Dossier Oxfam
Paradisi fiscali: non solo oltre oceano, quattro sono in Europa
Tra quelli maggiormente responsabili a livello globale della corsa al ribasso sulla tassazione degli utili d'impresa Paesi Bassi e Irlanda

Ci sono anche quattro paesi europei, i Paesi Bassi (in terza posizione in assoluto), l'Irlanda, la Svizzera e il Lussemburgo, nella triste classifica dei paradisi fiscali societari piu' aggressivi al mondo. Aggressivi nel senso che sono quelli maggiormente responsabili a livello globale della corsa al ribasso sulla tassazione degli utili d'impresa che sottrae miliardi di euro alla lotta alla disuguaglianza e alla povertà. E' quanto emerge dal nuovo rapporto Battaglia fiscale pubblicato da Oxfam.
Nella classifica, figurano in particolare oltre ai tre paesi europei, le Bermuda, Isole Cayman, seguiti nell'ordine da Singapore, Curacao, Hong Kong, Cipro, Bahamas, Jersey, Barbados, Mauritius, Isole Vergini britanniche. Nel rapporto, Oxfam ricorda che l'elusione fiscale delle multinazionali costa ai paesi più poveri almeno 100 miliardi di dollari ogni anno, una cifra sufficiente a mandare a scuola 124 milioni di ragazzi e a coprire le spese sanitarie per salvare la vita di 6 milioni di bambini.
Cosa si intende per paradisi fiscali 'aggressivi'? Nel compilare la classifica, i ricercatori di Oxfam hanno valutato fino a che punto tali paesi si siano spinti nell'adozione di pratiche fiscali più nocive, come per esempio la scelta di aliquote fiscali nulle sui redditi delle imprese non residenti, la concessione di incentivi fiscali iniqui e improduttivi, la mancanza di collaborazione nei processi internazionali per la definizione di misure di contrasto all'elusione fiscale (incluse le misure volte ad accrescere la trasparenza fiscale).
"I paradisi fiscali aiutano le multinazionali a sottrarre risorse alle casse degli Stati, contribuendo a generare e rafforzare sistemi economici fondati sulla disuguaglianza - spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia - In questa prospettiva si lasciano milioni di persone senza speranza per un futuro migliore". Paradisi fiscali a parte, il ricorso a pratiche fiscali nocive per attrare investimenti è ampiamente diffuso in molti Paesi del mondo: tra i paesi del G20 l'aliquota sui redditi d'impresa è scesa dal 40% di 25 anni fa a meno del 30% di oggi. Oxfam sottolinea che l'uso di incentivi fiscali iniqui e improduttivi cresce a dismisura, specialmente nei paesi in via di sviluppo, col risultato che il Kenya, per esempio, registra un ammanco erariale di circa 1,1 miliardi di dollari all'anno - quasi il doppio dell'intero budget sanitario nazionale. Quando gli introiti dalle imposte pagate dalle imprese multinazionali si contraggono drasticamente, i governi compensano tali perdite ricorrendo al taglio della spesa pubblica o aumentando le tasse sui consumi come l'IVA, contromisure che in maniera ingiusta danneggiano i più poveri.
Nei Paesi Ocse, ad esempio, il taglio dello 0,8% dell'aliquota sugli utili d'impresa tra il 2007 e il 2014 è stato parzialmente compensato con un aumento medio dell'1,5% dell'aliquota Iva standard tra il 2008 e il 2015. "Non ci sono vincitori nella corsa al ribasso sulla tassazione dei profitti delle grandi imprese. A rimetterci sono le piccole e medie imprese nazionali e i cittadini, soprattutto i più poveri, tanto nelle nostre economie avanzate quanto in quelle dei paesi in via di sviluppo, che pagano più tasse e non hanno accesso a servizi essenziali come istruzione e sanità. - aggiunge Bacciotti - I governi devono collaborare e trovare il modo per fermare questa insana corsa al ribasso, assicurando che le imprese multinazionali paghino la loro giusta quota di tasse laddove conducono le proprie attività e creano valore".
Le richieste di Oxfam ai governi per porre fine all'elusione fiscale e alla corsa al ribasso sulla tassazione degli utili d'impresa: abolizione di incentivi fiscali iniqui e improduttivi e definizione di un sistema di tassazione dei redditi d'impresa equo, progressivo e che contribuisca al bene comune; elaborazione di blacklist dei paradisi fiscali basate non solo sui criteri di trasparenza finanziaria e sul grado di cooperazione di un paese in materia fiscale a livello internazionale ma su criteri onnicomprensivi e oggettivi che prendano in considerazione anche pratiche fiscali nocive adottate, inclusa l'aliquota fiscale nulla sui redditi delle imprese non residenti; promozione di misure di maggiore trasparenza fiscale con l'estensione a tutte le grandi multinazionali (a partire da quelle che operano nell'area economica europea) dell'obbligo di rendicontazione pubblica delle attività condotte e delle imposte versate in ciascun paese in cui operano tramite proprie sussidiarie; il potenziamento a livello UE delle norme relative alle società controllate estere (regole CFC) sulla tassazione nei paesi dell'Unione dei redditi delle multinazionali residenti realizzati nei paradisi fiscali.