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TECH

I dati su italiani e Rete presentati durante la rassegna triestina

Privacy e internet, sempre più diffidenza

A State of the Net i dati sull’impatto della rete nella vita degli italiani tra ricerca e diffusione delle informazioni e una crescente sensibilità verso la privacy: il 36% teme un utilizzo improprio dei dati personali mentre un ulteriore 20% teme di essere spiato. E la percentuale delle persone contrarie alla raccolta dei dati passa in 10 anni dal 35 al 59%.

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di Celia GuimaraesTrieste
Gli italiani utilizzano internet soprattutto per cercare  informazioni sui motori di ricerca e testate giornalistiche, ma anche per scoprire o creare nuovi contenuti. Gli over 64 lo utilizzano quasi esclusivamente come fonte di informazioni, mentre le funzioni più complesse come l’acquisto o la vendita dei prodotti sono di interesse dei più giovani (fascia 18-44). Gli over 50 apprezzano la possibilità di farsi conoscere sui social media, ma nel complesso si rileva un atteggiamento particolare tra gli italiani e la privacy: se il 56% teme di essere spiato o non sa che utilizzo può essere fatto dei suoi dati, un cittadino su tre nemmeno si pone il problema.

Italiani e privacy, rapporto complesso
Il 36% degli italiani teme che qualcuno possa accedere ai suoi dati personali presenti nello smartphone o nel pc e il 20% ha addirittura il terrore di essere spiato, mentre un significativo 33% risulta assolutamente indifferente e ritiene che non ci sia nulla di interessante tra i propri dati.

Cresce internet, crescono i timori
Il timore che i propri dati vengano utilizzati cresce di più  tra chi è un utente abituale di internet: il 41% è spaventato da questa possibilità, mentre il 30% non si preoccupa. La situazione viene ribaltata tra gli utenti che non utilizzano internet con frequenza: la percentuale di chi teme, ad esempio,  un furto di dati si abbassa al 27% mentre gli indifferenti salgono al 36%.

E proprio in concomitanza con la crescita dell’utilizzo di internet negli ultimi 10 anni, si è verificata una riduzione della disponibilità a fornire i dati su preferenze e abitudini quanto si guarda un programma tv su internet o si utilizzano i social media.

Più diffidenza online
Nel 2004 la raccolta dei dati veniva accettata dal 45% degli utenti, ma solo se effettuata da un istituto superpartes (ad esempio Agcom), mentre il 35% riteneva che in ogni caso non dovesse essere permessa la raccolta di questi dati. Dieci anni dopo siamo al raddoppio di questa ultima fascia di utenti, che si attesta oggi al 59%, mentre la fiducia nelle istituzioni si riduce nettamente al 19%.

Secondo la ricerca, casi come Wikileaks e Datagate hanno fatto crescere la diffidenza: se il 59% degli italiani è contrario al fatto che vengano rese pubbliche informazioni dagli archivi segreti dello stato, una percentuale ancora maggiore, il 73% è contraria al fatto che i governi possano raccogliere informazioni da smartphone e dai pc.