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PEOPLE

La morte del Principe viola

Prince: quell'animo gentile "che solo noi potevamo vedere"

Ray Roberts era il suo cuoco personale. Lo è stato a partire dal 2013 ed è stata una delle pochissime persone, oltre ai medici e ai parenti più stretti, a comprendere che Prince "aveva qualcosa che non andava". "Mangiava sempre meno e mi chiedeva pasti sempre più frugali" racconta in una intervista all'Associated Press. "Soffriva di forti dolori allo stomaco e alla gola. E il giorno in cui è morto non è riuscito a ingoiare nulla". "Poteva sembrare un presuntuoso, ma era una delle persone più gentili che abbia mai incontrato"

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Sul palco era quello di sempre, capace di catalizzare il pubblico come pochi sanno fare. Accattivante, bello tanto quanto la sua musica. I suoi ultimi concerti in Australia e in California, a febbraio di quest'anno, non hanno fatto immaginare niente di quello che Prince stava passando. Pochi, pochissimi i segni del male che lo stava uccidendo. Impensabile per un artista che poche settimane prima di morire ha ospitato un mega party pop a Paisley Park.

Era lontano dai riflettori che qualcosa era diverso. "Ha cominciato a volere pasti sempre più frugali e facili da digerire, combatteva con continui mal di gola e soffriva spesso di mal di stomaco" racconta all'Associated Press il cuoco personale del Principe.   

Ray Roberts ha cucinato per lui ogni giorno eccetto la domenica a partire dal 2013. Aveva avuto l'incarico di chef del ristorante di Paisley Park dopo una dura selezione fatta in prima persona dallo stesso Prince. "Qualche mese fa ho cominciato a notare che mangiava e beveva sempre meno, perdeva peso. Qualcosa mi faceva capire che non era se stesso, oggi so che era alle prese con la malattia" continua Roberts. Prince non mangiava carne,  "non so se fosse una regola non scritta- racconta lo chef, "ma a Paisley Park la carne era bandita, se qualcuno voleva mangiarla, avrebbe dovuto farlo nel parcheggio. Era molto severo su questo punto". Amava, invece, cibi come le barbabietole arrosto e il minestrone con chermoula harissa, una salsa alle erbe dal Nord Africa. Negli ultimi mesi, però, non si sentiva bene anche per settimane, periodi in cui "si nutriva solo di frullati e succhi di frutta freschi per lenire i dolori allo stomaco e alla gola".

Disturbi che non impensierivano gli altri più di tanto, perché non sono cosa rara durante i rigidissimi inverni del Minnesota. E che non riuscivano ad annientare l'energia ipnotica che Prince riusciva a emanare. Lo dicono, oggi, tantissimi fan che hanno visto sue esibizioni recenti: sul palco bastavano un microfono e un pianoforte, perché c'era lui con la sua grandezza e la sua luce. La voce un poco debole, ma nel complesso sempre la stessa. Anche chi lo ha visto all'ultimo party a Paisley Park lo dichiara. Si racconta che pochi giorni prima della morte, apparisse solo un po' stanco.

"L'ultima volta che l'ho visto è stato il giorno della sua morte- continua Roberts- Gli ho preparato la cena, un arrosto di cavolo e un'insalata di primizie. Sono ritornato in quella casa qualche giorno dopo per il servizio commemorativo: era tutto ancora lì, intonso, dentro al frigorifero. Non era riuscito a mangiare nulla".  "Vorrei che fosse ancora qui- conclude commosso- poteva sembrare un presuntuoso, ma so solo una cosa: si scusava tutte le volte che arrivava in ritardo, considerava i suoi dipendenti come una famiglia e ci riempiva di attenzioni. Aveva un animo delicato, pensieri affettuosi per ognuno di noi. E' stato così fino all'ultimo. Questo resta".