ECONOMIA
Possiamo fidarci di Tsipras?
E' la fiducia il capitale che è andato distrutto nelle ultime settimane e che bisogna ricostruire

Possiamo fidarci di Tsipras? Nelle dichiarazioni dei ministri economici della zona euro "fiducia" è la parola che ricorre più volte. Sono soprattutto i ministri del nord Europa, guidati dal tedesco Schaeuble, a spiegare che è la fiducia il capitale che è andato distrutto nelle ultime settimane e che bisogna ricostruire. Difficile spiegare all'opinione pubblica tedesca come sia possibile convocare un referendum su di una piattaforma negoziale, ottenere un no a larga maggioranza popolare e poi presentare quella stessa proposta ai partner europei come se nulla fosse accaduto. Quanto si può credere agli impegni che oggi il governo greco ha presentato ai partner? Fino a quando il governo greco sarà capace di mantenere il consenso interno su quelle misure, per altro votate in Parlamento, ad Atene, da una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo Tsipras? Questo in sostanza dicono i tedeschi e con loro i finlandesi, gli slovacchi, gli sloveni, gli olandesi.
Non è il rilevante impegno finanziario che oggi la Grecia richiede per far fronte ai propri impegni e per ottenere la ricapitalizzazione del sistema bancario, quasi 80 miliardi di euro in più rispetto a quelli già concessi, lo scoglio della trattativa, e neppure lo è la difficoltà tecnica di garantire finanziamenti freschi in tempi rapidissimi per scongiurare una grexit di fatto. Il tema è eminentemente politico e appunto, si chiama fiducia. Intanto il Fondo monetario continua a fornire il suo supporto tecnico ma a questa trattativa non sta partecipando. "La Grecia non ci ha pagato, per noi è insolvente", avrebbe detto la Lagarde che vuole, prima di impegnarsi ancora, avere garanzie dagli europei che il debito greco è realmente sostenibile e che saranno loro a farsi carico di un eventuale taglio.
Ricostruire la fiducia è un processo che richiede una reciproca capacità di ascolto e atti concreti da intraprendere subito e mantenere nel tempo. Richiede, appunto tempo. Per questo, come ha detto entrando il ministro Padoan, nessuna decisione definitiva arriverà oggi e probabilmente neppure domani. Arriverà però quel che è più importante: il segnale che la trattativa non è interrotta e che Draghi potrá lunedì riaprire i rubinetti della liquidità per dare ancora tempo ad una Grecia che, ancora una volta per ragioni politiche, nessuno vuole veramente vedere fuori dall'euro.
Non è il rilevante impegno finanziario che oggi la Grecia richiede per far fronte ai propri impegni e per ottenere la ricapitalizzazione del sistema bancario, quasi 80 miliardi di euro in più rispetto a quelli già concessi, lo scoglio della trattativa, e neppure lo è la difficoltà tecnica di garantire finanziamenti freschi in tempi rapidissimi per scongiurare una grexit di fatto. Il tema è eminentemente politico e appunto, si chiama fiducia. Intanto il Fondo monetario continua a fornire il suo supporto tecnico ma a questa trattativa non sta partecipando. "La Grecia non ci ha pagato, per noi è insolvente", avrebbe detto la Lagarde che vuole, prima di impegnarsi ancora, avere garanzie dagli europei che il debito greco è realmente sostenibile e che saranno loro a farsi carico di un eventuale taglio.
Ricostruire la fiducia è un processo che richiede una reciproca capacità di ascolto e atti concreti da intraprendere subito e mantenere nel tempo. Richiede, appunto tempo. Per questo, come ha detto entrando il ministro Padoan, nessuna decisione definitiva arriverà oggi e probabilmente neppure domani. Arriverà però quel che è più importante: il segnale che la trattativa non è interrotta e che Draghi potrá lunedì riaprire i rubinetti della liquidità per dare ancora tempo ad una Grecia che, ancora una volta per ragioni politiche, nessuno vuole veramente vedere fuori dall'euro.