ECONOMIA
Al via part-time per una quota di donne
Poletti, sulla reversibilità un errore tecnico. Pronti a presentare un emendamento
Entro la fine di maggio, "da qui a un mese o mese e mezzo", annuncia inoltre il ministro, ho intenzione di "predisporre uno schema, una prima bozza, di piano nazionale di lotta contro la povertà"

Il governo presenterà un emendamento al ddl delega per il contrasto alla povertà per eliminare dal testo qualsiasi riferimento a interventi su prestazioni previdenziali. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine di un convegno organizzato dall'Alleanza contro la povertà in Italia.
"Sulla reversibilità ", ha poi ribadito il ministro, "c'è stato un errore tecnico, parlare di previdenza era un'affermazione generale. Siamo pronti a presentare un emendamento del governo al ddl delega sul contrasto alla povertà che chiarisca in maniera assoluta e definitiva questo tema".
E spiega: entro la fine di maggio, "da qui a un mese o mese e mezzo", abbiamo intenzione di "predisporre uno schema, una prima bozza, di piano nazionale di lotta contro la povertà".
"Vogliamo piazzare dei paletti, dei picchetti, che impediscono di tornare indietro - ha detto - servirà una dotazione congrua di risorse, intanto bisogna usare bene quelle che abbiamo". Poletti ha aggiunto che "sarà un'operazione trasparente, chiara. Non facciamo cassa. Vogliamo costruire un disegno con una sua linearità".
Poletti: part-time per una quota donne
"In questo primo avvio sperimetale, una quota di donne potrà rientrare nella possibilità del part-time a tre anni dalla pensione" ha precisato il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, precisando che la questione dell'accesso per le donne "non dipende nè dal ministro del lavoro nè dalla legge di stabilità, bensì dalle leggi sulle pensioni che sono fatte in una certa maniera".
Al via part-time agevolato
Il ministro del Lavoro ha firmato il decreto per il 'part-time agevolato': potranno sceglierlo i lavoratori del settore privato, con almeno venti anni di contributi, a tre anni dalla maturazione dell'età per la pensione di vecchiaia. In pratica, spiega una nota del ministero, i lavoratori del settore privato con contratto a tempo indeterminato ed orario pieno, che possiedono il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi) e che maturano il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018, potranno concordare col datore di lavoro il passaggio al part-time, con una riduzione dell'orario tra il 40 ed il 60%, ricevendo ogni mese in busta paga, in aggiunta alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l'orario non lavorato.
Inoltre, per il periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata, in modo che alla maturazione dell'età pensionabile il lavoratore percepirà l'intero importo della pensione, senza alcuna penalizzazione.
Il decreto che disciplina le modalità di riconoscimento del part-time agevolato, è stato introdotto da una norma contenuta nella legge di stabilità 2016: una misura sperimentale che intende promuovere un principio di "invecchiamento attivo", ovvero di uscita graduale dall'attivita' lavorativa. Il decreto è stato trasmesso martedi alla Corte dei Conti e diventera' operativo dopo la relativa registrazione.
Come primo passo, il lavoratore interessato deve richiedere all'Inps - per via telematica se è in possesso del pin, o rivolgendosi ad un patronato oppure recandosi presso uno sportello dell'Istituto - la certificazione che attesta il possesso del requisito contributivo e la maturazione di quello anagrafico entro il 31 dicembre 2018. Dopo il rilascio della certificazione da parte dell'Inps, il lavoratore ed il datore stipulano un "contratto di lavoro a tempo parziale agevolato" nel quale viene indicata la misura della riduzione di orario.
La durata del contratto è pari al periodo che intercorre tra la data di accesso al beneficio e la data di maturazione, da parte del lavoratore, dell'età per il diritto alla pensione di vecchiaia. Dopo la stipula del contratto, il decreto prevede il rilascio, in cinque giorni, del nulla osta da parte della Direzione territoriale del lavoro e, da ultimo, il rilascio in cinque giorni dell'autorizzazione conclusiva da parte dell'Inps.
La contribuzione figurativa, commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata, viene riconosciuta nel limite massimo di 60 milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018.
Il decreto chiarisce, inoltre, che la somma erogata mensilmente dal datore di lavoro - di importo corrispondente di contributi previdenziali sull'orario non lavorato - è onnicomprensiva, non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente e non e' assoggettata ad alcuna forma di contribuzione previdenziale, inclusa quella relativa all'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
Barbagallo: decreto insufficiente
Per superare le problematiche presenti nel decreto sul part-time agevolato occorrerà che in fase di applicazione del decreto "si faccia esplicito riferimento al codice delle pari opportunità", che stabilisce il diritto delle donne di rimanere al lavoro fino all`età pensionabile prevista per gli uomini. Lo hanno dichiarato il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, e il segretario confederale Domenico Proietti.
