ITALIA
A due Pm di Torino
Polvere da sparo ai giudici, trovato Dna sulle buste
Le missive “esplosive” erano state inviate un anno fa a due procuratori del capoluogo piemontese che indagavano sulle frange più estreme del movimento No Tav

Svolta nell'inchiesta della Procura di Milano sulle buste esplosive indirizzate circa un anno fa ai Pm di Torino Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna, impegnati in importanti inchieste, tra cui quelle sulle frange più estreme del movimento No Tav e sull'area anarchica. Da quanto è trapelato, sulle buste è stato rinvenuto del Dna che nei prossimi giorni verrà analizzato nei laboratori del Ris di Parma. Inquirenti e investigatori confidano in un risultato positivo dal confronto con i profili genetici presenti nella Banca Dati del Dna.
La vicenda risale al 7 giugno dell'anno scorso quando, presso il Palazzo di Giustizia di Torino, vennero 'intercettate' e poi bloccate, nella fase di distribuzione della posta interna, due buste con dentro polvere da sparo, fili elettrici e batterie, indirizzate ai due Pm. L'intervento degli artificieri dell'Arma consentì di disinnescare gli ordigni, mantenendo però intatti sia la loro struttura interna sia gli involucri esterni. Sul caso, trattandosi di magistrati torinesi, la procura di Milano per competenza ha aperto un fascicolo, ancora a carico di ignoti, per associazione per delinquere con finalità di terrorismo e per attentato per finalità terroristiche o di eversione.
Nel corso delle indagini del dipartimento guidato da Alberto Nobili e dei carabinieri del Ros, oltre a cercare di approfondire le motivazioni per cui siano stati scelti proprio quei destinatari, sono state confrontate le buste indirizzate ai pubblici ministeri del capoluogo piemontese con quelle con le medesime caratteristiche recapitate altrove. Da qui le analogie con altri episodi: gli investigatori, a quanto si è appreso, sono riusciti a ricollegare l'episodio di Torino con quello registrato qualche giorno dopo, il 12 giugno 2017, presso la sede del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria di Roma. Anche in tale circostanza, nella fase di distribuzione della posta interna, venne bloccata una busta esplosiva indirizzata al direttore del Dap, Santi Consolo. Su questo episodio la Procura Romana ha aperto un'inchiesta, ma anche qui la svolta è arrivata dopo che si è riusciti a isolare il Dna sulle buste di Torino.
La vicenda risale al 7 giugno dell'anno scorso quando, presso il Palazzo di Giustizia di Torino, vennero 'intercettate' e poi bloccate, nella fase di distribuzione della posta interna, due buste con dentro polvere da sparo, fili elettrici e batterie, indirizzate ai due Pm. L'intervento degli artificieri dell'Arma consentì di disinnescare gli ordigni, mantenendo però intatti sia la loro struttura interna sia gli involucri esterni. Sul caso, trattandosi di magistrati torinesi, la procura di Milano per competenza ha aperto un fascicolo, ancora a carico di ignoti, per associazione per delinquere con finalità di terrorismo e per attentato per finalità terroristiche o di eversione.
Nel corso delle indagini del dipartimento guidato da Alberto Nobili e dei carabinieri del Ros, oltre a cercare di approfondire le motivazioni per cui siano stati scelti proprio quei destinatari, sono state confrontate le buste indirizzate ai pubblici ministeri del capoluogo piemontese con quelle con le medesime caratteristiche recapitate altrove. Da qui le analogie con altri episodi: gli investigatori, a quanto si è appreso, sono riusciti a ricollegare l'episodio di Torino con quello registrato qualche giorno dopo, il 12 giugno 2017, presso la sede del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria di Roma. Anche in tale circostanza, nella fase di distribuzione della posta interna, venne bloccata una busta esplosiva indirizzata al direttore del Dap, Santi Consolo. Su questo episodio la Procura Romana ha aperto un'inchiesta, ma anche qui la svolta è arrivata dopo che si è riusciti a isolare il Dna sulle buste di Torino.