USA2020
Non solo Casa Bianca
Il voto Usa e la battaglia all'ultimo seggio al Congresso
Il Senato uscente vede 53 repubblicani e 45 democratici, con due indipendenti, mentre alla Camera la maggioranza è dei Dem, 232 a 197. Al voto anche per 11 governatori

Martedì 3 novembre, oltre alle presidenziali, gli elettori Usa dovranno votare per l'intera Camera dei rappresentanti (435 seggi), un terzo del Senato (35 su 100) e numerose cariche locali, tra cui 11 governatori statali.
La Camera viene eletta integralmente ogni due anni, mentre il Senato, dove il mandato è di sei anni, si rinnova di un terzo ogni due. Il Congresso attuale vede i repubblicani in maggioranza al Senato e i democratici alla Camera. E' di grande rilevanza politica per il presidente avere il controllo del Congresso o meno, in particolare della Camera alta.
IL SENATO
La situazione uscente vede i repubblicani con 53 seggi, i democratici con 45 e due indipendenti, entrambi vicini ai Dem, Bernie Sanders (Vermont) e Angus King (Maine). In queste elezioni dovranno essere rinnovati 33 seggi con mandato di 6 anni, più due "elezioni speciali" (suppletive), in Arizona per il seggio che fino al 2018 è stato del defunto John McCain e in Georgia a seguito delle dimissioni di Johnny Isakson nel 2019. La Costituzione, nell'articolo 1 (sez.3), recita: "Il Vice presidente degli Stati Uniti sarà Presidente del Senato, ma non vi avrà voto, se non quando si abbia parità di voti". Tra i 12 presidenti che hanno preceduto dal Dopoguerra Trump, cinque erano stati senatori: Harry Truman (Missouri), John F. Kennedy (Massachusetts), Lyndon B. Johnson (Texas), Richard Nixon (California) e Barack Obama (Illinois).
I seggi in palio
Comprese le elezioni speciali, sono in tutto in palio 23 seggi repubblicani (Alaska, Arizona, Arkansas, Colorado, Georgia, Georgia, Idaho, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Mississippi, Montana, Nebraska, North Carolina, Oklahoma, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Texas, West Virginia, Wyoming) e 12 democratici (Alabama, Delaware, Illinois, Massachusetts, Michigan, Minnesota, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, Oregon, Rhode Island, Virginia).
Ecco i principali duelli per i 10 seggi che potrebbero passare di mano da un partito all'altro.
Alabama
Nello stato del Profondo Sud, roccaforte repubblicana, è seriamente a rischio il seggio che il democratico Doug Jones vinse, di misura, contro Roy Moore, controverso giudice di razzismo e violenza sessuale, nelle elezioni speciali indette nel 2017 per sostituire Jeff Sessions che aveva lasciato il Senato per diventare ministro della Giustizia. Pur avendo raccolto e speso più fondi dello sfidante repubblicano, Tommy Tuberville, è difficile che il senatore democratico, che punta tutto su un'alta affluenza degli afroamericani, possa difendere il suo seggio nello stato dove nel 2016 Trump ha vinto con un vantaggio di 28 punti.
Colorado
Nello stato occidentale dove Trump nel 2016 ha perso per 5 punti, e dove secondo i sondaggi è destinato ad essere sconfitto di nuovo, il senatore repubblicano al primo mandato Cory Gardner sta facendo di tutto per prendere le distanze dal presidente, anche citare il presidente Kennedy. A citare Trump costantemente tanto ci pensa il suo sfidante dem John Hicklenlooper, ex governatore democratico dello stato che spera di sfruttare la mobilitazione degli elettori contro Trump per conquistare il seggio al Senato.
Georgia
Il fatto che Joe Biden sia andato ad una settimana esatta dall'Election Day in Georgia, mostra come i democratici ritengano di avere chance in uno stato un tempo solidamente Gop. Ed i repubblicani sono preoccupati per il seggio di David Perdue considerato il rapido cambiamento demografico e quindi politico dei sobborghi di Atlanta, con l'arrivo di elettori di diversi background etnici ed alti livelli di istruzioni uniti nell'opposizione al presidente Trump. Lo sfidante democratico Jon Ossof - che nel 2017 ha perso il duello alla Camera più costoso della storia - ha raccolto più fondi di Perdue e gli ultimi sondaggi Cbs/YouGov descrivono un testa a testa, con il senatore al 47% e il democratico al 46%.
