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POLITICA

Minoranza Dem a convegno a Roma

Pd. Emiliano: ho convinto Renzi a sostenere governo Gentiloni, ma Pd non sia partito di uno solo

Un tentativo di ricompattamento del partito arriva dal ministro Franceschini:"I margini di trattativa ci sono sempre. Dipende dalla volontà delle persone". Ma il rischio scissione è sempre alto

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"Enrico Rossi dice che questo sta diventando il partito di una persona. E' vero, e attorno al capezzale di questa persona si avvicendano nel tentativo di trovare una soluzione...". Lo dice Michele Emiliano, parlando a Roma dal palco alla convention "Rivoluzione socialista" di Enrico Rossi, assemblea della minoranza Pd al teatro Vittoria, organizzata da Emiloano, Rossi e Speranza.

Il Pd è "un grande sogno al quale non voglio rinunciare solo perché qualcuno con un po' di prepotenza, di arroganza e scarsa conoscenza della storia di questo Paese, pensa di cancellare tutto questo schioccando le dita, perché non gli conviene", aggiunge con riferimento a Renzi.

"Non costruiremo mai soggetto avversario"
"Non costringete questa comunità a uscire dal Pd, ma si sbaglia chi pensa che per restare noi sacrifichiamo i nostri valori", ha poi detto il presidente della Giunta regionale Puglia. "Qualunque cosa accada, si sappia che ci ritroveranno sulla loro strada. Non andremo via per abbandonare questo progetto, ci troveranno sempre a guardarli dritti negli occhi per farli tornare sulla strada giusta -ha aggiunto Emiliano-. Speriamo di non fare cose drammatiche, ma non avremo paura e non entreremo in contraddizione con quello che diciamo oggi: non costruiamo un soggetto avversario del Pd ma se mai per ricostruire questa comunità".

"Serve solo conferenza programmatica"
"Per evitare una drammatica scissione che dobbiamo fare? Dobbiamo solo decidere di fare una conferenza programmatica per stringere le nostre divisioni. Poi, magari, Renzi si convince che non è più utile fare il segretario, può essere. Perché a questo servono i partiti, discutere, non solo a giocare a calcio fiorentino", ha ironizzato.

"Bersani si dimise per molto meno, Renzi teme confronto"
"Bersani, in una situazione molto meno grave di quella di Renzi oggi, si dimise per permettere al partito di riorganizzarsi. Grazie a lui Renzi è diventato segretario e ha ottenuto il 40%, perché il suo ex segretario era stato capace di vivere la comunità e non il personalismo nella sua politica", ha sostenuto. "Noi non cerchiamo un capo, ma un compagno, un amico, non una persona che ha paura del confronto e ha paura di perdere consensi più passa il tempo - ha aggiunto -. Ma sentire parlare Rossi o Speranza è una bellezza".

Enrico Rossi ha affermato che "serve una svolta politica, un partito partigiano che sta dalla parte del lavoro e dei lavoratori: da qui dobbiamo ripartire". E poi il suo pensiero va ai giovani e spiega che serve un'azione straordinaria per creare posti di lavoro. Rossi infine punta il dito contro il suo partito che in molti casi "non è riuscito a dare risposte adeguate" al Paese. Tanti sono gli italiani che versano in povertà assoluta: è nostro dovere intervenire.

In precedenza, il governatore della Puglia aveva scritto sul suo profilo Facebook: "Ieri ho detto a Renzi che basterebbe fare una conferenza programmatica a maggio e le primarie congressuali a settembre per ricomporre un clima di rispetto reciproco e salvare il PD. Adesso che lo abbiamo convinto a sostenere Gentiloni fino alla fine della legislatura senza fargli brutti scherzi, possiamo darci il tempo di riconciliarci e trovare le ragioni per stare ancora insieme". Emiliano aggiungeva che "questo è il lavoro che deve fare il segretario. Rimettere insieme i cocci di anni difficili per ripartire insieme. Senza questo lavoro - avverte ancora il presidente della Regione Puglia - le distanze politiche tra noi sono troppo grandi e non basterebbe una conta per evitare anche a breve nuovi dissensi e nuovi rischi di conflitto. Diamoci una possibilita'".



Bersani: sia Renzi a dire "Gentiloni fino a 2018"
"Questa cosa non l'ho mai sentita: dovrà dirla Renzi, non Emiliano. E' il nostro governo, non possiamo lasciargli la spada di Damocle sopra". Così risponde Pierluigi Bersani, a margine dell'assemblea della minoranza Pd, risponde a chi gli domanda di commentare quanto afferma Michele Emiliano e cioè che Matteo Renzi gli avrebbe assicurato che non farà cadere il governo Gentiloni prima del 2018. Intanto, nel Pd, "tre candidati" della minoranza Dem, "stanno dicendo che non si può fare un congresso così, perché se si forzano le regole non può candidarsi nessuno", sottolinea Bersani.

D'Alema: scissione? Non è colpa mia
Se si va verso la scissione del Pd? "Non è colpa mia". Lo ha detto Massimo D'Alema a margine dell'assemblea della minoranza Pd. Ed aggiunge: "Se telefona per dire che lui è d'accordo con quello che gli si propone, sicuramente questo apre un processo politico che porta verso il congresso nei tempi ordinari, normali. Se Renzi vuole tirare dritto per la sua strada è chiaro che noi non possiamo accettare questa prepotenza. Le cose sono chiarissime: la questione è nelle mani del segretario del Pd". Siamo in attesa di una risposta", conclude.

Guerini: ultimatum non sono ricevibili
"Questa mattina toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono ricevibili". Lo scrive su Twitter il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, commentando l'assemblea della minoranza Pd. "Non c'è nessun ultimatum, niente da ricevere. C'è solo da pensare affettuosamente e con intelligenza
a cosa fare", è la replica di Michele Emiliano.

Ermini: amarezza per toni minoranza, da Renzi mano tesa
"Amarezza per toni minoranza PD. A mano tesa del segretario solo insulti e intolleranza. La scissione è il loro progetto....dietro a D'Alema". Così David Ermini, parlamentare del Partito Democratico, su Twitter.

Orfini: discussione programmatica in prima parte congresso
"L'ultimo argomento in nome del quale si agita lo spettro della scissione è quello della necessità di una discussione programmatica preliminare. E' un argomento serio. Siccome voglio prendere sul serio questa esigenza, credo che una soluzione possa essere quella di dedicare la prima parte del congresso, da quando viene indetto a quando si presentano le candidature, a una profonda discussione programmatica da svolgere in ogni federazione. Il tempo c'è, la volontà politica anche, mi impegno personalmente a garantirlo. Se lo vogliamo, possiamo andare avanti insieme. Basta sgombrare dal campo le richieste fatte solo per farsi dire di no. Sicuramente qualcuno ha già deciso da mesi di uscire dal Pd e sta facendo il vecchio e stucchevole gioco del cerino, al quale non intendo prestarmi, e penso che non sia rispettoso per la nostra gente. Ma sono sicuro che quella è una posizione minoritaria nella minoranza. Ai molti che, invece, vogliono evitare una lacerazione, affido queste righe e questa proposta". Lo scrive il presidente del Pd, Matteo Orfini, su Facebook.

Un tentativo di ricompattamento del partito viene dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini: "I margini di trattativa ci sono sempre. Dipende dalla volontà delle persone e soprattutto dobbiamo sapere che il Pd non è proprietà di alcuni capi che litigano tra loro" - ha sottolineato - il Pd è proprietà dei milioni di persone che ci hanno creduto, che ci credono e che non vogliono questa divisione".