,9% della societa' mentre Gennady Timchenkom, anche lui nella lista nera Usa, ha 12 societa' collegate alla Sibur. Tra i grandi azionisti di Sibur anche Leonid Mikhelson, la cui azienda, Novatek, e' sotto sanzioni da parte di Washington.

Faro acceso sul ministro del Commercio Usa
L'indagine dei Paradise Papers ha rivelato come Ross abbia continuato ad avere rapporti con la Navigator attraverso societa' con sede nel paradiso fiscale delle isole Cayman. Il ministro, che aveva menzionato la Navigator al momento dell'insediamento, ha negato qualsiasi coinvolgimento nell'accordo con la Sibur, raggiunto prima che lui entrasse a nel Cda della Navigator Holds. "Non c'e' alcun intreccio di Cda o azionisti, non ho avuto niente a che fare con il negoziato dell'intesa", ha sostenuto il ministro a margine di una conferenza a Londra. "Ma soprattutto, la societa' che e' nostra stessa cliente, la Sibur, non era sotto sanzioni allora, non lo e' adesso e non lo e' stata in quel periodo di mezzo". Per Ross "non c'e' assolutamente niente di inappropriato". Anche da Mosca si sono affrettati a sottolineare che l'accordo era legale e non aveva motivazioni politiche. La Sibur si e' detta "stupita dall'interpretazione caricata di significato politico da alcuni media" in quelle che sono "attivita' commerciali ordinarie". 

Lo schema di Nike per pagare meno tasse
Nike e' il brand sportivo piu' conosciuto al mondo, sempre un passo avanti rispetto ai competitor, anche su come sfruttare le leggi per pagare meno tasse possibili, almeno stando alla nuova inchiesta. Nike e' riuscita ad avvalersi di scappatoie consentite dalla legge olandese per ridurre la sua aliquota in Europa ad appena il 2% contro il 25% pagato in media dalle aziende Ue, osserva Le Monde riferendosi ai Paradise Papers. Tutti i profitti europei di Nike confluiscono in due societa' con quartier generale in Olanda e cio' consente all'azienda' di non pagare le tasse sui profitti nei Paesi dove le scarpe vengono effettivamente vendute.

Lo schema, messo in piedi nel 2014, prevede che una controllata europea di Nike imponga degli oneri alla casa madre per diritti di proprieta' intellettuale, riducendone cosi' artificialmente la quota di profitti su cui poi e' tenuta a pagare le tasse. Le Monde sottolinea come questo sistema sia talmente efficace da aver consentito una riduzione dell'aliquota globale di Nike dal 24% al 16% in tre anni". I Paesi europei stanno chiedendo all'Olanda di rimediare all'ammanco ma non ci sono indicazioni di una violazione della legge da parte di Nike che, quando e' stata contattata da Le Monde ha risposto di aver agito in linea con le norme fiscali.