Iowa
Anche qui ad essere a rischio è una senatrice repubblicana, Joni Ernst, che i sondaggi danno costretta ad un testa a testa con la sfidante democratica Theresa Greenfield nel piccolo stato agricolo che, dopo la netta vittoria di Trump con quasi 10 punti di vantaggio su Hillary Clinton, quest'anno è tornato a sorpresa ad essere uno swing state.
Maine
La repubblicana Susan Collins, al suo quarto mandato al Senato, sta combattendo la battaglia più difficile della sua carriera. E potrebbe non bastare alla moderata, che in questi anni si è trovata molte volte in contrasto con Trump che nei giorni scorsi ha twittato contro di lei dicendo che "non è degna del suo incarico", essere stata l'unica repubblicana a votare contro la nomina della giudice Barrett, appoggiando la richiesta dei democratici di aspettare le elezioni. La sfidante democratica Sara Gideon insiste nel ricordare, soprattutto alle elettrici del Maine, come Collins alla fine votò per il giudice Brett Kavanaugh nel 2018 nonostante le accuse di molestie sessuali.
Michigan
In Michigan c'è l'altro seggio che i repubblicani potrebbero strappare ai democratici, con il senatore al primo mandato Gary Peters che in un sondaggio Nyt dell'inizio di ottobre era in testa di un solo punto sullo sfidante repubblicano John James, veterano della guerra in Iraq. Anche nello stato del Midwest, dove Trump vinse a sorpresa quattro anni fa con appena 10 mila voti di vantaggio, le sorti del duello per il Senato sono legate a quello per la Casa Bianca. Con gli ultimi sondaggi che danno Biden in vantaggio per le presidenziali, infatti nuovi rilevamenti hanno dato Peters in testa con il 49% contro il 41% del repubblicano.
Montana
Il senatore repubblicano al primo mandato Steve Daines deve vedersela con il governatore democratico Steve Bullock, che quattro anni fa è stato eletto al suo secondo mandato nonostante la vittoria netta di Trump, con 21 punti di margine, in Montana. Con i sondaggi per le presidenziali che danno Trump in testa, ma con un vantaggio molto più contenuto di sei punti, i repubblicani stanno attaccando Bullock non solo come troppo liberal per lo stato ma anche affermando che "con Biden, Pelosi e Schumer al comando, immaginate quello che potrebbe succedere con Bullock al Senato", come recita un recente spot pro Daines che l'ultimo sondaggio del Nyt dà in vantaggio di soli 3 punti sul governatore.
North Carolina
Il mese di ottobre ha regalato molte "sorprese" al duello per il Senato in questo che è anche uno stato chiave per le presidenziali. Il senatore repubblicano Thom Tills infatti il due ottobre ha annunciato di essere positivo al Covid, uno dei tanti contagiati durante la cerimonia alla Casa Bianca di nomina di Barrett al seguito della quale anche il presidente Trump ha annunciato la sua positività. Ma nello stesso giorno il democratico Cal Cunningham, ex militare sposato con due figli, è stato travolto da uno scandalo per relazioni extra coniugali. Nonostante questo, il democratico viene dato ancora in testa nei sondaggi, anche se con uno scarto tale da far immaginare che la campagna elettorale, destinata ad essere una delle più costose della storia del Senato, sfocerà in un testa a testa.
South Carolina
La conferma di Barrett alla Corte Suprema potrebbe aver invertito la traiettoria negativa che aveva preso la battaglia per la rielezione di Lindsey Graham, senatore dal 2003 ex critico di Trump trasformatosi nel principale e fiero difensore del presidente al processo di impeachment. La visibilità ottenuta come presidente della commissione Giustizia nel blitz per la conferma di Barrett ha assicurato a Graham un nuovo flusso di finanziamenti elettorali, dopo che aveva lamentato a gran voce il fatto che il suo oppositore democratico, Jaime Harrison, l'aveva sorpassato alla grande nel terzo trimestre raccogliendo la quota record di 57 milioni di dollari. Un sondaggio del Nyt di metà ottobre dava a Graham un vantaggio di sei punti.
Arizona
La repubblicana Martha McSally un'elezione al Senato l'ha già persa nel 2018 contro la democratica Krysten Lea Sinema, che è l'altra senatrice che rappresenta con lei l'Arizona nella Camera alta. McSally è stata infatti nominata senatrice dal governatore dell'Arizona al seggio rimasto vuoto dopo la morte di John McCain che ora deve difendere in una delle due elezioni speciali. Grande sostenitrice di Trump, a differenza del suo famoso predecessore, McSally ora vede il suo destino legato a quello del presidente nello stato dove Trump quattro anni fa vinse di misura e dove i sondaggi ora danno Biden in testa. Senza contare che contro di lei i democratici hanno schierato un ex astronauta della Nasa, Mark Kelly, noto anche per essere il marito di Gabrielle Giffords, la deputata che rimase gravemente ferita in una sparatoria durante un suo comizio. Un sondaggio della Monmouth University di metà ottobre dà a Kelly un vantaggio di 10 punti sulla repubblicana.
