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CULTURA

In italiano tradotto Melancolia della resistenza

Premio Man Booker International al visionario ungherese Laszlo Krasznahorkai

L'ultimo scrittore ungherese di una certa notorietà era stato Péter Estheràzy, aristocratico e maestro dell'autoironia. Tutt'altro mondo quello dello scrittore premiato. A una domanda sulle immagini apocalittiche presenti nei suoi lavori Krasznahorkai ha risposto: "Forse sono uno scrittore che scrive romanzi per lettori che hanno bisogno della bellezza dell'inferno". 

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di Cristina Bolzani
L'ultimo scrittore ungherese di una certa notorietà (a parte il Nobel Imre Kertész) era stato Péter Estheràzy, discendente da una delle più importanti famiglie aristocratiche d'Europa e maestro dell'understatement e dell'autoironia. Tanto per darne un'idea, commentando lo stile frammentario del suo rinomato romanzo Harmonia Caelestis, aveva risposto così: “Di solito succede che voglio raccontare una storia dall’inizio alla fine, e non mi riesce. Questo lo chiamano il mio stile”. 

Dalla decadenza di un mondo andato in frantumi, con  Laszlo Krasznahorkai - per molti il più grande scrittore ungherese contemporaneo - si passa a immagini apocalittiche e visionarie. E' una narrazione ben diversa la sua, e gli è valsa il prestigioso Man Booker International Prize alla carriera.

"Ciò che colpisce innanzitutto il lettore - secondo la giuria - sono le frasi straordinarie, frasi di incredibile lunghezza e di incredibile complessità, il cui tono passa da solenne a sconsiderato a beffardo a desolato. Frasi epiche, che come rulli raccolgono ogni genere di oggetti strani e inattesi mentre si accumulano inesorabilmente in paragrafi tanto monumentali quanto scabrosi e musicali".

Melancolia della resistenza, unica sua opera tradotta in italiano (dall'editore Zandonai) - da cui Béla Tarr ha tratto il film cult Le armonie di Werckmeister, su sceneggiatura dello stesso Krasznahorkai - ha raccolto gli elogi di Imre Kertész, W.G. Sebald e Susan Sontag, che ha definito il romanzo "un'anatomia della desolazione nella sua forma più spaventosa e un commovente manuale per resistere a quella desolazione". 

Melancolia della resistenza (1998) è una commedia apocalittica ambientata in una città in cui un misterioso circo, la cui unica attrattiva è un'enorme balena montata su un camion, innervosisce gli abitanti e fornisce all'aspirante tiranna locale , la signora Eszter, un'opportunità perfetta per manipolare la popolazione. La forma è quella del flusso di coscienza,  con un uso minimo della punteggiatura. Una sorta di narrazione lavica e inquietante che qualcuno ha avvicinato a quella di Thomas Bernhard. Altri lo paragonano a Kafka e a Beckett.

A una domanda sulle immagini apocalittiche contenute nei suoi lavori Krasznahorkai ha risposto: "Forse sono uno scrittore che scrive romanzi per lettori che hanno bisogno della bellezza dell'inferno". Krasznahorkai è autore anche di Satantango (1985), il suo primo e più famoso romanzo, e Seiobo laggiù in fondo (2008); opere che per la giuria "sono splendide opere  di immaginazione profonda e complesse passioni, in cui la commedia umana rasenta dolorosamente con la trascendenza".

Tutto quello che dovete sapere su ​Laszlo Krasznahorkai