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POLITICA

Tecnici all'opera

Pensioni, governo al lavoro con un occhio a Bruxelles. Renzi: "I saldi non cambiano"

Si cercano soluzioni per rispettare la sentenza della Consulta con impatto minimo sui conti pubblici. Commissione Ue pronta a varare le sue raccomandazioni: si attende una promozione con riserva per l'Italia

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Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan (Ansa/Angelo Carconi)
Roma
La “mina” pensioni innescata dalla sentenza della Corte Costituzionale è tutt’altro che disinnescata e i tecnici restano al lavoro per trovare una soluzione che tenga insieme il rispetto della Consulta e il minimo impatto sui conti pubblici. Bisogna fare presto, ma evitando errori che possano causare altri problemi. Il tutto distribuendo nel modo più equo possibile le (poche) risorse disponibili e tenendo d’occhio Bruxelles, dove la Commissione Europea sta per varare le sue raccomandazioni: per l’Italia sarebbe in arrivo una promozione con riserva, in attesa del dettaglio delle misure.

Renzi: "Ci prendiamo il tempo necessario per evitare di fare errori"
Le decisioni del governo potrebbero essere annunciate già questa settimana, anche se dalle ultime parole del premier Matteo Renzi è emersa cautela, meramente "elettorale" secondo le opposizioni: "Nei prossimi giorni verificheremo le carte, abbiamo appreso la sentenza il 30 aprile dalle agenzie di stampa, un buon viatico per l'1 maggio e ora ci prendiamo il tempo necessario per evitare di fare errori", ha detto Renzi, assicurando comunque che "i saldi non cambiano" rispetto agli impegni già presi con il Def.

Il governo e le raccomandazioni Ue
A stretto giro, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, al termine dell'Ecofin ha fatto sapere di essere in partenza per l'Italia proprio per studiare con i tecnici le ipotesi sul tavolo e parlarne di nuovo con il presidente del Consiglio, con cui poi si è confrontato a lungo. L’obiettivo è "chiudere questa questione il più presto possibile". Il ministro insiste sui tempi, per avere un decreto entro "pochi giorni", ma in molti hanno interpretato le parole di Renzi come una frenata. Anche perché, spiega un dirigente vicino al premier, la fretta era dettata dal rischio che le raccomandazioni della Commissione potessero essere più penalizzanti. Visto che invece la Ue sembra intenzionata a concedere una apertura a Roma, nonostante l'avvertimento al rispetto del deficit e lo spettro di un nuovo rapporto sul debito, la necessità di fare prestissimo di fatto non c'è più. Il tema intanto è al vaglio anche della missione del Fondo internazionale, che dovrebbe avere un incontro sul tema con la Ragioneria.

I tempi di varo delle misure 
In molti, anche nella maggioranza, continuano a ritenere difficile che il decreto possa essere varato già venerdì, quando il Consiglio dei ministri dovrebbe comunque fare un primo giro di tavolo sulla questione. Senza contare che il ministro Padoan dovrebbe andare a riferire in Parlamento solo martedì prossimo. In ogni caso, è una delle osservazioni dello stesso Renzi, la Consulta "dice che la mancata indicizzazione delle pensioni è incostituzionale" ma non "che bisogna pagare domani mattina tutto". Peraltro, ricorda il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, una applicazione meccanica della sentenza sposterebbe "risorse ingentissime" - si parla di un costo complessivo di 9 miliardi netti per il pregresso - "ad un terzo dei pensionati più ricchi del Paese", circa 5 milioni, contro gli oltre 10 milioni incassano un assegno fino a tre volte il minimo, che non erano stati interessati dal blocco dell'indicizzazione voluta dal governo Monti. Persone, ha aggiunto, che sì "hanno problemi" ma che non sono quelle più in difficoltà" o "disperate". Insomma: già Renzi, come ha detto lui stesso, si è dovuto "rimangiare" il 'tesoretto', quel margine di 1,6 miliardi che si voleva destinare proprio alla fascia di popolazione più in difficoltà, ora quindi non è proprio il caso di ridare somme rilevanti a chi ne ha meno bisogno.

Le ipotesi dei tecnici 
I tecnici stanno mettendo a punto una griglia di soluzioni, con oneri diversi, anche se l'orientamento sarebbe quello di attestarsi su un intervento da quattro o cinque miliardi al massimo, che potrebbero arrivare appunto dal tesoretto e dal rientro dei capitali, ancora mai cifrato, senza toccare così i saldi approvati da Bruxelles. Il tutto demandando alla legge di Stabilità il compito di definire la soluzione per il futuro. Sul passato invece una delle ipotesi che circola da giorni, e che sta prendendo sempre più piede, è quella di prevedere il rimborso totale sui primi 1500 euro di reddito pensionistico (fino a tre volte il trattamento minimo) a tutti. Ciò significherebbe comunque avere una progressività perché chi ha una pensione bassa avrebbe una indicizzazione alta, e viceversa.

I possibili effetti sulle pensioni 
Tradotto in cifre, in sostanza, una pensione di 2000 euro lordi avrebbe una rivalutazione pari a circa il 75% del suo assegno, chi ha una pensione da 3000 euro un recupero dell'inflazione sulla alla metà del proprio reddito, eccetera. Il monte complessivo di reddito che è stato escluso dall'indicizzazione nel 2012-2013 è però di circa 171 miliardi, e quindi rimborsare tutti fino a 1500 euro potrebbe essere troppo costoso. Da qui la possibilità che le pensioni più alte (il limite potrebbe essere messo a 5-6 volte il minimo, quindi a 2500, 3000 euro) potrebbero essere escluse da qualsiasi rimborso.