POLITICA
Quote rosa, il Senato approva: parità alle Europee ma solo nel 2019
La nuova norma non varrà per le prossime elezioni. Secondo molti senatori avrebbe cambiato le regole di una campagna già cominciata

Via libera alle quote rosa alle elezioni europee ma non in questa tornata elettorale: saranno effettive solo a partire dal 2019. Il Senato, con 157 sì, 34 no e 23 astenuti, ha approvato la riforma della legge elettorale dedicata al voto europeo. L'accordo tra Pd, Ncd e Fi prevede una norma transitoria che vale solo se si danno tre preferenze, la terza deve esser di sesso diverso dalle prime due. Il sì del Senato segna dunque un punto a favore della parità di genere ma delude chi si era battuto per l’azione affermativa già nella campagna elettorale che sta per cominciare.
Gli accordi nelle grandi circoscrizioni
Nella campagna elettorale delle europee, dove le circoscrizioni comprendono più regioni, i candidati si mettono d'accordo con un candidato di un'altra Regione per fare la campagna in coppia, chiedendo la doppia preferenza ai propri sostenitori per entrambi. Il disegno di legge proposto in Senato manteneva la possibilità di tre preferenze, ma "nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso". Un sistema che avrebbe favorito la corsa in coppia di un maggior numero di candidate donne, con la possibilità di mandare a Strasburgo più delle attuali 15 Eurodeputate. La legge era sostenuta da un ampio fronte bipartisan, ma ha trovato l’opposizione di chi aveva già preparato accordi con candidati dello stesso sesso nella attuale campagna europea. Un cambiamento delle regole in corsa dunque, che ha reso necessario un compromesso, che i sostenitori delle quote rose considerano insoddisfacente.
Verifica delle quote
All'ufficio elettorale circoscrizionale viene dato anche il compito di "verifica" del rispetto della parità nelle liste e si dice che "in caso contrario, riduce la lista cancellando i nomi dei candidati appartenenti al genere più rappresentato, procedendo dall'ultimo della lista, in modo da assicurare il rispetto della medesima disposizione". Qualora la lista, "all'esito della cancellazione delle candidature eccedenti, contenga un numero di candidati inferiore al minimo prescritto", l'ufficio "ricusa la lista". Lo stesso organo "verifica altresì" che nelle liste dei candidati sia rispettato il criterio delle quote. "In caso contrario, modifica di conseguenza l'ordine di lista, collocando dopo il primo candidato quello successivo di sesso diverso".
Gli schieramenti
A favore del provvedimento hanno votato Pd, Ncd, Forza Italia, Gal, ma anche Scelta civica ("per disciplina di maggioranza" ha sottolineato Alessandro Maran) e Lega Nord ("nonostante quanto accaduto in quest'aula" secondo Roberto Calderoli). Sel non ha partecipato al voto, contrario il M5S mentre Fi si è astenuta.
Gli accordi nelle grandi circoscrizioni
Nella campagna elettorale delle europee, dove le circoscrizioni comprendono più regioni, i candidati si mettono d'accordo con un candidato di un'altra Regione per fare la campagna in coppia, chiedendo la doppia preferenza ai propri sostenitori per entrambi. Il disegno di legge proposto in Senato manteneva la possibilità di tre preferenze, ma "nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso". Un sistema che avrebbe favorito la corsa in coppia di un maggior numero di candidate donne, con la possibilità di mandare a Strasburgo più delle attuali 15 Eurodeputate. La legge era sostenuta da un ampio fronte bipartisan, ma ha trovato l’opposizione di chi aveva già preparato accordi con candidati dello stesso sesso nella attuale campagna europea. Un cambiamento delle regole in corsa dunque, che ha reso necessario un compromesso, che i sostenitori delle quote rose considerano insoddisfacente.
Verifica delle quote
All'ufficio elettorale circoscrizionale viene dato anche il compito di "verifica" del rispetto della parità nelle liste e si dice che "in caso contrario, riduce la lista cancellando i nomi dei candidati appartenenti al genere più rappresentato, procedendo dall'ultimo della lista, in modo da assicurare il rispetto della medesima disposizione". Qualora la lista, "all'esito della cancellazione delle candidature eccedenti, contenga un numero di candidati inferiore al minimo prescritto", l'ufficio "ricusa la lista". Lo stesso organo "verifica altresì" che nelle liste dei candidati sia rispettato il criterio delle quote. "In caso contrario, modifica di conseguenza l'ordine di lista, collocando dopo il primo candidato quello successivo di sesso diverso".
Gli schieramenti
A favore del provvedimento hanno votato Pd, Ncd, Forza Italia, Gal, ma anche Scelta civica ("per disciplina di maggioranza" ha sottolineato Alessandro Maran) e Lega Nord ("nonostante quanto accaduto in quest'aula" secondo Roberto Calderoli). Sel non ha partecipato al voto, contrario il M5S mentre Fi si è astenuta.