LA CAMERA DEI RAPPRESENTANTI
La Camera bassa uscente è controllata dall'opposizione democratica, con 232 deputati contro i 197 repubblicani. Cinque seggi sono vacanti (2 in Georgia e uno ciascuno in California, North Carolina e Texas), mentre uno è del partito libertario con Justin Amash (Michigan), ex repubblicano. Ai 435 rappresentanti si aggiungono sei delegati che rappresentano il Distretto di Columbia, Porto Rico, e i territori delle Samoa americane, Guam, Marianne settentrionali e Isole Vergini americane, ma senza diritto di voto.
Presidente uscente dell'Assemblea ("Speaker of the House") è la democratica Nancy Pelosi. Prima donna a ricoprire la carica, acerrima rivale di Trump, l'80enne italo-americana è una veterana della Camera, dove è presente dal 1987, eletta in California, nel distretto di San Francisco. Il padre, Thomas D'Alesandro jr, fu deputato del Maryland e sindaco di Baltimora.
Va ricordato che alla Camera spetta l'elezione del presidente Usa, se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti dei grandi elettori, come previsto dal XII emendamento della Costituzione. E' accaduto due volte, nel 1800 e nel 1824.
GOVERNATORI
I cinquanta governatori sono attualmente così divisi: 26 repubblicani e 24 democratici. Si vota per rinnovare la carica in 11 stati, con 7 uscenti del Gop (Indiana, Missouri, New Hampshire, North Dakota, Utah, Vermont, West Virginia) e 4 Dem (Delaware, Montana, North Carolina e Washington). Alle urne inoltre in due territori, Porto Rico e Samoa americane. La maggior parte degli stati rinnoverà i governatori in occasione delle midterm elections del novembre 2022, a cominciare dai "big four" (California, Texas, New York e Florida), che da soli rappresentano un terzo degli Usa. Tra i 12 presidenti che hanno preceduto dal Dopoguerra Trump, quattro avevano ricoperto la carica: i repubblicani Ronald Reagan (California) e George W. Bush (Texas) e i democratici Jimmy Carter (Georgia) e Bill Clinton (Arkansas).
La Camera viene eletta integralmente ogni due anni, mentre il Senato, dove il mandato è di sei anni, si rinnova di un terzo ogni due. Il Congresso attuale vede i repubblicani in maggioranza al Senato e i democratici alla Camera. E' di grande rilevanza politica per il presidente avere il controllo del Congresso o meno, in particolare della Camera alta.
IL SENATO
La situazione uscente vede i repubblicani con 53 seggi, i democratici con 45 e due indipendenti, entrambi vicini ai Dem, Bernie Sanders (Vermont) e Angus King (Maine). In queste elezioni dovranno essere rinnovati 33 seggi con mandato di 6 anni, più due "elezioni speciali" (suppletive), in Arizona per il seggio che fino al 2018 è stato del defunto John McCain e in Georgia a seguito delle dimissioni di Johnny Isakson nel 2019. La Costituzione, nell'articolo 1 (sez.3), recita: "Il Vice presidente degli Stati Uniti sarà Presidente del Senato, ma non vi avrà voto, se non quando si abbia parità di voti". Tra i 12 presidenti che hanno preceduto dal Dopoguerra Trump, cinque erano stati senatori: Harry Truman (Missouri), John F. Kennedy (Massachusetts), Lyndon B. Johnson (Texas), Richard Nixon (California) e Barack Obama (Illinois).
I seggi in palio
Comprese le elezioni speciali, sono in tutto in palio 23 seggi repubblicani (Alaska, Arizona, Arkansas, Colorado, Georgia, Georgia, Idaho, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Mississippi, Montana, Nebraska, North Carolina, Oklahoma, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Texas, West Virginia, Wyoming) e 12 democratici (Alabama, Delaware, Illinois, Massachusetts, Michigan, Minnesota, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, Oregon, Rhode Island, Virginia).
Ecco i principali duelli per i 10 seggi che potrebbero passare di mano da un partito all'altro.
