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ITALIA

Piana degli Albanesi

Primo Maggio. Commemorazione strage Portella della Ginestra senza il corteo, fermato dal coronavirus

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"Dal ricordo delle lotte dei lavoratori e dei morti di quegli anni dobbiamo tirare fuori l'energia per combattere la pandemia che ci confina a casa e per costruire una società del lavoro". L'ha dichiarato il segretario generale Cgil Palermo, Enzo Campo, che stamattina si è recato a Portella della Ginestra per rendere omaggio alle vittime della strage del Primo maggio 1947. 

Niente corteo, per questo Primo Maggio, da Piana degli Albanesi al memoriale di Portella, come sempre da 72 anni a questa parte. Due cerimonie ristrette soltanto: prima  la deposizione di una corona al cimitero, poi i fiori poggiati al sasso di Barbato, accanto ai nomi dei martiri di Portella. 

Presenti, oltre al segretario Cgil Enzo Campo, Serafino Petta, 89 anni, superstite della strage e presidente onorario dell'associazione Portella della Ginestra, che con forte commozione ha letto i nomi delle 14 vittime, Papas Jani Pecoraro e il sindaco di Piana degli Albanesi, Rosario Petta. 

"Siamo addolorati, perché oggi il Primo Maggio di Portella non è affollato dei tanti dirigenti sindacali e militanti e della gente che spontaneamente ogni anno si riversava in questo luogo. Il  nostro pensiero va  alle migliaia di persone che avrebbero voluto essere qui e che non ci sono ma la Cgil ha ritenuto irrinunciabile contribuire a fermare il dilagarsi del coronavirus - ha detto Enzo Campo - Questa Festa assume quest'anno un valore particolare e ci induce a una riflessione importante. Dobbiamo da questa memoria tirare fuori l'energia fondamentale che ci deve consentire oggi di contrastare questa epidemia che ci tiene confinati dentro  casa".

Anche il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, si è recato stamane a Portella della Ginestra per rendere omaggio alle vittime della strage del primo maggio 1947. Da solo, senza telecamere al seguito, il governatore si è fermato per qualche minuto in raccoglimento davanti alla stele che ricorda il massacro eseguito dalla banda Giuliano, agli ordini della mafia. "Una pagina ancora oscura della nostra storia - ha poi commentato il presidente della Regione - che nel difficile Dopoguerra vide alleati banditismo politico e mafia, senza escludere alcune complicità dello Stato. Verso il sangue di quelle vittime innocenti tutta la comunità siciliana deve ancora oggi sentirsi in debito".