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ITALIA

Il lavoro dei responsabili Onu nelle zone "calde"

Raccontare il dramma dei rifugiati

Alto commissariato Onu protagonista al Festival del giornalismo di Perugia. Aiuti umanitari e media si incontrano nei teatri di guerra

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di Di Giancarlo UsaiPerugia
Due premi Nobel vinti e cinquanta milioni di persone assistite dal 1950 a oggi. È la storia in numeri dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, grande protagonista dell'ultima mattinata di lavori al Festival internazionale del giornalismo. Nella suggestiva sala dei Notari, ne hanno parlato diversi ospiti, fra rappresentanti dell'organizzazione e reporter che, nella loro carriera, è proprio fianco a fianco con i delegati Unhcr che hanno svolto il loro lavoro di inviati sul campo.
 
Il tema è spinoso: come fare per veicolare nel modo più corretto le informazioni che riguardano sia l'agenzia, sia la complessa realtà dei rifugiati? Presenti all'incontro erano Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa, Giovanni Maria Bellu, direttore di "Left", Anna Masera, capo ufficio stampa della Camera dei deputati, e Alessandra Morelli, delegata del Commissariato per la Somalia. Proprio lei ha raccontato con un travolgente trasporto emotivo il dramma di vivere genocidi e tragedie umanitarie in diretta. Situazioni che cambiano la vita e il cui modo di essere descritte dai media può fare la differenza.
 
Proprio la Morelli ricorda come alcune verità scomode della crisi jugoslava siano state a suo tempo fin troppo semplificate agli occhi dell'opinione pubblica. Una più corretta informazione avrebbe, forse, aiutato a una migliore percezione del dramma senza precedenti che si stava consumando in Bosnia. 
Bellu, invece, ricordando un suo scoop ai tempi della Somalia, vanificato da un errore commesso proprio da parte sua, sottolinea l'importanza delle fonti nel lavoro dell'inviato di guerra. Verificare le notizie è fondamentale per poter utilizzare le informazioni di cui si entra in possesso.
 
Il sentimento predominante al termine della conferenza è di un mondo potenzialmente ancora da esplorare, quello dei responsabili Onu nelle zone "calde". Un lavoro che, affiancato senza pregiudizi ma soprattutto con la dovuta preparazione da parte del giornalista, può aprire punti di vista privilegiati sui versanti più oscuri e ignorati delle più violente crisi intenazionali