Alabama
Nello stato del Profondo Sud, roccaforte repubblicana, è seriamente a rischio il seggio che il democratico Doug Jones vinse, di misura, contro Roy Moore, controverso giudice di razzismo e violenza sessuale, nelle elezioni speciali indette nel 2017 per sostituire Jeff Sessions che aveva lasciato il Senato per diventare ministro della Giustizia. Pur avendo raccolto e speso più fondi dello sfidante repubblicano, Tommy Tuberville, è difficile che il senatore democratico, che punta tutto su un'alta affluenza degli afroamericani, possa difendere il suo seggio nello stato dove nel 2016 Trump ha vinto con un vantaggio di 28 punti.
Colorado
Nello stato occidentale dove Trump nel 2016 ha perso per 5 punti, e dove secondo i sondaggi è destinato ad essere sconfitto di nuovo, il senatore repubblicano al primo mandato Cory Gardner sta facendo di tutto per prendere le distanze dal presidente, anche citare il presidente Kennedy. A citare Trump costantemente tanto ci pensa il suo sfidante dem John Hicklenlooper, ex governatore democratico dello stato che spera di sfruttare la mobilitazione degli elettori contro Trump per conquistare il seggio al Senato.
Georgia
Il fatto che Joe Biden sia andato ad una settimana esatta dall'Election Day in Georgia, mostra come i democratici ritengano di avere chance in uno stato un tempo solidamente Gop. Ed i repubblicani sono preoccupati per il seggio di David Perdue considerato il rapido cambiamento demografico e quindi politico dei sobborghi di Atlanta, con l'arrivo di elettori di diversi background etnici ed alti livelli di istruzioni uniti nell'opposizione al presidente Trump. Lo sfidante democratico Jon Ossof - che nel 2017 ha perso il duello alla Camera più costoso della storia - ha raccolto più fondi di Perdue e gli ultimi sondaggi Cbs/YouGov descrivono un testa a testa, con il senatore al 47% e il democratico al 46%.
Iowa
Anche qui ad essere a rischio è una senatrice repubblicana, Joni Ernst, che i sondaggi danno costretta ad un testa a testa con la sfidante democratica Theresa Greenfield nel piccolo stato agricolo che, dopo la netta vittoria di Trump con quasi 10 punti di vantaggio su Hillary Clinton, quest'anno è tornato a sorpresa ad essere uno swing state.
Maine
La repubblicana Susan Collins, al suo quarto mandato al Senato, sta combattendo la battaglia più difficile della sua carriera. E potrebbe non bastare alla moderata, che in questi anni si è trovata molte volte in contrasto con Trump che nei giorni scorsi ha twittato contro di lei dicendo che "non è degna del suo incarico", essere stata l'unica repubblicana a votare contro la nomina della giudice Barrett, appoggiando la richiesta dei democratici di aspettare le elezioni. La sfidante democratica Sara Gideon insiste nel ricordare, soprattutto alle elettrici del Maine, come Collins alla fine votò per il giudice Brett Kavanaugh nel 2018 nonostante le accuse di molestie sessuali.
Michigan
In Michigan c'è l'altro seggio che i repubblicani potrebbero strappare ai democratici, con il senatore al primo mandato Gary Peters che in un sondaggio Nyt dell'inizio di ottobre era in testa di un solo punto sullo sfidante repubblicano John James, veterano della guerra in Iraq. Anche nello stato del Midwest, dove Trump vinse a sorpresa quattro anni fa con appena 10 mila voti di vantaggio, le sorti del duello per il Senato sono legate a quello per la Casa Bianca. Con gli ultimi sondaggi che danno Biden in vantaggio per le presidenziali, infatti nuovi rilevamenti hanno dato Peters in testa con il 49% contro il 41% del repubblicano.
Montana
Il senatore repubblicano al primo mandato Steve Daines deve vedersela con il governatore democratico Steve Bullock, che quattro anni fa è stato eletto al suo secondo mandato nonostante la vittoria netta di Trump, con 21 punti di margine, in Montana. Con i sondaggi per le presidenziali che danno Trump in testa, ma con un vantaggio molto più contenuto di sei punti, i repubblicani stanno attaccando Bullock non solo come troppo liberal per lo stato ma anche affermando che "con Biden, Pelosi e Schumer al comando, immaginate quello che potrebbe succedere con Bullock al Senato", come recita un recente spot pro Daines che l'ultimo sondaggio del Nyt dà in vantaggio di soli 3 punti sul governatore.
