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ITALIA

Lo scorso ottobre ne aveva firmate sette e il prefetto aveva chiesto dietrofront

Pisapia: sono indagato per non aver cancellato le trascrizioni delle nozze omosessuali

A Milano intanto è polemica per un convegno organizzato al Palazzo della Regione, accusato di omofobia

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Indagato per non aver cancellato le trascrizioni di matrimoni omosessuali contratti all'estero. Ad annunciarlo è lo stesso sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che lo scorso ottobre, nonostante il no del ministro Alfano, aveva firmato "personalmente, in qualità di ufficiale di stato civile", le trascrizioni di sette matrimoni gay celebrati all'estero.

''Sono indagato per omissione di atti d'ufficio, per non aver ottemperato alla richiesta del prefetto'' di cancellare le trascrizioni dei matrimoni omosessuali contratti all'estero, ha detto il primo cittadino che ha aggiunto: ''Non sono preoccupato. Non voglio polemizzare con il prefetto, deve essere qualcuno in alto che dà indicazioni''. E ancora: "Ho ritenuto doverosamente di trascriverli perché così, secondo me, impone la legge''.
 
Poi la richiesta al premier Matteo Renzi "faccia una tirata d'orecchie al ministro Alfano per far ritirare quella circolare blasfema da un punto di vista giuridico'' sulla cancellazione delle trascrizioni dei matrimoni gay all'estero, ha chiesto il sindaco.

Quella di oggi a Milano è stata una giornata caratterizzata da forti polemiche per un convegno sulla famiglia tradizionale promosso dalla Regione. E così circa 1500 persone, tenute a distanza dalle forze dell'ordine, in una sorta di contro manifestazione si sono riunite per il presidio "L'unica malattia è l'omofobia" organizzato dalle associazioni per i diritti degli omosessuali, con flash mob, musica, e performance. 
 
Al centro delle contestazioni dei contrari all'iniziativa, difesa dallo stesso presidente della Regione Roberto Maroni, l'invito a partecipare ai lavori del convegno fatto ad un'associazione accusata di avere posizioni omofobe e l'uso del logo Expo per un'iniziativa considerata discriminatoria.
 
"Noi non siamo malati", si legge su alcuni striscioni del presidio in Piazza Einaudi. Vi partecipa Arci Gay, l'associazione italiana per lo sbattezzo, Sel, l'associazione atei e agnostici razionalisti e numerose altre sigle, che sostengono i valori della famiglia allargata fondata sugli affetti e denunciano la natura discriminatoria del Convegno.

Accuse di omofobia respinte dall'assessore leghista alle Culture, Cristina Cappellini, che in apertura di convegno ha detto: "Tutti hanno diritto di esprimere le proprie idee, perché non avremmo dovuto averlo noi? Non abbiamo ceduto", ha detto. "Non siamo qui contro i diritti di qualcuno o per discriminare - ha aggiunto - ma per promuovere qualcosa di sano e di genuino che ci accomuna. Siamo qui per confermare la centralità della famiglia in cui ci riconosciamo e che è il modello di società a cui ci ispiriamo".
 
Alessandro Alfieri, consigliere regionale lombardo e segretario regionale del Pd, a margine del presidio, ha invitato a non "ingigantire" le divisioni, e ha fatto notare "l'apertura sempre più marcata" ai diritti degli omosessuali da parte degli ambienti
cattolici. "C'è una polemica politica legittima - ha detto - ma la Lega ha l'abitudine sbagliata di piegare le istituzioni alle esigenze di partito. Un convegno organizzato dalla Regione deve tener conto di tutte le sensibilità e soprattutto non utilizzare
il logo Expo".