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POLITICA

Dopo il Consiglio europeo

Prodi: "Renzi è il più forte ma servono fatti non belle parole"

L'ex presidente del Consiglio sulla nomina di Juncker come nuovo presidente della Commissione europea: "Saprà scegliere priorità, Cameron ha preso una sberla dura"

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Dal Consiglio europeo ''Renzi esce più forte sul piano personale. Ora però deve dimostrare di avere dietro di sé un paese altrettanto forte. E questo è più difficile. I problemi dell'Italia sono il suo debito più che il suo deficit, e la sua capacità di mettere in pratica le riforme più che quella di deciderle. I decreti di attuazione delle molte leggi che sono state varate sono ancora tutti da fare. E l'Europa, giustamente, guarda ai fatti concreti, non alle belle intenzioni e neppure alle leggi giuste ma inattuate. Renzi può aver vinto la battaglia contro i burocraticismi europei dei vincoli di bilancio, ma deve ancora vincere quella contro la burocrazia italiana''. Lo afferma l'ex premier Romano Prodi in un'intervista a Repubblica.

''Dal vertice di venerdì vedo emergere cambiamenti importanti sia in campo politico sia in campo economico. Il più significativo è che finalmente i cittadini europei hanno potuto eleggere, sia pure indirettamente, il presidente della Commissione'', dice Prodi. ''Il secondo dato politico rilevante è che la Gran Bretagna appare sempre più isolata. Cameron ha preso una sberla molto dura. Ha finito per far fare un passo avanti all'Europa contro la sua volontà. Se avesse evitato di chiedere il voto su Juncker avrebbe avuto più margini d'azione''.

Su Juncker, ''è una persona di grande intelligenza e forse lo statista che meglio capisce i meccanismi europei'', dichiara Prodi. ''Ricordo certe sue accanite battaglie per difendere gli interessi lussemburghesi sul segreto bancario e su alcune pratiche finanziarie che non mi erano piaciute. Sono convinto che ora sceglierà priorità diverse perché conosce l'importanza del suo ruolo''.

Per l'ex presidente della Commissione Ue ''quello che deve cambiare è l'intera politica economica del continente. L'America ha innescato per prima la crisi, ma con Obama ne è uscita più in fretta di noi grazie a una pura politica keynesiana. Lo stesso ha fatto la Cina. Lo stesso deve fare l'Europa''.