North Carolina
Il mese di ottobre ha regalato molte "sorprese" al duello per il Senato in questo che è anche uno stato chiave per le presidenziali. Il senatore repubblicano Thom Tills infatti il due ottobre ha annunciato di essere positivo al Covid, uno dei tanti contagiati durante la cerimonia alla Casa Bianca di nomina di Barrett al seguito della quale anche il presidente Trump ha annunciato la sua positività. Ma nello stesso giorno il democratico Cal Cunningham, ex militare sposato con due figli, è stato travolto da uno scandalo per relazioni extra coniugali. Nonostante questo, il democratico viene dato ancora in testa nei sondaggi, anche se con uno scarto tale da far immaginare che la campagna elettorale, destinata ad essere una delle più costose della storia del Senato, sfocerà in un testa a testa.
South Carolina
La conferma di Barrett alla Corte Suprema potrebbe aver invertito la traiettoria negativa che aveva preso la battaglia per la rielezione di Lindsey Graham, senatore dal 2003 ex critico di Trump trasformatosi nel principale e fiero difensore del presidente al processo di impeachment. La visibilità ottenuta come presidente della commissione Giustizia nel blitz per la conferma di Barrett ha assicurato a Graham un nuovo flusso di finanziamenti elettorali, dopo che aveva lamentato a gran voce il fatto che il suo oppositore democratico, Jaime Harrison, l'aveva sorpassato alla grande nel terzo trimestre raccogliendo la quota record di 57 milioni di dollari. Un sondaggio del Nyt di metà ottobre dava a Graham un vantaggio di sei punti.
Arizona
La repubblicana Martha McSally un'elezione al Senato l'ha già persa nel 2018 contro la democratica Krysten Lea Sinema, che è l'altra senatrice che rappresenta con lei l'Arizona nella Camera alta. McSally è stata infatti nominata senatrice dal governatore dell'Arizona al seggio rimasto vuoto dopo la morte di John McCain che ora deve difendere in una delle due elezioni speciali. Grande sostenitrice di Trump, a differenza del suo famoso predecessore, McSally ora vede il suo destino legato a quello del presidente nello stato dove Trump quattro anni fa vinse di misura e dove i sondaggi ora danno Biden in testa. Senza contare che contro di lei i democratici hanno schierato un ex astronauta della Nasa, Mark Kelly, noto anche per essere il marito di Gabrielle Giffords, la deputata che rimase gravemente ferita in una sparatoria durante un suo comizio. Un sondaggio della Monmouth University di metà ottobre dà a Kelly un vantaggio di 10 punti sulla repubblicana.
LA CAMERA DEI RAPPRESENTANTI
La Camera bassa uscente è controllata dall'opposizione democratica, con 232 deputati contro i 197 repubblicani. Cinque seggi sono vacanti (2 in Georgia e uno ciascuno in California, North Carolina e Texas), mentre uno è del partito libertario con Justin Amash (Michigan), ex repubblicano. Ai 435 rappresentanti si aggiungono sei delegati che rappresentano il Distretto di Columbia, Porto Rico, e i territori delle Samoa americane, Guam, Marianne settentrionali e Isole Vergini americane, ma senza diritto di voto.
Presidente uscente dell'Assemblea ("Speaker of the House") è la democratica Nancy Pelosi. Prima donna a ricoprire la carica, acerrima rivale di Trump, l'80enne italo-americana è una veterana della Camera, dove è presente dal 1987, eletta in California, nel distretto di San Francisco. Il padre, Thomas D'Alesandro jr, fu deputato del Maryland e sindaco di Baltimora.
Va ricordato che alla Camera spetta l'elezione del presidente Usa, se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti dei grandi elettori, come previsto dal XII emendamento della Costituzione. E' accaduto due volte, nel 1800 e nel 1824.
GOVERNATORI
I cinquanta governatori sono attualmente così divisi: 26 repubblicani e 24 democratici. Si vota per rinnovare la carica in 11 stati, con 7 uscenti del Gop (Indiana, Missouri, New Hampshire, North Dakota, Utah, Vermont, West Virginia) e 4 Dem (Delaware, Montana, North Carolina e Washington). Alle urne inoltre in due territori, Porto Rico e Samoa americane. La maggior parte degli stati rinnoverà i governatori in occasione delle midterm elections del novembre 2022, a cominciare dai "big four" (California, Texas, New York e Florida), che da soli rappresentano un terzo degli Usa. Tra i 12 presidenti che hanno preceduto dal Dopoguerra Trump, quattro avevano ricoperto la carica: i repubblicani Ronald Reagan (California) e George W. Bush (Texas) e i democratici Jimmy Carter (Georgia) e Bill Clinton (Arkansas).