"In questo modo - hanno detto a margine di un'iniziativa su welfare e anziani - si consentirebbe alle lavoratrici ancora in attività che opteranno per il part-time di utilizzare a pieno questa possibilità. Questa norma va indicata esplicitamente all`atto di trasformazione del rapporto da tempo pieno a tempo parziale".
Resta comunque da chiarire come i contratti si adegueranno all`incremento dell`età pensionabile, per effetto dell`adeguamento all`aspettativa di vita, previsto per il 2018. "Se il Governo dialogasse con in sindacati - hanno proseguito Barbagallo e Proiettti - eviterebbe qualche errore. Il decreto discrimina le donne. Bisogna garantire loro di poter accedere al part-time, per esempio con una defiscalizzazione per chi lo accetta".
Uila: sì al part time agevolato. Misure da rendere strutturali e universali
"La flessibilità in uscita non può essere a carico delle future pensioni, che saranno già esigue. Per questo apprezziamo che il Governo abbia reso finalmente operativa la possibilità, per chi si avvicina alla pensione, di ridurre l'orario di lavoro senza danni alla futura pensione. Riteniamo però fondamentale che tali misure siano rese al più presto strutturali ed estese in modo universale". Il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza, commenta così la firma, da parte del Ministro del lavoro Giuliano Poletti, del decreto sul cd. part-time agevolato.
Un provvedimento grazie al quale i dipendenti privati, che entro il 31 dicembre 2018 maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia, potranno dimezzare il proprio orario di lavoro, compensando la decurtazione della retribuzione con i contributi a carico del datore che saranno versati direttamente nelle loro busta paga.
"Una maggiore flessibilità in uscita e' indispensabile anche per incentivare il necessario ricambio generazionale nelle aziende.Questa norma, dunque, oltre a essere utile in se', indica la strada giusta da percorrere" prosegue Mantegazza. "Bisogna infatti lavorare per rafforzare gli strumenti a sostegno dell'uscita anticipata dal lavoro; da un lato rendendo strutturali queste soluzioni affinche' vengano utilizzate anche da quelle lavoratrici che rischiano di esserne escluse e, dall'altro, immaginando anche l'intervento del welfare privato a sostegno del pubblico".
"Sulla reversibilità ", ha poi ribadito il ministro, "c'è stato un errore tecnico, parlare di previdenza era un'affermazione generale. Siamo pronti a presentare un emendamento del governo al ddl delega sul contrasto alla povertà che chiarisca in maniera assoluta e definitiva questo tema".
E spiega: entro la fine di maggio, "da qui a un mese o mese e mezzo", abbiamo intenzione di "predisporre uno schema, una prima bozza, di piano nazionale di lotta contro la povertà".
"Vogliamo piazzare dei paletti, dei picchetti, che impediscono di tornare indietro - ha detto - servirà una dotazione congrua di risorse, intanto bisogna usare bene quelle che abbiamo". Poletti ha aggiunto che "sarà un'operazione trasparente, chiara. Non facciamo cassa. Vogliamo costruire un disegno con una sua linearità".
Poletti: part-time per una quota donne
"In questo primo avvio sperimetale, una quota di donne potrà rientrare nella possibilità del part-time a tre anni dalla pensione" ha precisato il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, precisando che la questione dell'accesso per le donne "non dipende nè dal ministro del lavoro nè dalla legge di stabilità, bensì dalle leggi sulle pensioni che sono fatte in una certa maniera".
Al via part-time agevolato
Il ministro del Lavoro ha firmato il decreto per il 'part-time agevolato': potranno sceglierlo i lavoratori del settore privato, con almeno venti anni di contributi, a tre anni dalla maturazione dell'età per la pensione di vecchiaia. In pratica, spiega una nota del ministero, i lavoratori del settore privato con contratto a tempo indeterminato ed orario pieno, che possiedono il requisito contributivo minimo per la pensione di vecchiaia (20 anni di contributi) e che maturano il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2018, potranno concordare col datore di lavoro il passaggio al part-time, con una riduzione dell'orario tra il 40 ed il 60%, ricevendo ogni mese in busta paga, in aggiunta alla retribuzione per il part-time, una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l'orario non lavorato.
