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ITALIA

Parla il capo della centrale operativa Manna: "Era inadatto"

Processo Concordia, fase finale. Il capitano che parlò con Schettino al telefono: "Mi sembrò scosso"

Depongono i testimoni proposti dalla difesa del comandante. Domani altre udienze

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A Grosseto è il momento della fase finale del processo sul naufragio della Costa Concordia contro Francesco Schettino: chiamati a deporre ci sono i testimoni proposti dalla difesa dell'ex comandante della nave, a seguire la requisitoria del pubblico ministero che durerà almeno due giorni prima della richiesta di condanna per l'ex comandante della Concordia.

Schettino in aula
Francesco Schettino, imputato, è in aula e assiste alle domande che i suoi avvocati difensori rivolgono ai testimoni. Tra le altre, quelle a cui ha risposto il capitano di vascello Leopoldo Manna, capo della centrale operativa delle capitanerie di porto a Roma, che ha riportato i contenuti dei contatti telefonici avuti con Schettino nelle fasi del naufragio: "Schettino mi parlava per flash al telefono", e "mi sembrò scosso, filtrai nella mia mente quello che mi aveva detto per farmi un'immagine" e "mi balenò che non era l'interlocutore più adatto in quel momento, e mi ricordo di aver riferito questa impressione in centrale operativa". 

Manna: "Era inadatto"
In un altro colloquio tra Manna e un operatore della sua centrale operativa - fatto sentire dai pm in aula - si sente il teste che dice anche: "Quel comandante è rinc...to, povero Cristo".

I contatti telefonici tra Schettino e la capitaneria
La difesa di Schettino ha inoltre proposto una registrazione di una telefonata tra Manna e il capo dell'unità di crisi di Costa, Roberto Ferrarini delle 00.41. Ferrarini riferisce a Manna che "la nave è appoggiata a 90 gradi sul fondo" aggiungendo che ciò "ha comportato il fatto che alcune persone non riescono a scendere, forse 50, non le so dire il numero, il modo per soccorrerle è un elicottero". Manna chiede anche: "Lei parla col comandante?". E Ferrarini: "Sì, il comandante non è sulla nave ma sullo scoglio e da lì segue" la situazione. "Ma lui non ha accesso a poter vedere, serve qualcuno di specializzato".

"Schettino non era sulle scialuppe di salvataggio"
La difesa ha sentito come testimone anche il comandante del traghetto 'Aegilium' che collega la terraferma al Giglio, Fiorentino Agnello. Il traghetto venne fatto uscire dal porto dell'isola per andare a salvare i naufraghi già verso le 22.30 di quel giorno. Il comandante Agnello ha ricordato di averlo "posizionato a mezzo miglio dalla Concordia e di aver messo in salvo le prime 80 persone arrivate a bordo di zattere della Concordia", ma ha anche raccontato di "non aver visto Schettino" sulle scialuppe in quelle fasi del naufragio. Il pm ha chiesto al teste di dove fosse originario e se conoscesse Schettino: "Ho abitato a Meta di Sorrento - ha risposto -, conosco Schettino e siamo coetanei".

Parlano i testimoni
Sentita anche un'altra testimone, Katia Krevanian, responsabile del servizio clienti di Costa spa. "Ero sulla Concordia. La nave era inclinata, scivolai verso l'acqua e così
facendo andai a urtare un braccio del comandante Schettino - ha ricordato - il quale mi disse 'Vai a prendere la scialuppa laggiù', quindi il comandante era a bordo. Era verso mezzanotte e non prima delle 23 come veniva detto in quei giorni. Lo scrissi sul mio profilo Facebook quasi come sfogo".

Domani altre udienze
Altre udienze, dopo quella di oggi, sono fissate per domani e il 23 gennaio. Inoltre, al momento, sono previsti gli interventi - dopo i pm - di 39 avvocati di parte civile, che faranno le richieste di risarcimento dei danni per i naufraghi da loro assistiti sia a Schettino, sia al responsabile civile Costa Crociere spa. Le parti civili, però, interverranno nelle udienze della prossima settimana.