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ITALIA

Casi risolti in Italia

Quando il Dna è stato fondamentale per scoprire l'omicida

Alcuni casi di cronaca nera diventati "famosi" perchè irrisolti, hanno trovato una fine grazie alla "pista fredda", attraverso le analisi scientifiche, che hanno studiato il Dna delle persone sospettate, e hanno trovato quello incriminato, compatibile con le tracce ritrovate sul corpo della vittima: il caso Carretta del 1989, il delitto dell'Olgiata del 1991, l'omicidio di Elisa Claps del 1993, e il serial killer Donato Bilancia 
 

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Casi di omicidi irrisolti da anni forse non avrebbero mai avuto la parola fine senza l'aiuto della polizia scientifica, che con l'analisi dei Dna, è riuscita a trovare vari killer, come nei seguenti casi italiani:  
 
Il giallo del camper della famiglia Carretta inizia nella notte fra il 4 e il 5 agosto '89, quando Giuseppe Carretta, classe 1936, cassiere in una fabbrica vetraria, la moglie Marta Chezzi, casalinga, nata nel '39, e il secondogenito Nicola, nato nel '66, partono ufficialmente per le ferie con il camper, e non torneranno mai più. Ferdinando, il figlio maggiore, non va con i familiari ma rimane a Parma.  A Milano, il 19 novembre del 1989, viene ritrovato il camper abbandonato in un parcheggio di viale Aretusa. Il caso resta irrisolto per dieci anni, quando i Ris trovarono con il luminol tracce di sangue dei Carretta nel portasapone in bagno. Dopo questa scoperta Ferdinando confessa: “sì ho sterminato io, mio padre, mia madre e mio fratello Nicola", che li uccise, prima che la famiglia partisse per la vacanze, ad uno ad uno con la pistola che aveva comprato pochi mesi prima. I cadaveri - sempre secondo il racconto di Ferdinando - furono prima messi l' uno sull' altro nella vasca da bagno, poi fasciati con teli di cellophane e gettati in una discarica. Nella casa di via Rimini 8, e soprattutto nel bagno, rimase un lago di sangue che l' assassino fece poi sparire con due giorni di pulizie meticolose. Ma le sofisticate apparecchiature del Cis sono riuscite a scoprire alcune gocce sotto il portasapone accanto alla vasca.

Il delitto dell’Olgiata avvenne il 10 luglio 1991 in una villa in zona esclusiva di Roma, vittima una nobildonna, la contessa Alberica Filo della Torre, che aveva 42 anni, Il caso è rimasto irrisolto per circa venti anni. Nel 2011 la prova del DNA ha identificato il colpevole in Manuel Winston, cameriere filippino, ex-dipendente della famiglia. Il suo codice genetico era stato trovato sull'orologio Rolex che indossava il giorno del delitto la nobildonna, una traccia biologica probabilmente lasciata dall'ex domestico nel corso della colluttazione che avrebbe preceduto l'omicidio, oltre che in due macchie di sangue individuate sul lenzuolo che avvolgeva il cadavere della contessa. Messo alle strette attraverso le indagini scientifiche, Winston ha confessato il primo aprile 2011 di essere stato il responsabile dell'omicidio. Ne è seguita la condanna a 16 anni di reclusione, inflittagli il 14 novembre 2011 e confermata in appello il 9 ottobre 2012.

Elisa Claps scomparve misteriosamente a Potenza il 12 settembre 1993. Il suo cadavere è stato ritrovato 17 anni dopo, il 17 marzo 2010, nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità del capoluogo. Tre mesi dopo alcune foto di quel luogo, scattate al momento del ritrovamento del cadavere, contenute nella perizia medico legale e diffuse dall'Ansa, hanno fatto il giro del mondo. Danilo Restivo, ultimo ad aver visto la ragazza e a lungo sospettato del delitto nonostante si sia sempre detto innocente, è stato incastrato da una perizia genetica compiuta da due ufficiali del Ris. Il suo Dna è stato rilevato sulla maglia bianca che Elisa Claps indossava nel giorno in cui fu uccisa e che è stata recuperata dal cadavere. Restivo, dichiarato colpevole anche di un altro delitto avvenuto in Inghilterra dove è tuttora detenuto, è stato condannato per il delitto Claps in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione e attende ora il giudizio della Cassazione.
 
"I primi due omicidi che ho commesso sono stati quelli di Centenaro Giorgio, di Maurizio Parenti e della sua consorte.  In sequenza cronologica ho poi commesso l'omicidio dei coniugi Solari, due orefici” - ha confessato Donato Bilancia, il serial killer della Liguria, dopo il suo arresto -“Successivamente ho ucciso un cambiavalute a Ventimiglia, poi ho iniziato ad ammazzare alcune prostitute. La prima, Stela Truya, a Cogoleto, due ad Albenga. Poi c'è stato il metronotte di via Armellini, un cambiavalute a Latte di Ventimiglia. Poi c'è stata la Barbellotta, la nigeriana Tessy. Poi i due sui treni e per ultimo il benzinaio”. Anche in questo caso la svolta del caso consistette nel prelievo del DNA di Bilancia da alcuni mozziconi di sigaretta e da una tazzina di caffè, confrontato con quello dell'omicida, rinvenuto sul corpo di Maria Angela Rubino.