Inoltre, per il periodo di riduzione della prestazione lavorativa, lo Stato riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata, in modo che alla maturazione dell'età pensionabile il lavoratore percepirà l'intero importo della pensione, senza alcuna penalizzazione.
Il decreto che disciplina le modalità di riconoscimento del part-time agevolato, è stato introdotto da una norma contenuta nella legge di stabilità 2016: una misura sperimentale che intende promuovere un principio di "invecchiamento attivo", ovvero di uscita graduale dall'attivita' lavorativa. Il decreto è stato trasmesso martedi alla Corte dei Conti e diventera' operativo dopo la relativa registrazione.
Come primo passo, il lavoratore interessato deve richiedere all'Inps - per via telematica se è in possesso del pin, o rivolgendosi ad un patronato oppure recandosi presso uno sportello dell'Istituto - la certificazione che attesta il possesso del requisito contributivo e la maturazione di quello anagrafico entro il 31 dicembre 2018. Dopo il rilascio della certificazione da parte dell'Inps, il lavoratore ed il datore stipulano un "contratto di lavoro a tempo parziale agevolato" nel quale viene indicata la misura della riduzione di orario.
La durata del contratto è pari al periodo che intercorre tra la data di accesso al beneficio e la data di maturazione, da parte del lavoratore, dell'età per il diritto alla pensione di vecchiaia. Dopo la stipula del contratto, il decreto prevede il rilascio, in cinque giorni, del nulla osta da parte della Direzione territoriale del lavoro e, da ultimo, il rilascio in cinque giorni dell'autorizzazione conclusiva da parte dell'Inps.
La contribuzione figurativa, commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata, viene riconosciuta nel limite massimo di 60 milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018.
Il decreto chiarisce, inoltre, che la somma erogata mensilmente dal datore di lavoro - di importo corrispondente di contributi previdenziali sull'orario non lavorato - è onnicomprensiva, non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente e non e' assoggettata ad alcuna forma di contribuzione previdenziale, inclusa quella relativa all'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
Barbagallo: decreto insufficiente
Per superare le problematiche presenti nel decreto sul part-time agevolato occorrerà che in fase di applicazione del decreto "si faccia esplicito riferimento al codice delle pari opportunità", che stabilisce il diritto delle donne di rimanere al lavoro fino all`età pensionabile prevista per gli uomini. Lo hanno dichiarato il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, e il segretario confederale Domenico Proietti.
"In questo modo - hanno detto a margine di un'iniziativa su welfare e anziani - si consentirebbe alle lavoratrici ancora in attività che opteranno per il part-time di utilizzare a pieno questa possibilità. Questa norma va indicata esplicitamente all`atto di trasformazione del rapporto da tempo pieno a tempo parziale".
Resta comunque da chiarire come i contratti si adegueranno all`incremento dell`età pensionabile, per effetto dell`adeguamento all`aspettativa di vita, previsto per il 2018. "Se il Governo dialogasse con in sindacati - hanno proseguito Barbagallo e Proiettti - eviterebbe qualche errore. Il decreto discrimina le donne. Bisogna garantire loro di poter accedere al part-time, per esempio con una defiscalizzazione per chi lo accetta".
Uila: sì al part time agevolato. Misure da rendere strutturali e universali
"La flessibilità in uscita non può essere a carico delle future pensioni, che saranno già esigue. Per questo apprezziamo che il Governo abbia reso finalmente operativa la possibilità, per chi si avvicina alla pensione, di ridurre l'orario di lavoro senza danni alla futura pensione. Riteniamo però fondamentale che tali misure siano rese al più presto strutturali ed estese in modo universale". Il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza, commenta così la firma, da parte del Ministro del lavoro Giuliano Poletti, del decreto sul cd. part-time agevolato.
Un provvedimento grazie al quale i dipendenti privati, che entro il 31 dicembre 2018 maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia, potranno dimezzare il proprio orario di lavoro, compensando la decurtazione della retribuzione con i contributi a carico del datore che saranno versati direttamente nelle loro busta paga.
"Una maggiore flessibilità in uscita e' indispensabile anche per incentivare il necessario ricambio generazionale nelle aziende.Questa norma, dunque, oltre a essere utile in se', indica la strada giusta da percorrere" prosegue Mantegazza. "Bisogna infatti lavorare per rafforzare gli strumenti a sostegno dell'uscita anticipata dal lavoro; da un lato rendendo strutturali queste soluzioni affinche' vengano utilizzate anche da quelle lavoratrici che rischiano di esserne escluse e, dall'altro, immaginando anche l'intervento del welfare privato a sostegno del pubblico".