Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/Processo-No-Tav-ricostruite-le-dinamiche-dellassalto-al-cantiere-di-Chiomonte-0104cda4-1bee-4f1f-9b68-59d9a7a07cff.html | rainews/live/ | true
ITALIA

In carcere da dicembre quattro imputati

Processo No Tav, ascoltati i primi testi

Testimoniano gli uomini del Terzo reggimento Alpini di Pinerolo e alcuni poliziotti del Quinto reparto mobile. Escluse le testimonianze non strettamente legate ai fatti e le valutazioni sull’utilità della Tav. Il giudice: “Assicurare ragionevole durata del processo”

Condividi
Torino
Verranno ascoltate soltanto le parole dei testimoni presenti al momento dei fatti mentre “non possono entrare nel processo valutazioni sull’utilità di realizzare la Tav”. Questa la decisione presa da Pietro Capello, presidente della Corte d’Assise di Torino. Riprende così il processo contro i quattro attivisti No Tav accusati di terrorismo per aver attaccato, la notte tra il 13 e il 14 maggio 2013, il cantiere di Chiomonte, Val di Susa.

Niente testimonianze non legate ai fatti
Una decisone presa “per assicurare la ragionevole durata del processo in cui ci sono persone detenute”. Fuori tutte le testimonianze non strettamente legate ai fatti proprio per non dilatare i tempi. I quattro imputati – Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi – si trovano reclusi nel carcere delle Vallette di Torino dallo scorso dicembre. Presenti in aula, siedono nella cella per detenuti accanto ai loro avvocati.

Al via i primi interrogatori
Chiarite le questioni preliminari, sono iniziati gli interrogatori dei testi. A parlare saranno principalmente uomini delle forze dell’ordine e gli operai che si trovavano nel cantiere la notte dell’assalto. A sostenere l’accusa i pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino. Il loro primo testimone è un sergente maggiore del terzo reggimento Alpini di Pinerolo. L’uomo, che quella notte sorvegliava il cantiere, ha fornito la propria ricostruzione dei fatti.

Testimoni: le dinamiche dell’assalto 
Dalle testimonianze è emersa la ricostruzione dell’attacco al cantiere di Chiomonte: molotov, petardi e pietre lanciate da diversi angoli del sito. Ad agire, verso le tre di notte, sarebbero state alcune persone vestite di nero, con una maschera sul volto. Un’azione pensata in due parti: prima il lancio di razzi per attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, poi l’ingresso di un gruppo di dimostranti dall'altra parte del cantiere. “Cadevano bottiglie incendiarie. Una cadde molto vicino a me – ha ricordato il sergente maggiore Giancarlo Pagliaro – poi prese fuoco un gruppo elettrogeno. C'era molto fumo e aiutammo gli operai che erano nell'imbocco della galleria ad allontanarsi". Secondo quanto riferito dai testimoni, alcune persone avrebbero poi bloccato il cancello del cantiere con un cavo metallico e un lucchetto. In quell’occasione, le forze dell’ordine risposero col lancio di lacrimogeni.