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ECONOMIA

Giovedì la decisione

"Quantitative easing", in cosa consiste l'arma "bazooka" in mano alla Bce

Tecnicamente significa immettere denaro attraverso l'acquisto di titoli di stato. Una mossa che punta a riavviare l'economia ma che non piace a tutti

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“Quantitative easing”, ovvero creare liquidità da immettere nei mercati attraverso l’acquisizione di titoli di stato da parte della banca centrale. La pratica, in economia, è nota e assolutamente non nuova ma, per chi di economia non è un esperto, questa definizione merita una spiegazione in più, visto il ruolo di assoluto primo piano che si sta ritagliando.

La definizione più semplice, ma anche semplicistica, per spiegare questa pratica è quella di “creazione di moneta”. Il Qe, in altre parole, serve a creare liquidità da immettere nei mercati, in questo caso quello dell’Eurozona, senza però stampare direttamente nuova valuta.

Proviamo allora a spiegare cos’è e come funziona questo “strumento”. La creazione di moneta è, in alcuni casi, un’arma della politica monetaria. Questo accade quando l’economia è in crisi (come lo è da tempo quella dell’eurozona) e quando l’arma “convenzionale” della riduzione dei tassi è già stata ampiamente utilizzata (e in Europa i tassi sono da tempo al minimo). La soluzione è allora creare denaro da immettere nel mercato, denaro da pompare nella pancia delle banche che a loro volta lo presteranno ad aziende e privati rimettendo in moto, è la speranza, l’economia.

La Bce non può però stampare semplicemente moneta nuova, e allora la soluzione (già usata ampiamente in passato dalla Fed come dalla banca centrale giapponese), è quella di comprare massicce dosi di titoli di stato, nel caso del Qe in programma da parte della Bce si parla di cifre tra i 500 e i 750 miliardi di euro. Soldi che finiscono così nelle casse delle banche da cui la Bce acquista i titoli e che, in linea teorica, possono così entrare nel circuito dell’economia reale. Compito delle banche è infatti quello di prestare denaro e, con le casse piene, l’operazione seppur non automatica è indubbiamente più semplice, complice il clima di maggiore fiducia che la mossa di Francoforte dovrebbe contribuire ad ispirare.

Non esiste ovviamente un automatismo tra la mossa che la Bce metterà a breve in campo e lo sblocco del credito ma è, la prima, il più forte stimolo che Francoforte possa dare all’economia dell’eurozona tanto che il Qe viene definito in ambito economico arma “bazooka”.

Esistono poi delle controindicazioni al massiccio acquisto di titoli da parte di una banca centrale, e il primo è l’inflazione, rischio che però non può preoccupare ora l’eurozona alle prese con il problema opposto: la deflazione. Il secondo rischio, particolarmente sentito da Berlino, è quello del cosiddetto “azzardo morale”: se la Bce, è il ragionamento, compra titoli di stati che fanno fatica a far quadrare i bilanci pubblici, gli fornisce un aiuto e toglie quindi uno stimolo per le riforme. E’ però vero che le riforme hanno bisogno di tempo per far sentire i loro effetti mentre l’economia ha bisogno di un cambio di passo ora.

Infine, un pregio forse secondario ma certo non indifferente del Qe, è la redistribuzione degli interessi. Acquistando massicce dosi di titoli, la Banca Centrale Europea incasserà anche massicce dosi di interessi. Non avendo però la Bce fini di lucro e dovendo, per statuto come ogni banca centrale restituire gli utili allo stato di riferimento, nel caso della Bce gli stati, torneranno questi interessi ai paesi che a Francoforte li hanno versati. In altre parole, è come si gli stati si finanziassero a tasso zero.