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MONDO

La missione Prima Parthica e la lotta al Califfato

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di Ettore Guastalla
Volare sui cieli dell’Iraq tra le nuvole e il deserto arido e sassoso segnato dal corso del Tigri e dell’Eufrate accanto ai Tornado italiani. Qui si combatte la guerra contro l’Isis. Daesh, come viene chiamato con l’acronimo arabo, è nata qui, dalle ceneri degli ultimi seguaci di Saddam Hussein. Nell‘Agosto del 2014 l’avanzata del califfato nero sembrava inarrestabile, con i miliziani tagliagole accolti come liberatori dai sunniti di grandi città come Mosul, arrivando a minacciare la stessa Baghdad. Nel settembre del 2014 sulla base di due risoluzioni ONU veniva lanciata l’operazione internazionale Ineherent Resolve cui hanno aderito una sessantina di Paesi. Il 17 ottobre del 2014 l’Italia decideva di aderire alla coalizione lanciando la missione Prima Parthica. Articolata su tre aree. La prima ad Erbil con il compito di addestrare i Peshmerga curdi impegnati sul terreno nella guerra all’Isis. La seconda a Bagdad, dove i Carabinieri addestrano la polizia irachena. La terza con base in Kuwait dove sono stati dislocati aerei cisterna kc 767, droni Predator e cacciabombardieri Tornado con compiti di perlustrazione e ricognizione tattica a supporto delle operazioni di bombardamento degli obiettivi ISIS effettuati da americani, francesi e altri contingenti. Gli italiani stanno rafforzando il loro impegno. Nuove truppe stanno arrivando a nord di Mosul sulla diga del grande lago originato dal Tigri. Bisogna impedire il suo crollo che avrebbe effetti catastrofici sulla popolazione e una ditta italiana, la Trevi, sta per iniziare lavori di consolidamento. Quasi cinquecento soldati italiani la proteggeranno dai possibili attacchi di Daesh che ha le sue linee a poche decine di Km. Volando tra le nuvole si dimentica per un momento cosa accade li sotto. Per fermare il terrorismo nelle nostre città  bisogna fermare l’espansione del 'Califfato islamico'. E l’Italia sta facendo la sua parte.

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