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ITALIA

Il processo

Stefano Cucchi, la requisitoria del PM: "Primo processo kafkiano: non fu sciatteria, fu depistaggio"

"Non possiamo fare finta che quella notte non sia successo niente e non capire che si stava giocando una partita truccata all'insaputa di tutti", ha detto il pubblico ministero Giovanni Musarò

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È il giorno dell'accusa nel processo ai 5 militari dell'Arma dei Carabinieri accusati di depistaggio nel caso che nell'ottobre di 10 anni fa ha portato alla morte del geometra romano Stefano Cucchi.

"Il primo processo, quello che vedeva imputati per il pestaggio di Cucchi tre agenti di polizia penitenziaria, fortunatamente sempre assolti, è stato un processo kafkiano, con gli attuali imputati seduti all'epoca sul banco dei testimoni, con cateteri applicati a Cucchi per comodità e fratture lombari non viste apposta da famosi 'professoroni'. Tutto ciò non è successo per sciatteria, ma per uno scientifico depistaggio cominciato la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 alla stazione Appia dei carabinieri, quando il ragazzo venne arrestato".

Queste le parole del pm Giovanni Musarò all'inizio della sua requisitoria nel processo bis in assise contro cinque militari dell'Arma accusati del pestaggio del geometra 31enne che non sarebbe stato collaborativo nella fase del fotosegnalamento. "Non possiamo fare finta che quella notte non sia successo niente e non capire che si stava giocando una partita truccata all'insaputa di tutti, ha aggiunto il magistrato.

Il Pm: la caduta a terra in caserma gli costò la vita 
"Quella caduta è costata la vita a Stefano Cucchi" ha detto inoltre Musarò, giustificando così l'accusa di omicidio preterintenzionale contestata a tre carabinieri (Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco) ritenuti i protagonisti del pestaggio subito da Cucchi nella caserma della stazione Appia. Circostanza che poi lo stesso Tedesco, sentito durante il processo, ha confermato chiamando in causa i due colleghi.

Pm: con Tedesco caduto muro di silenzio
"In questo processo l'unico che ci ha messo la faccia è stato il carabiniere Francesco Tedesco. Nessuno si è presentato per rendere dichiarazioni spontanee". Lo ha evidenziato il pm Giovanni Musarò nel corso della requisitoria del processo sulla morte di Stefano Cucchi, parlando del militare dell'Arma che, accusato con altri due di omicidio preterintenzionale, ha ammesso il pestaggio in caserma al quale aveva assistito chiamando in causa i due coimputati. "La dichiarazione di Tedesco - ha aggiunto il pm - non costituisce uno snodo fondamentale dal punto di vista probatorio perché quello che lui ha detto durante le indagini preliminari a partire dal giugno 2018 e in aula, davanti alla corte d'assise, era già stato ricostruito dalla procura. Ma ha una valenza simbolica significativa perché rappresenta la caduta del muro. Noi dimostreremo che sul caso Cucchi esisteva una linea dell'Arma, ma quando Tedesco ce lo ha detto per la prima volta l'indagine sui depistaggi non era ancora iniziata".

La sorella Ilaria: vorrei che Stefano ascoltasse pm
"Vorrei che Stefano, in qualche modo, sentisse il pubblico ministero. Sono grata allo Stato ed alla Procura per quello che ha fatto con questo processo, che è il vero processo sulla vicenda e non quello che si è celebrato contro gli agenti della penitenziaria". Lo ha detto Ilaria Cucchi parlando al termine dell'udienza in corte d'assise e rispondendo alle domande di cronisti e telecamere. E "quando oggi ho sentito il pm parlare di quale essere umano così crudele potesse far tanto al corpo di Stefano ho ripensato a lui steso nella camera d'obitorio". Ilaria poi rispetto ai testi che hanno deciso di parlare ha spiegato: "Mi impressiona che quanti hanno parlato avevano solo da perdere. Penso ai due senza fissa dimora albanesi, ed anche allo stesso Tedesco".