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SPETTACOLO

La Mostra del Cinema

Venezia, un Festival che vuole rinascere tra cinema d'autore e popolare

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di Francesco Gatti
La sensazione è che la Mostra quest'anno provi a ricollocarsi in primo piano tra i festival internazionali e nello scenario globale dell'industria. Se Hollywood si era nel tempo allontanata, sicuramente rispetto agli anni della gestione Pontecorvo, se Cannes ha preso il sopravvento come vetrina per il mercato, se la Festa di Roma le ha tolto qualcosa, Venezia vuole risorgere un altro po', forte del triplete di film da Oscar passati da qui (Spotlight, Birdman, Gravity), di una nuova sala, e di un cartellone equilibrato e combattivo messo in piedi dal direttore Alberto Barbera.

Dai nomi dei giurati, a quelli dei registi, fino ai leoni d'oro alla carriera, tutto sembra concorrere al confezionamento di un festival in bilico tra cinema d'autore e popolare, che colmi quel divario come altre piazze hanno già fatto, che rimargini una ferita come quella del giardino antistante il Casinò dove ora spicca un cubo rosso segno di una rinascita.

In mezzo ci sono i volti (disponibili) di cui il pubblico e i media hanno bisogno (Emma Stone, Natalie Portman, Amy Adams, Monica Bellucci, Alicia Vikander, Michael Fassbender, Denzel Washington), il nuovo film di Mel Gibson, un film di preapertura (Tutti a casa di Comencini) che non stona con quest'epoca di tensioni e distruzione.

Martedì sera la proiezione in Sala Darsena del Comencini restaurato in 4K, e mercoledì sera l'inaugurazione vera e propria con La La Land, senza Ryan Goslin sul red carpet perché impegnato in Blade Runner 2.

Sul festival è già piombata lunedì sera la notizia della morte di Gene Wilder e sicuramente Barbera troverà il modo per omaggiarlo, così come è intervenuto nella questione Kusturica, che avrebbe smentito di aver mai rilasciato un'intervista al Venerdì di Repubblica in cui si diceva, tra le altre cose, filo putiniano e rifiutato da Cannes per motivi politici.